«Mai parlato di falso in bilancio in relazione al riparto regionale, il virgolettato apparso e a me attribuito non era corretto». Il direttore generale dell’Usl 22, Alessandro Dall’Ora, torna sul tema dei conti delle aziende sanitarie e specifica: «Mi riferivo alle quote di mobilità dei pazienti che provengono da fuori Usl».
Tuttavia, l’azienda sanitaria di Bussolengo «non si sente privilegiata per i recenti provvedimenti adottati dalla Regione in questo ambito, che garantiscono semplicemente il ritorno dei soldi dai noi spesi». Il chiarimento arriva in merito alla conferenza stampa tenutasi giovedì all’ospedale Orlandi, il direttore generale dell’Usl 22, Alessandro Dell’Ora si era espresso sulla questione delle quote capitarie e delle differenze tra aziende locali. «Non ho mai avuto nulla da ridire – precisa – sulle modalità con cui la regione Veneto opera il riparto. Capisco benissimo che questo è attuato in una logica di sistema, che mira a garantire tutti i cittadini. Esistono, è vero, delle differenze specifiche: è il caso della Veneziana, la cui quota capitaria è la più alta in Veneto. Questo esempio è stato utilizzato, assieme ad altri, per rappresentare un percorso di riallineamento dei valori che provengono da un dato storico molto diverso».
Diverso, invece, il caso delle quote di mobilità. In questo contesto, intende chiarire Dall’Ora, «ci sono state, in passato, delle scorrettezze, che ho segnalato anno dopo anno nella relazione consegnata al ministero». In sostanza, l’Usl di Bussolengo, su cui gravitano due importanti ospedali privati di grande richiamo dall’esterno come Negrar e la Casa di cura Pederzoli ha, per anni, anticipato il pagamento degli utenti provenienti da altre Usl venete o da altre regioni. «Per lungo tempo questa Usl ha pagato anche per i pazienti altrui che decidevano di farsi curare qui, nell’ambito del pubblico, così come del privato. Quando ho parlato di “operazioni al limite del falso in bilancio” mi riferivo esclusivamente a questo. Oggi, finalmente, si è stabilito che, pur con un anno di tempo, spetta alle altre aziende sanitarie rimborsare la cura dei loro assistiti, esattamente come fa la 22 con i propri, nella logica di una partita di giro. Ma questo non è stato un favore che è stato fatto a noi in particolare, quanto l’applicazione di un criterio giusto valido per tutto».
Si viene così alla questione bilancio. Da quattro anni, l’Usl 22 chiude in attivo, accumulando, solo nel corso del 2012, 17 milioni di euro. Un comportamento economicamente «virtuoso», ma che ha ricevuto critiche da parte delle categorie e di alcuni primi cittadini dei comuni afferenti alle Usl. «La sostanza dei fatti – spiega Dall’Ora al riguardo – è che le Aziende sanitarie non hanno la possibilità di spendere tutto quanto è stato risparmiato, ma che hanno dei limiti imposti. Allo stesso modo, meno costi non significano necessariamente meno servizi, i nostri investimenti sul sociale non sono calati rispetto al passato e, a livello sanitario, avremmo voluto investire di più della quota concessaci di tre milioni».