Negli ultimi giorni l’ondata di contagi ha avuto un’accelerazione con circa 60 vittime. L’Organizzazione mondiale della sanità aggiorna quotidianamente il suo bollettino. E ha annunciato un piano d’emergenza da 100 milioni di dollari (75 milioni di euro). In Italia nei confronti del nuovo pericolo epidemico c’è un atteggiamento attento ma non allarmistico. Al ministero della Salute il rischio di importazione viene definito remoto «tanto più che non ci sono collegamenti diretti con i Paesi colpiti». Ma quanto è davvero pericoloso Ebola? La verità in sette risposte ai dubbi più ricorrenti, elaborate dal Corriere con l’aiuto di Giuseppe Ippolito, epidemiologo, direttore scientifico dell’Istituto nazionale per le malattie infettive «Lazzaro Spallanzani» di Roma (Centro dell’Oms per le malattie infettive ad alta pericolosità).
1 Ebola è un pericolo reale per l’Italia?
Non c’è un rischio reale di espansione di Ebola in Italia. Il Paese è già allertato come per le precedenti epidemie, la situazione è totalmente sotto controllo.
2 Che cosa c’è di diverso rispetto alle epidemie precedenti?
Il virus che si sta diffondendo in Africa occidentale è una vecchia conoscenza di chi si occupa di malattie emergenti e riemergenti anche se per l’Europa è sempre rimasto un nemico lontano. Però stavolta Ebola si è mostrato diverso. Più insidioso perché meno esplicito nei sintomi. Solo nella metà dei casi sono presenti emorragie cutanee interne tipiche dei virus appunto indicati come emorragici, un altro dei quali è Marburg. Nel resto dei casi febbre e manifestazioni intestinali sono prevalenti: sintomi meno eclatanti e meno facilmente identificabili. Oltretutto l’epidemia non ha colpito una zona circoscritta, come nelle precedenti occasioni, ma si è sparsa nei i piccoli villaggi dove i casi non vengono segnalati. I Paesi colpiti sono già quattro, Guinea, Sierra Leone, Liberia e Nigeria. È la prima volta che viene interessata l’Africa occidentale anziché quella orientale.
3 Dall’inizio dell’epidemia i casi sono stati oltre 1.300, con circa 700 morti. Negli Stati Uniti di Ebola ha parlato anche il presidente Obama. Dobbiamo preoccuparci?
L’Italia non va considerata un Paese a rischio. Abbiamo un vantaggio: non ci sono collegamenti diretti con le città dei Paesi colpiti, eventuali passeggeri infetti dovrebbero arrivare da altri scali europei. Le autorità aeroportuali sanno quali sono e hanno rafforzato la sorveglianza. Chi dovesse sbarcare a Fiumicino con sintomi sospetti verrebbe immediatamente identificato e tenuto sotto controllo sanitario secondo un protocollo che esiste dal 1995. I servizi in aeroporto gestiti dal ministero della Salute sono efficientissimi.
4 C’è una cura per l’infezione da Ebola?
Non esistono cure specifiche. Soltanto terapie di supporto come trasfusioni di plasma fresco e farmaci antiemorragia. Sono in fase di studio alcuni vaccini ma nessuno ha completato il processo di registrazione. È stato ipotizzato di utilizzarli in questa circostanza speciale. A livello internazionale si è deciso alla fine che non sarebbe stato etico completare la sperimentazione in questo modo. Oltre ai vaccini sono in arrivo almeno tre farmaci. Dunque un domani non molto lontano Ebola farà meno paura perché avremo le armi per prevenire i contagi e curare.
5 Come si trasmette e quali sono i sintomi dell’infezione?
Il periodo di incubazione del virus, una volta che è avvenuto il contagio, va da 2 a 21 giorni. I sintomi sono febbre alta, nausea, vomito e diarrea fino ad arrivare a emorragie diffuse. Il contagio avviene solo quando i sintomi sono espliciti ed è necessario un contatto diretto con materiale biologico infetto, cioè i fluidi corporei di un malato. Ebola non è un virus respiratorio dunque non si trasmette con gli starnuti, come l’influenza.
6 Qual è la «storia» di Ebola?
È stato scoperta a metà degli Anni 90 in una valle del Congo che ha dato il nome al virus. È stato isolato da ricercatori di Anversa che hanno eseguito una biopsia su uno scimpanzé infetto. È uno dei «regali» del mondo animale. L’ipotesi è che la riserva naturale di Ebola siano i pipistrelli o i roditori, ma non é stato dimostrato. Per passare all’uomo, il virus deve prima raggiungere una densità critica nell’animale portatore. È un virus molto aggressivo ma la sua aggressività è il suo limite. Ebola uccide velocemente prima di poter contagiare un secondo individuo, dunque quando si riesce a isolare le persone entrate in contatto con i pazienti con i sintomi l’epidemia si ferma. È un virus autolimitante. La sua forza è allo stesso tempo la sua debolezza.
7 L’Ebola 2014 è diverso per la sintomatologia e per l’area geografica in cui si è diffuso. C’è un riscontro di questa diversità nella genomica?
Sì anche il genoma di questo virus è differente. È la prima volta che viene effettuato il sequenziamento di un virus emorragico. Al microscopio si presenta come sabbia e infatti appartiene alla famiglia degli Arena virus.
Emergenza sanitaria, l’Oms stanzia 100 milioni di dollari
Peter Piot é un personaggio molto autorevole nel campo delle malattie infettive e tropicali. Belga, virologo, direttore della London School di Igiene e medicina tropicale, é stato uno dei primi a descrivere il microbo che sta imperversando in Africa Occidentale e tiene in allerta gli altri continenti.
Le dichiarazioni rassicuranti per l’altra parte del mondo rilasciate al Times hanno dunque un valore aggiunto: «È improbabile che si scateni un’epidemia al di fuori dei Paesi già colpiti. Anche se un paziente infetto volasse in Europa, negli Stati Uniti o altre regioni africane, difficilmente potrebbe causare un ampio contagio». Piot risponde a un dubbio comune: e se, a nostra insaputa, ad esempio in una metropolitana londinese, ci trovassimo a contatto con un passeggero malato? «Io non sarei preoccupato. Per trasmetterci l’infezione dovrebbe vomitarci addosso, serve un contatto molto ravvicinato».
Sierra Leone, Liberia, Guinea e Nigeria. È qui che Ebola ha le sembianze di un mostro pericoloso. Dall’inizio del suo viaggio tra gli uomini, sette mesi fa, sono stati 1.323 i casi di infezione, 729 i morti. Negli ultimi giorni l’ondata di contagi ha avuto un’accelerazione con circa 60 vittime. L’Organizzazione mondiale della sanità aggiorna quotidianamente il suo bollettino. E ha annunciato un piano d’emergenza da 100 milioni di dollari (75 milioni di euro). La Guinea, dove Ebola é rispuntato fuori all’inizio dell’anno, è il Paese più colpito assieme alla Liberia. I rispettivi capi di Stato stanno assumendo misure di contenimento molto dure. Scuole e servizi pubblici chiusi, commercio vietato nelle zone di frontiera, livelli di sorveglianza altissimi soprattutto negli aeroporti dopo che un uomo già infettato ha preso l’aereo per la Nigeria, dove poi è morto.
Però da Ginevra, sede dell’Oms, non sono state decise restrizioni sui viaggi né chiusura di frontiere. L’associazione della compagnie aeree, Iata, precisa che se anche un passeggero fosse infetto per gli altri il rischio sarebbe basso. Aumentati in tutto il mondo i controlli per prevenire l’epidemia globale. Allo scalo Kennedy di New York i visitatori provenienti da Paesi a rischio con sintomi sospetti sono messi in quarantena.
In Italia nei confronti del nuovo pericolo epidemico c’è un atteggiamento attento ma non allarmistico. Al ministero della Salute il rischio di importazione viene definito remoto «tanto più che non ci sono collegamenti diretti con i Paesi colpiti». Per quanto riguarda gli immigrati clandestini provenienti dalle coste africane via mare si fa presente che «se anche si imbarcassero in una fase di incubazione, svilupperebbero la malattia durante la navigazione e arriverebbero in Italia con sintomi inequivocabili che li renderebbero subito identificabili allo sbarco».
In Gran Bretagna é polemica dopo le accuse di Lucy Moreton, sindacato servizi immigrazione, sulla impreparazione delle dogane locali a fronteggiare Ebola. Tranquillizza i cittadini francesi il ministro Marisol Touraine: «Abbiamo i mezzi per contrastare il virus».
Margherita De Bac – Il Corriere della Sera – 1 agosto 2014