«Siamo vicini al tracollo del welfare e la sanità è un capro espiatorio per giustificare soluzioni privatistiche . Ma la salute non è come le pensioni in cui l’Italia era fanalino di coda per la spesa: spendiamo meno di chiunque altro e il Ssn costa il 7% del Pil, ma la filiera della salute ne produce il 12%».
Di fronte a questa situazione, descritta da Costantino Troise, segretario nazionale dell’Anaao Assmed alla conferenza stampa dell’intersindacale della dirigenza Ssn per illustrare le motivazioni dello sciopero di lunedì 22, l’unico modo per dare una “scossa” al sistema è quella dell’astensione dal lavoro nelle prime quattro ore di ogni turno «è stata una scelta obbligata», ha aggiunto Troise.
Che ha rilanciato: «Se non ci saranno risposte concrete da parte del Governo a settembre sarà inevitabile che la partita si inasprisca ancora».
Ricordando le motivazioni dello sciopero i sindacati hanno sottolineato di dover «fermare scelte scellerate che rischiano di incattivire il sistema» e per farlo, visto che l’incontro di ieri con il ministro della Salute Lorenzin «non ha contribuito a nulla, di fronte a nessun fatto nuovo non c’era altra alternativa, anche se sappiamo bene che a rimetterci saranno anche i cittadini», ha spiegato ancora Troise.
Contratto bloccato, precariato dilagante, medici che devono frequentare più le aule dei tribunali che le corsie degli ospedali costretti dalle continue accuse di colpa medica, costringono i sindacati a prendere posizioni drastiche e precise: «Vogliamo un contratto a costo zero per la finanza pubblica con l’utilizzo dei fondi accessori a livello locale che sono risorse nostre e vincolate – ha ricordato Troise – e il ritiro dei blocchi previsti dalla legge Tremonti».
«E non basta la proroga di un anno per colpa e assicurazioni – ha aggiunto Riccardo Cassi, presidente Cimo Asmd – perchè non cambia il sistema,. Già oggi il medico è costretto ad assicurarsi e ciò che deve cambiare sono le regole. Ad esempio – propone – equiparando il concetto di colpa grave a quello previsto per i magistrati, categoria che ha evitato il blocco dei contratti. E anche differenziando, ma per legge, ciò che è davvero colpa del medico e ciò che invece è dovuto alla cattiva organizzazione».
«Nessuno di noi salirebbe su un taxi non assicurato – è il paragone Giambattista Catalini della Fesmed – così la stessa cosa deve valere per il servizio pubblico del medico. Ma abbiamo diritto di essere assicurati dal nostro datore di lavoro, proprio come prescrive il contratto».
«Ciò di cui c’è bisogno – secondo Armando Masucci segretatrio della Uil Fpl – è una riforma globale della sanità che metta il medico a confronto anche con le altre professioni, ridefinendo per legge diritti e doveri e anche modificando i codici civile e penale».
«Stiamo vivendo un momento in cui per poter continuare a garantire un servizio sanitario nazionale pubblico e universale è necessario voltare pagina, se non addirittura cambiare libro», ha detto Alessandro Vergallo, presidente Aaroi-Emac. Ciò che è mancato, aggiunge Vergallo «è una gestione del Ssn realmente basata su adeguati criteri di riorganizzazione. Siamo consapevoli che i cosiddetti rami secchi, se esistono, vadano tagliati. Siamo stati sempre pronti ad invocare una riorganizzazione della sistema, ma che sia basata su livelli essenziali di organizzazione senza perdere mai di visti i livelli essenziali di assistenza».
«Fare uno sciopero è fatto grave e se lo facciamo siamo convinti che sia per motivazioni altrettanto gravi», ha spiegato Zaccaria Di Taranto del consiglio direttivo Fvm, ricordano i danni enormi non solo alla salute, ma anche ad altri settori produttivi come agricoltura e zootecnia che stanno provocando a esempio i tagli lineari ai dipartimenti di prevenzione.
«Il comportamento del ministro in questa vicenda non è stato dei migliori – ha commentato Franscesco Lucà, responsabile Fassid – perché alla nostra richiesta di considerare il contratto a costo zero solo grazie ai fondi accessori a livello locale, ha risposto che “si informerà”, dopo che negli ultimi mesi questa richiesta è già stata sul suo tavolo tante volte e se davvero avesse avuto considerazione verso di noi l’avrebbe già fatto».
«Lo sciopero non è solo basato sull’astensione del lavoro, ma anche sul sit in davanti all’Economia perché è sulla certezza di risorse che ci si deve battere» ha ricordato il segretario della Cgil Medici Massimo Cozza, sottolinenando anche che «tra i nostri problemi c’è la presenza di oltre 10mila precari su cui serve un’operazione verità: garantiscono i Lea con il loro lavoro ma sono in queste condizioni anche da decine anni e devono essere, senza troppi giri di parole, stabilizzati».
«Dobbiamo anche cofrontarci con le Regioni, “padroni” occulti del sistema che muovono i fili secondo le loro esigenze e che spingono perché si realizzi l’ulteriore blocco dei contratti», ha incalzato il segretario della Cisl medici Biagio Papotto.
E anche per questo «dobbiamo fermare il federalismo scellerato – ha concluso Troise – che ha creato tanti sistemi sanitari regolati dal codice di avviamento postale con meno diritti per alcuni a seconda della Regione in cui si trovano. E i medici scendono in campo anche per questo e contro il tracollo del welfare e un definanziamento che manda a picco con le sue conseguenze su tutto il sistema, anche la professione».
Il Sole 24 ore sanità – 19 luglio 2013