Francesca Schianchi. Mentre il Consiglio dei ministri è ancora in corso, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin affida a Twitter la sua soddisfazione: «Ufficiale, niente tagli alla sanità! Non una vittoria personale, ma dei cittadini e del Ssn. Ora avanti tutta con patto salute e riforme». Al termine, mentre corre a prendere un treno, sfoglia con un sospiro di sollievo gli appunti che illustrano il decreto: «La parola sanità non è contemplata».
Quindi ha vinto, ministro Lorenzin: fino a ieri mattina si parlava di tagli per 2,4 miliardi in due anni…
«Da sempre ho detto che il Servizio sanitario nazionale non può sopportare un taglio lineare. Poi, però, alla ricerca di coperture, i dirigenti del Ministero dell’Economia hanno tirato fuori le classiche tabelle sulla spesa ospedaliera, territoriale e gli accreditamenti, settori sempre colpiti. Ma questa non è politica sanitaria, è solo un modo di fare cassa: gli sprechi si annidano in beni e servizi».
Dove, infatti, sono previsti tagli: anche 700 milioni nelle Regioni. Non va a finire che taglieranno comunque sulla sanità?
«La scelta si farà regione per regione in modo chirurgico, e non lineare. E’ ovvio che, nei prossimi due mesi, dalle regioni deve arrivare una grandissima assunzione di responsabilità: non è più tempo di difendere piccoli interessi, ma di fare grandi scelte».
Come ha sventato il rischio delle «tabelle» di cui parlava? Si dice che nella riunione preparatoria di giovedì lei fosse furibonda…
«Il presidente Renzi ha capito benissimo il mio ragionamento, condividendo l’idea che i ragionieri fanno i conti e i ministri la politica sanitaria: così ha smontato l’idea della Ragioneria che colpiva i soliti tre capitoli di spesa sanitaria. E’ stato un lavoro di squadra che ha portato a un grandissimo risultato».
In Consiglio dei ministri qualcun altro si è espresso sul tema?
«E’ intervenuta a mia tutela il ministro dell’Istruzione Giannini, per dire che condivide la scelta di non fare tagli al Ssn».
E il ministro dell’Economia Padoan, invece, come ha reagito?
(Sorriso). «Il ministro dell’Economia ha giustamente la responsabilità del bollino verde, e questo è un lavoro duro e spesso poco compreso. Ma ha capito».
Sventato il rischio di tagli al suo comparto, il decreto la soddisfa?
«Mi sembra molto buono, tra l’altro non prevede tagli alla Pubblica sicurezza, altro settore a rischio. Aiuta il ceto medio con gli 80 euro al mese in busta paga per dieci milioni di persone, prevede il taglio dell’Irap del 10% alle aziende private. Ora dovremo occuparci dei lavoratori autonomi».
Ce la fa a chiudere il Patto per la salute con le regioni, cioè l’accordo su spesa e programmazione del Ssn, scaduto nel 2012?
«E’ l’ultima chance, non ci sono più scuse per non farlo: se le regioni ci stanno, in due o tre giorni lo chiudiamo. Io conto di farcela per i primi di maggio. Trasparenza, efficienza e prevenzione devono essere le parole d’ordine».
Per evitare errori come lo scambio di embrioni a Roma…
«Quella vicenda ci deve aiutare a riflettere su quanto delicati siano questi temi, ci vogliono sistemi sicuri per le famiglie che rispettino i protocolli. La fecondazione eterologa potrà essere effettiva in Italia solo quando verranno fissate norme in modo certo. Ora aspettiamo le motivazioni della sentenza (della Corte Costituzionale, che boccia la legge 40, ndr.)».
Secondo lei bisogna intervenire sulla legge 40?
«Credo che su alcuni punti, particolarmente delicati, occorra un passaggio parlamentare».
Nel frattempo lei s’è anche candidata alle Europee per il suo partito, il Ncd.
«Mi è stato chiesto dal partito, ho accettato, ma prima di tutto faccio il ministro. È una candidatura di servizio che ha un senso per portare la salute al centro del dibattito politico. Non se ne parla mai, se non per i tagli che si vogliono fare o per casi di malasanità: è ora di riportarla nell’agenda della politica nazionale».
La Stampa – 19 aprile 2014