Continuano i contatti tra i due partiti in un delicato gioco delle parti. Anche la Lega preferisce un accordo piuttosto che tornare alle urne
Bisognerà attendere il 13 aprile, la manifestazione di sabato prossimo a Bari, per verificare se il Cavaliere resisterà nella versione colomba di queste ore. «Sarà l’occasione – ha detto oggi sul sito Forzasilvio – per far sentire in piazza la nostra voce a ridosso dell’inizio delle votazioni per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Il voto anticipato non è la nostra prima scelta».
Entro quella data Berlusconi saprà se ci sarà un accordo con Bersani su Quirinale e governo. Le trattative sono in pieno svolgimento, all’ombra di telefonate e incontri supercoperti che danno a Renzi il destro per infilzare il leader del Pd e i suoi pasdaran, i quali a loro volta accusano il sindaco di Firenze di avere le stesse posizioni di Berlusconi. «La verità – osserva tagliente Renzi – è che Berlusconi si fida più di Bersani e D’Alema che di me». Una sottolineatura sul nome di D’Alema che Renzi non ha fatto a caso. Infatti lui è uno dei protagonisti della trattativa (interlocutore privilegiato Gianni Letta) e di una possibile candidatura al Colle.
Sembra che i contatti abbiamo prodotto qualche passo in avanti, ma il gioco è precario, tutto potrebbe precipitare improvvisamente. In sostanza, più il candidato al Colle è vicino al Cavaliere, un garantista di provata fede (Marini o D’Alema) o diventato tale negli anni (Violante), maggiore sono le chance dell’incontro tra i due leader. Si parla di un incontro segreto che potrebbe avvenire nel fine settimana e di uno ufficiale la prossima settimana.
Il leader del Pdl sembra abbia abbandonato l’idea di una candidatura tout court di centrodestra («per me non chiedo ruoli istituzionali e di governo») , ma attraverso il nuovo uomo del Colle dovrebbe passare un accordo per un governo, anche di minoranza, magari con un sostegno esterno del Pdl, guidato da Bersani che ancora una volta dovrebbe accantonare una serie di provvedimenti invisi ad Arcore.
Ci sono una serie di elementi che spingono Berlusconi e Bersani verso l’intesa. Intanto c’è la necessità oggettiva e impellente di dare un esecutivo al Paese. Poi, entrambi hanno interesse a neutralizzare il giovane e popolare Renzi che vola nei sondaggi alla guida del Pd. Un altro elemento importante è la Lega. Maroni non vuole assolutamente andare al voto e sta premendo moltissimo su Berlusconi affinchè si evitino le urne. Grillo dice che se Pd e Pdl faranno l’accordo gli italiani prenderanno i «bastoni». Chissà? Forse altrettanto potrebbe succedere se l’accordo non si farà. Rimane il fatto che il Cavaliere tiene buoni i suoi.
Anche l’atteggiamento che ha nei confronti dei saggi nominati da Napolitano è diventato prudente. Non che abbia cambiato idea sul fatto che non servono a niente, ma i trattativisti del partito gli hanno fatto capire che non bisogna irritare il capo dello Stato. E che, fintantoché Quagliariello (saggio del Pdl), rimane lì a lavorare, i contatti con il Pd vanno avanti benino. Non è un caso che ieri, quando è scoppiato il caso Onida, il coordinatore dei saggi che in una finta telefonata della Zanzara radiofonica del Sole24 ha parlato con una finta Margherita Hack dell’inutilità della commissione, il Cavaliere gli ha detto di stare calmo e rimanere al suo posto
La Stampa – 6 aprile2013