Repubblica. L’Italia affronta l’inizio di una nuova ondata, trainata dalla variante Delta, con un bel pezzo della popolazione ancora scoperta. Sono circa 17 milioni le persone che non hanno fatto nemmeno una dose di vaccino. Si tratta di circa il 31% dei 54 milioni di over 12, cioè di coloro per i quali è indicata la somministrazione. In 27 milioni (il 50%) hanno già completato il ciclo. Mentre 10 milioni di cittadini hanno avuto una sola dose, che contro la Delta non può molto, e aspettano di fare il richiamo.
L’altro ieri l’assessora al Welfare della Lombardia Letizia Moratti ha detto che la sua regione è a pochi giorni dall’obiettivo del 70% dei vaccinati, primo passo dell’immunità di gregge (prevista da alcuni all’80%). In realtà probabilmente si riferiva alle prenotazioni e non alle effettive somministrazioni, visto che in Lombardia hanno concluso il ciclo vaccinale il 47,1% del totale degli abitanti. Altri sono più avanti, come Lazio e Molise che si trovano oltre il 49%. Oltretutto l’immunità di gregge andrebbe calcolata sul totale degli abitanti, inclusi quindi anche quelli tra zero e 11 anni ai quali non si può fare il vaccino.
Bisognerebbe accelerare con le somministrazioni ma In alcune Regioni da tempo si vede un calo delle prenotazioni, soprattutto da parte degli over 60. Ci sono open day che vanno quasi deserti e portali di prenotazione senza richieste. Ci sono ancora 2,2 milioni di persone con più di 60 anni completamente scoperte. Se si ammalano rischiano più degli altri di finire in ospedale.
In questo momento il coronavirus circola molto tra i giovani, che si spostano per le vacanze e comunque hanno più vita sociale degli adulti. E tra i 12 e i 29 anni sono circa 6 milioni su 10,5 a non aver fatto neanche una dose. La prospettiva per la riapertura delle scuole non è molto buona, visto che solo il 28% di chi ha tra 12 e 19 anni ha ricevuto una o due somministrazioni. Dalla Fimp, il principale sindacato dei pediatri, il segretario Paolo Biasci fa notare che «a metà marzo abbiamo siglato un accordo con il ministero per occuparci delle vaccinazioni dei più giovani. Purtroppo siamo partiti dopo, cioè da poco tempo, e certe Regioni sono ancora ferme. Se ci coinvolgevano prima avremmo avuto coperture più alte ».
Proprio il fatto che in questi giorni tra i nuovi positivi ci siano tanti ragazzi fa si che buona parte dei casi di infezione siano asintomatiche o quasi. «Vediamo sempre più spesso giovani con Covid che presentano sintomi come, ad esempio, la perdita dell’olfatto e del gusto — avverte per ò l’infettivologo di Tor Vergata Massimo Andreoni — si tratta di sintomi considerati moderati- lievi ma, in realtà, sono fortemente debilitanti». Comunque si gli ospedali non sono sotto pressione. Un dato potrebbe essere interessante da valutare in questo senso. Ieri ci sono stati 3.127 e nelle terapie intensive erano ricoverate 156 persone (6 in meno rispetto a sabato). Se si fa un confronto con un periodo simile dal punto di vista epidemiologico, cioè la fine dell’estate scorsa quando la curva aveva ricominciato a salire, si torna al 7 ottobre. Quel giorno i casi erano circa 3.600 ma nelle terapie intensive erano ricoverati in 337, cioè oltre il doppio di adesso. Il numero delle persone in condizioni di salute più difficili cresceva tra l’altro di una ventina di unità ogni giorno. Gli esperti adesso si aspettano un andamento diverso delle ospedalizzazioni proprio grazie al fatto che c’è un bel pezzo di popolazione vaccinata, soprattutto tra i fragili. Ma per contenere ancora di più il numero dei casi gravi è necessario proseguire con le coperture. Degli over 60 ma anche dei più giovani.