Si apre lunedì la settimana decisiva per lo Sblocca Italia, il pacchetto di misure per infrastrutture, edilizia privata, società pubbliche locali, porti, di cui il premier Matteo Renzi ha annunciato l’approvazione nel Consiglio dei ministri del 29 agosto, come primo elemento importante di una strategia di rilancio dell’economia.
Dopo aver caricato il dossier nelle settimane scorse di progetti, bozze, ipotesi di sconti fiscali e di nuovi finanziamenti, ora si aprono i giorni del “corpo a corpo” con i vertici del ministero dell’Economia per trovare le coperture.
I dirigenti di via XX Settembre rientrano lunedì da due settimane di ferie, e sarà una corsa contro il tempo per definire in dettaglio il decreto legge in tempo per venerdì. Probabile che si proceda a un’approvazione “provvisoria”, come già avvenuto a fine maggio con il decreto legge sulla pubblica amministrazione, per poi definire testi e coperture nei giorni (o settimane) successive prima dell’invio al Quirinale per la firma e la pubblicazione.
Un’altra ipotesi sul tappeto è che non tutte le misure siano approvate subito, e che la decisione su alcune di esse, con impatto sui conti pubblici, sia rinviata alla legge di Stabilità (da presentare entro il 15 ottobre).
Vediamo allora i punti di certezza e le misure più a rischio. Dal fondo revoche (finanziamenti tolti a opere incagliate) il ministero delle Infrastrutture (Mit) calcola di poter riutilizzare circa 1,2 miliardi di euro, e questa dovrebbe essere la posta più certa. Per finanziare però l’elenco di opere illustrate da Renzi e Lupi il 1? agosto («Nuove risorse sbloccano cantieri per 13,2 miliardi di euro») servono 5,5 miliardi. L’obiettivo è destinare e rendere subito impegnabili fino a un massimo di due miliardi di euro dal Fondo coesione 2014-2020, operazione che al Mit non danno per scontata.
Mancherebbero comunque ancora oltre due miliardi, e per un pacchetto di opere (tra quelle già annunciate) la partita si sposterà dunque sulla legge di Stabilità.
Sul fronte delle «sburocratizzazioni che sbloccano cantieri…»), premesso che si tratta realisticamente di lavori sbloccabili (in 12-18 mesi) per 12 miliardi di euro, e non i 30 annunciati, dovrebbe essere certa la decisione di commissariare alcune tratte ad alta capacità, quali la Napoli-Bari, la Torino-Lione, il Brennero, la Catania-Palermo. In forse invece i super-poteri all’Enac per i nuovi progetti aeroportuali (per motivi giuridici e politici e non di coperture).
Ancora incerto tutto il fronte dei bonus fiscali. Ci sarà sicuramente l’abbassamento a 50 milioni della soglia per il credito di imposta alle opere in project financing, ma non è ancora deciso che forma invece prenderanno i nuovi sconti fiscali per gli investimenti nella banda larga: forse non saranno crediti di imposta “fissi” (tra le ipotesi il 70%), ma un meccanismo di autorizzazione caso per caso al Cipe, come per le infrastrutture.
Dovrebbe essere certa la proroga di almeno un anno del bonus per il risparmio energetico negli edifici (oggi al 65%), mentre la proposta del Mit di mantenere al massimo (50%) anche quello per il recupero edilizio è in forse. La decisione su tutto il pacchetto (ecobonus e edilizia) potrebbe comunque slittare al Ddl di Stabilità.
Copertura da autorizzare anche per i nuovi sconti fiscali ai privati che acquistano case (nuove o ristrutturate) da dare in locazione a canone concordato (da definire anche il raggio d’azione della misura).
Nessun problema di copertura invece per le norme in materia di edilizia privata, tra le quali il regolamento edilizio unico per tutti i Comuni e il rafforzamento della Scia.
Nodi politici da sciogliere sembrano invece esserci sulle proposte di incentivi all’accorpamento delle partecipate degli enti locali e alla loro quotazione: accolte positivamente dal presidente dell’Anci Piero Fassino (si veda l’intervista sul Sole 24 Ore di ieri), sono invece giudicate troppo blande da Scelta Civica, che ha presentato una proposta di legge per chiudere subito 1.500 società locali “inutili”. «La proroga generalizzata alle municipalizzate – ha detto inoltre Andrea Mazziotti, capogruppo alla Camera di Sc – sarebbe un’ennesima deroga alle regole del libero mercato».
Il Sole 24 Ore – 23 agosto 2014