Secondo l’opinionista è una proposta fatta dall’esterno della cittadinanza, per favorire chi non ce l’ha, senza tener conto dello sconquasso che introduce
di Ferdinando Camon. Arrivano barconi dall’Africa, sono in difficoltà, il mare grosso li sbatte su e giù, la massa umana che ci sta dentro dopo tre giorni e tre notti ha vomitato anche l’anima, nessuno si regge in piedi. Ci sono anche donne. Due sono incinte. Partoriscono nel primo giorno che sono qui. Nascono due bambini. Nati su suolo italiano, se applichiamo lo jus soli sono cittadini italiani. Come me, come voi. Non sappiamo ancora se i genitori sono somali o egiziani o senegalesi, ma comunque i figli sono italiani. I padri restano extracomunitari, ma i figli sono italiani. Come due genitori maghrebini possano mettere al mondo un figlio italiano, è un mistero che non può essere spiegato. Se scatta lo jus soli, sic est.
Essere cittadino di uno Stato, appartenere al popolo che vive e lavora in quello Stato, vuol dire ereditare il suo passato, accettare le sue leggi fondanti (Costituzione e codici), condividere il suo presente, lavorare per realizzare il suo progetto di futuro. Essere cittadino non è una condizione involontaria e passiva, non è un dato subíto e insopportato, è un atto, bisogna compierlo o meritarselo. So bene che ci sono molti cittadini italiani, come voi e come me, anche di più, perché sono deputati o consiglieri o sindaci, che ci disonorano in faccia al mondo, attirando su di noi condanne e disprezzo da parte delle massime istituzioni europee e mondiali, diffondendo l’idea che in Italia regna la barbarie, non è arrivata la civiltà, è sconosciuto il Cristianesimo, non è stata scritta una Costituzione, non si ha idea di un Codice Penale, dirigenti e ministri fanno e dicono quel che vogliono, non sono sottoposti alle leggi. Perché se fossero sottoposti, commettendo atti o rilasciando dichiarazioni pubbliche oltraggiose per il comune senso dell’essere umano, dovrebbero automaticamente decadere da ogni carica, restituire gli stipendi presenti e passati, e finire sotto processo penale. Chi dice che la Kyenge è una scimmia, è un orango, bisogna buttarle le banane, non è umana perché non è bianca, non può fare il consigliere o il sindaco o l’insegnante, non può votare, svergogna la cittadinanza che ha in comune con noi e dovrebbe risarcirci tutti. I leghisti devono parecchi soldi a voi e a me. Quando i compagni di partito sbagliano, se c’è uno che si scusa per tutti, quello mostra la necessaria dose di grandezza. E qui è Tosi. È l’unico.
Detto ciò, fermiamoci sullo jus soli. Lo jus soli è una proposta fatta dall’esterno della cittadinanza, per favorire chi non ce l’ha, senza tener conto dello sconquasso che introduce. Si dice: “Ma l’America fa così”. Esatto, ma l’America è uno Stato occupato e conquistato dagli immigranti, sulla distruzione e l’annientamento dei nativi locali. I colonizzatori si sono eretti a cittadini aventi ogni diritto, compreso quello di stabilire chi è e chi non è americano. L’America ha avuto una identità e una Costituzione impiantate sulla mancanza di una identità e di una Costituzione. Siamo noi in questa condizione? Attenzione a quello che ora dirò, me ne assumo la responsabilità. Per coloro che vogliono lo jus soli, o altre forme di enorme facilitazione alla cittadinanza, per cui uno viene qui e in un attimo è nostro concittadino, la risposta coerente è: sì, siamo in questa condizione. E cioè: Costituzione e codici non importano, non occorre conoscerli e farli propri, la cittadinanza ci cade addosso, nel nuovo popolo si possono accostare non solo civiltà e civiltà, diverse ma compatibili, ma anche civiltà ostili tra loro, sistema e anti sistema. Per questo dico: non ha senso fare ministro italiano un’ottima persona, ma che ragiona da extra-italiano. Magdi Allam dice che fare ministro italiano la Kyenge è «un atto di razzismo verso gli italiani». Parole pesanti. Ma il concetto è quello.
L’altra opinione. Sullo Jus Soli e la Kyenge: Camon vittima della paura
I popoli si mescolano aldilà di qualunque nevrotica ansia di purezza. E la ministra ha tutti i titoli, culturali e di legge, per stare al suo posto
di Marcello Fois. Brutta cosa la paura. Specialmente la paura dell’altro, quella che infarcisce di banalità logiche anche i discorsi di apparente analisi che di fatto non analizzano alcunché. Lo Ius Soli sarebbe semplicemente una scorciatoia, una furberia per ottenere qualcosa di prezioso a cui solo noi, italiani col pedigree, avremmo diritto. Alla faccia della casualità anagrafica. Alla faccia del valore dell’uomo sul luogo. Secondo uno scrittore raffinato, ma al momento evidentemente accaldato, come Ferdinando Camon, il punto sarebbe culturale e sarebbe che chi non nasce da italiani, se nasce in Italia non è italiano. Ergo non ci sono italiani. O ce ne sono solo se si definisce un periodo consumato il quale ci si può ritenere italiani. Quale sia questo periodo finestra Camon non lo chiarisce. In compenso ci spiega che se un bambino scampato da un barcone nasce in Italia non è italiano perché per esserlo bisogna essere concepiti da genitori che condividano una cultura del luogo, che rispettino le leggi del luogo, che conoscano la costituzione del luogo, che parlino la lingua del luogo e possibilmente seguano la religione del luogo. Detto, tutto ciò, a una nazione agli ultimi posti nel mondo per apprendimento della propria cultura, per rispetto delle proprie leggi, per conoscenza della propria Costituzione.
Camon, e tutti gli altri dolci, forse inconsapevoli, carnefici che propongono come logici «riboboli beceri» sanno bene che il solo fatto che esista la definizione giuridica Ius Soli significa che quella ipotesi non sia un vezzo di ultraprogressisti, ma una precisa condizione dell’uomo e dei popoli, che si mescolano e si ridefiniscono aldilà di qualunque tentativo di purezza. Camon sa bene, l’ha scritto spesso, che la purezza è come l’ansia di morte. E la biologia ci insegna che l’unico elemento che possa essere scientificamente definito puro in natura è la cenere: tutto il resto è sporco, mescidiato, puzzolente, brulicante, informe. Non si può dimenticare che noi per primi non siamo solo i discendenti dei latini, ma di coloro che hanno scalzato i latini stessi dal loro territorio. Né si può ignorare che, secondo le stesse regole impostate da Camon nel suo articolo, si dovrebbe concepire il ritiro dello Ius Soli a molti «italiani» che lo sono solo in virtù della cabala anagrafica. Né si può far finta di non capire che il terrore identitario che ispira queste teorie restrittive derivi dalla coscienza che il nostro è un Paese senza sostanza ben prima, e non certo a causa, degli extracomunitari. Anzi spesso sono proprio gli extracomunitari a riportarci nostalgicamente a quello che siamo stati in quanto a coscienza di popolo e che, purtroppo, ora non siamo più. Temo dunque che la teoria della purezza racconti di una verginità persa da tempo e che la precisa coscienza di questa perdita ci faccia vedere qualunque apporto non come una possibilità, ma come una sottrazione. Chi ha figli a scuola, per esempio, capisce bene che al momento gli studenti extracomunitari, magrebini, albanesi, cinesi, etc., sono tra i primi della classe, sono cioè i rappresentanti di quel rispetto per l’apprendimento che noi abitavamo qualche tempo fa e che da qualche tempo, convinti come siamo di essere superiori, non abbiamo più. Chi conosce un po’ di storia patria sa bene che la diffidenza nei confronti degli extracomunitari può derivare dalla coscienza che, come abbiamo fatto noi non troppo tempo fa, quando eravamo tali, si possa portare in giro per il mondo il bene, l’estro, la creatività, ma anche la delinquenza, l’ignoranza, la mafia. Per paradosso dunque una dose di forze fresche in questo Paese potrebbero ricordarci cosa siamo stati in termini di cultura, rispetto per le leggi, conoscenza della costituzione, e ora non siamo più.
E’ comprensibile, ma non condivisibile, che Camon abbia paura dello Ius Soli. Al contrario non è minimamente condivisibile che una persona di raffinata cultura qual è Camon preveda un Paese governato in base alla purezza della razza: la ministra Kyenge è italiana perché ha conquistato il diritto di esserlo secondo le leggi vigenti; nel suo caso lo Ius Soli non c’entra e qualunque discussione in merito qualifica, in peggio, solo chi la fa.
12 agosto 2013