Se il bisturi serve per tagliare le spese. A Mirano e Dolo i chirurghi dovranno operare con un occhio al paziente e l’altro al bilancio. Si potrà sforare solo se il malato è a rischio, previa autorizzazione dei superiori e comunque scrivendo un dettagliato rapporto che giustifichi l’improrogabilità dell’intervento. La scure dei tagli alla sanità insomma si abbatte sulle sale operatorie, assumendo contorni quasi grotteschi, non fosse che di mezzo c’è la salute e in alcuni casi addirittura la vita dei pazienti. A denunciarlo è lo stesso personale, infermieri e medici, dopo la richiesta da parte della direzione sanitaria dell’Asl 13 di mantenere il rigore nella spesa fino a quando i pazienti non siano realmente a rischio. Solo in quel caso si potrà dar fondo alla cassa, ma bisognerà dimostrare che ce n’era veramente bisogno.
A imporlo è una lettera inviata il mese scorso ai dipartimenti e unità operative dal direttore generale dell’Asl di Mirano-Dolo, Arturo Orsini. Si legge: «Nei casi in cui l’attuazione delle restrizioni richieste (il riferimento è alla riduzione della spesa comunicata i mesi scorsi, ndr) dovesse comportare oggettivi rischi per la salute o addirittura per la vita dei pazienti, bisognerà produrre tempestivamente una relazione approfondita controfirmata dal capo dipartimento, dalla direzione sanitaria e dalla direzione medica, che attesti l’effettiva improcrastinabilità dell’intervento, per la contestuale autorizzazione». Il rigore richiesto segue di pochi mesi una circolare che invita tutti i dirigenti di reparto a tener conto degli obiettivi di rientro in bilancio che prevedono la riduzione del 5% degli importi nei contratti di forniture di beni e servizi legati all’attività ospedaliera. In pratica ora si chiede ai chirurghi di operare con un occhio, se non due, al risparmio e questo per i medici è inaccettabile. In un volantino anonimo che circola in questi giorni negli ospedali i medici protestano: «Nella sua folle corsa ai tagli la direzione ci aveva fatto vedere di tutto: ha ritardato gli acquisti di materiale sanitario indispensabile, ha ridotto a tre giorni settimanali la pulizia degli ambulatori, non compra i farmaci, ha cancellato la formazione degli operatori, non procede al rimpiazzo di personale sanitario in quiescenza e tanti altri provvedimenti da ragionieri che tagliano senza curarsi degli effetti sulla salute. Si pensava di aver visto di tutto, invece ecco l’ultima follia: l’ordine ai chirurghi di non operare». Il consigliere regionale del Prc Pietrangelo Pettenò se la prende con la Regione: «Questi sono i risultati della riduzione dei servizi e della spesa sanitaria. Per risparmiare si dovrebbero invece ridurre le Asl e i direttori generali». Orsini invece si difende: «Rispettiamo solo la normativa», afferma il direttore generale, «il senso di quella nota è organizzare lo svolgimento dell’assistenza per l’effettiva necessità di ridurre la spesa, come imposto dalla legge. Ma non sono a rischio le prestazioni: i medici dovranno solo relazionare al capo dipartimento».
La Nuova Venezia – 10 novembre 2012