L’ultimo miglio, l’ultimo giro d’orologio. Poi il Big Ben delle leggi dirà «stop». La legislatura sta per andare in pensione con lo scioglimento delle Camere da parte del capo dello Stato atteso proprio questa settimana, in vista delle elezioni di febbraio.
Per il pochissimo che ancora resta sul tappeto in Parlamento – a cominciare dalla legge di stabilità per il 2013, dal decreto salva-Ilva e dal Dlgs sull’incandidabilità per avere subito liste elettorali “pulite” – queste giornate saranno decisive. E pressoché sicuramente affidate ancora una volta al ricorso alla fiducia da parte del Governo di Mario Monti.
Lo scioglimento delle Camere non significa che il Parlamento non lavorerà più. Potrà farlo – se necessario – convocandosi per l’esame dei provvedimenti urgenti che dovessero arrivare (o di quelli eventualmente non smaltiti prima delle elezioni e anche fino all’insediamento della prossima legislatura). Stesso principio vale per i pareri sui decreti legislativi, se necessario. Il caso di quello sull’incandidabilità dei condannati è però tutto politico, oltre che di necessaria trasparenza per i partiti in un momento di immagine pubblica più che sbiadita, soprattutto nei dintorni del centro-destra: affinché il Dlgs possa avere efficacia già alle prossime elezioni, però, le Camere dovranno esprimersi rapidamente, prima di Natale. Le commissioni (Affari costituzionali e Giustizia) di Camera e Senato promettono di farlo entro martedì o mercoledì di questa settimana, anche se restano sul tappeto resistenze e incertezze diffuse nel Pdl.
Insomma, una scommessa tutta da vincere. Mentre apparentemente meno incertezze – nonostante lo sprint cui sarà sottoposta con un doppio voto in quattro giorni – dovrebbe incontrare il varo definitivo della legge di stabilità (ingloberà 2 Dl) che è attesa in aula a palazzo Madama: sarà (con fiducia) un voto-lampo, per spedire subito il testo in terza e ultima lettura alla Camera con ogni probabilità il 23 dicembre, salvo colpi di scena. Sempre al Senato, poi, è spuntata del tutto a sorpresa per l’aula anche la riforma dell’avvocatura, sospinta dal folto gruppo di senatori di categoria: a meno di colpi di scena da non escludere, diventerebbe legge. Mentre tutto da decidere è il destino dell’attuazione del pareggio di bilancio: legge attesa anche da Bruxelles, approvata la settimana scorsa dalla Camera, deve trovare spazio al Senato: o da sola o, chissà, nella legge di stabilità. A questo punto alla Camera, oltre alla legge di stabilità, resta sul tappeto da domani il Dl salva-Ilva che dovrà però andare al Senato. E poi (forse) minuscole leggi di settore in sede legislativa in commissione.
Poi stop, appunto. E arrivederci alle Camere che verranno. Il taglio delle Province è saltato, così la delega fiscale, due leggi Comunitarie, l’omnibus sanitario. Eredità pesanti, fallimenti da recuperare.
Il Sole 24 Ore – 17 dicembre 2012