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Assocarni: «È frode commerciale. ‘Contaminazione” è un termine inappropriato»

La presenza di tracce di carne equina in prodotti che non la riportano in etichetta «è un problema di frode in commercio, non di contaminazione alimentare». È quanto evidenzia in una nota Assocarni, Associazione nazionale industria e commercio carni e bestiame, nel sottolineare che nei giorni scorsi «si è spesso parlato di “contaminazione”, un termine del tutto inappropriato dal momento che trasferisce l´idea di un elemento pericoloso e nocivo, mentre la carne di cavallo di per sé è un alimento sano e genuino».

«Per il suo prezioso apporto di ferro, proteine e Omega-3 e per i bassi livelli di colesterolo, la carne di cavallo», continua Assocarni, «è da sempre suggerita ai giovani in crescita, agli sportivi e in generale come valido elemento per una dieta equilibrata. La vicenda che ha portato il settore sotto i riflettori non riguarda la genuinità della carne di cavallo in sè ma la violazione dell´obbligo di trasparenza nei confronti dei consumatori, e lede al contempo l´immagine dell´intero comparto delle carni e dei suoi operatori che, con oltre 30.000 addetti, da sempre lavorano per offrire al pubblico prodotti sani e sicuri».
AZIONE STRUMENTALE. Frattanto il Il direttore di Assocarni Francois Tomei si «stupisce che nel momento di crisi in cui versano le nostre imprese un ex ministro come Vittoria Brambilla abbia come obiettivo prioritario per la prossima legislatura quello di presentare un progetto di legge che vieti la macellazione degli equidi in Italia, approfittando strumentalmente dello scandalo relativo alla presenza di carni equine in alcuni prodotti etichettati come contenenti esclusivamente carne di manzo nei riguardi del quale la filiera equina italiana è totalmente estranea».
«Espressioni come “l´Italia detiene un primato vergognoso e incivile” in quanto è “al primo posto nell´importazione di carne di cavallo a livello europeo” hanno il solo fine», prosegue Assocarni, «di trasmettere un´immagine falsa e denigratoria del comparto. Non è certamente vietando la macellazione degli equidi che si evitano le truffe», sottolinea Tomei. «Non fa notizia l´imprenditore serio che ogni giorno, con il contributo dei veterinari pubblici, è impegnato a controllare il benessere degli animali, la qualità delle carni e a vigilare sulla sicurezza alimentare per offrire un prodotto sano e sicuro al consumatore italiano».
PREOCCUPAZIONE. Secondo la Coldiretti, intanto, sei italiani su dieci hanno paura di consumare cibi contaminati in seguito al susseguirsi degli allarmi sanitari a tavola. La diffidenza dei cittadini è stata alimentata dal fatto che negli ultimi tempi, sottolinea l´organizzazione agricola, c´è stata in media un´emergenza alimentare l´anno, dalla mucca pazza all´aviaria, dal latte cinese alla melamina a quello tedesco alla diossina, dalla mozzarella blu al batterio killer nei germogli di soia fino alla carne di cavallo nei ravioli, anche se per quest´ultima i rischi per la salute – eventualmente legati alla presenza di residui di anabolizzanti – devono essere ancora accertati.
La globalizzazione dei mercati, a cui non ha fatto seguito quella della politica, ha portato ad un deficit di responsabilità e trasparenza che ha drammaticamente legittimato la derubricazione del tema cibo fino a farlo considerare una merce qualsiasi, con effetti che, conclude la Coldiretti, rischiano di provocare una rincorsa al ribasso pericolosa

Scandalo carne fa crollare gli acquisti di surgelati (-30%)

Crollano di oltre il 30 per cento gli acquisti in Italia di primi piatti pronti, surgelati e ragù coinvolti nello scandalo della carne di cavallo spacciata per manzo. E’ quanto emerge da una stima della Coldiretti sugli effetti di una emergenza che ha portato al ritiro di circa 200 diversi tipi di confezioni di prodotti alimentari in 24 diversi Paesi sulla base del monitoraggio effettuato dal portale eFoodAlert.net.

Sei italiani su dieci hanno paura a tavola, secondo un sondaggio della Coldiretti, con le indagini che hanno scoperto l’esistenza di un giro vorticoso di partite di carne che si spostano da un capo all’altro dell’Europa attraverso intermediazioni poco trasparenti che favoriscono il verificarsi di frodi ed inganni, a danno delle imprese e dei consumatori. Una situazione che non può essere affrontata semplicemente con un aumento momentaneo dei controlli perché è ormai chiaro che si tratta di una truffa non occasionale, ma sistematica che ha coinvolto piccole aziende ma anche i grandi marchi dell’agroalimentare mondiale, dalla Buitoni a Star fino alla Findus.

Per evitare il ripetersi in futuro di altre emergenze e dipanare ogni dubbio sulle effettive caratteristiche del cibo che si porta a tavola occorrono interventi strutturali come l’obbligo di indicare la provenienza degli alimenti in etichetta per farla conoscere ai consumatori e scoraggiare il proliferare di passaggi che favoriscono le truffe. Ma per evitare danni economici e occupazionali, le piccole e le grandi aziende multinazionali soprattutto se titolari di marchi prestigiosi dovrebbero anche valutare concretamente l’opportunità di evitare forniture di prodotti di dubbia qualità e di origine incerta per acquistare invece al giusto prezzo prodotti locali e certificati che non devono percorrere lunghe distanze con mezzi inquinanti.

Coldiretti – 12 marzo2013

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