Alda Vanzan. O la sanità o niente, ha detto Luca Zaia. E niente è stato. Dopo aver guidato per anni la commissione Sanità in seno alla Conferenza delle Regioni, il Veneto stavolta resta a mani vuote. «Se non siamo bravi per la sanità, non siamo bravi per nient’altro», ha detto il governatore nella riunione di ieri a Roma, rifiutando tutte le altre proposte.
La presidenza della commissione Ambiente? No, grazie. La vicepresidenza della Conferenza delle Regioni? Non se ne paria. Il Veneto che in campo sanitario è punto di riferimento “deve” avere la sanità è stato il ragionamento di Zaia. Ma la maggioranza renziana di centrosinistra aveva già deciso di assegnare l’incarico all’Emilia Romagna. Così il Veneto ha detto no a tutto il resto: «Non abbiamo accettato nessuna Commissione e per la prima volta nella storia una Regione non avrà la presidenza di nessuna Commissione, non per un capriccio», ha detto Zaia.
Il governatore del Veneto durante i lavori ha sollevato un problema di incompatibilità: diamo all’Emilia Romagna la presidenza della commissione Sanità quando l’Emilia Romagna già controlla l’Agenas? Trattasi dell’ente che svolge una funzione di supporto tecnico e operativo alle politiche di governo dei servizi sanitari di Stato e Regioni. Altri governatori si sono associati alle perplessità. Tutti, curiosamente, non renziani: da Michele Emiliano (Puglia) a Vincenzo De Luca (Campania) fino a Enrico Rossi (Toscana).
«Non c’è una incompatibilità formale – ha poi detto il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino – ma nel momento in cui una Regione coordina la Commissione sanità, si crea una incompatibilità di fatto. Certamente per l’Agenas la figura del presidente va valutata secondo un profilo tecnico; quando sarà il momento verrà valutato il profilo più adeguato».
Chiamparino non si è preoccupato della reazione di Zaia: «L’ho visto più arrabbiato altre volte». Le scelte di ieri non hanno avuto però l’unanimità, il Veneto si è astenuto. Tra gli incarichi, la commissione Affari finanziari è rimasta al la Lombardia, la Campania ha mantenuto le infrastrutture, idem la Puglia con l’agricoltura. Al Friuli Venezia Giulia è andata la cultura, mentre alla Provincia autonoma di Trento la protezione civile. «Uno schiaffo a tutti i veneti che lavorano nella sanità», ha commentato Jacopo Berti (M5s). Non si è stupita Alessandra Moretti (Pd): «Se la sono cercata. Quando mantieni un atteggiamento che tende a isolarsi e a dire sempre no a prescindere, è chiaro così facendo non si aiuta la sanità». Intanto i consiglieri regionali tosiani, Stefano Casali e Giovanna Negro, hanno presentato un’interrogazione Giunta sul contributo che ogni anno la Regione versa al Centro Interregionale di Studi e Documentazioni, il Cinsedo, braccio operativo della Conferenza delle Regioni: «II contributo è passato da 35.500.000 lire nel 1983 a 253.990,00 euro nel 2015. Troppi soldi».
Il Gazzettino – 18 settembre 2015