Coldiretti Vicenza presenta il conto: 25 morti, 13 feriti e 2 dispersi. Non si tratta di un bollettino di guerra, bensì delle vittime delle «cene» dell’orso Genè, che, quando la notte esce per i boschi dell’Altopiano in cerca di cibo, sembra preferire le manze. Genè ha ucciso soprattutto vacche (ben 22), contro i due asini del 29 luglio e l’unica capretta del suo ultimo agguato, il 21 agosto.
Dalla notte del 14 giugno, data del primo «colpo» agli alpeggi, Genè ha compiuto 16 sortite notturne; il più delle volte si è accontentato di uno o due capi, ma il 21 giugno è arrivato anche a predare cinque vacche in un unico raid. Sommati ai 15 bovini uccisi nell’estate del 2013 sul monte Baldo, tra Veneto e Trentino, il totale delle prede dell’orso arriva a 40 in un anno solare.
Il bello è che, salvo alcune foto a infrarossi, nessuno ha mai visto Genè dal vivo, nemmeno gli agenti della Forestale che hanno installato le foto-trappole autrici degli scatti. Per questo Coldiretti Vicenza sostiene che Genè sia un orso particolare: furbo (è sfuggito a tutti gli appostamenti della Forestale), aggressivo e vagamente sadico. Degli animali che uccide infatti spesso non mangia che il fegato o le interiora, ma a una vacca è arrivato a strappare solo le mammelle, lasciandola agonizzante. Intanto è dal 4 luglio (quando dal Ministero è giunta l’autorizzazione richiesta) che la Forestale lo insegue per i monti, per addormentarlo e mettergli il radiocollare necessario a monitorarne gli spostamenti.
Alle volte scompare anche per due settimane di fila, ma poi ritorna, colpisce e fa infuriare i malgari e litigare Veneto e Trentino. Il 20 luglio il governatore del Veneto Luca Zaia era sceso in campo, in difesa di Genè, contro il Trentino, che aveva proposto di abbattere l’orso, per risolvere all’origine il problema degli agguati alle mandrie. Il 19 agosto l’assessore veneto Elena Donazzan aveva invece chiamato in causa il Trentino per la questione del risarcimento danni ai malgari. Donazzan sosteneva infatti che la Provincia autonoma dovesse contribuire ai danni causati in Veneto dall’orso, poiché proveniente dal Trentino, dove dal 1999 è in atto il progetto di ripopolamento «Life Ursus», che ha portato a una comunità di circa 50 esemplari.
Incurante del problema dei risarcimenti, l’orso continua a fare visita alle malghe e sale la tensione ad alta quota. Sempre secondo Coldiretti, una manza morta corrisponde per il proprietario a una perdita tra i 2.500 e i 4.500 euro. Ora che le cene dell’orso diventano sempre più frequenti, però, i malgari cominciano a lasciare gli alpeggi e a minacciare di non ritornare più, anche se si direbbero soddisfatti se, al posto dei soldi, venissero risarciti «in natura», con manze di valore equivalente a quelle predate. E intanto la Forestale, radiocollare alla mano, continua a inseguire Genè nella notte.
Paolo Casagrande – Il Corriere del Veneto – 24 agosto 2014