Avanti con le riforme «Non siamo in procedura per disavanzo eccessivo. Difenderemo i risultati di bilancio acquisiti e andremo avanti con le riforme». Non un “asse”, forse un comune interesse, che comunque al momento non pare opportuno esplicitare. È materia politico-diplomatica per eccellenza, e dunque non può che essere affidata ai nuovi, auspicati orientamenti della politica economica europea che scaturiranno dalle elezioni del 25 maggio.
L’Ecofin informale di Atene si chiude con il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che non vede alcun asse ItaliaFrancia per spuntare margini di flessibilità sui tempi di rientro dal debito e dal deficit. «Vi sono molti Paesi che devono aggiustare i conti, noi non siamo in procedura per disavanzo eccessivo. Difenderemo i risultati di bilancio acquisiti e andremo avanti con le riforme che accelerano sulla crescita e producono risultati sul fronte dell’occupazione».
Replica a stretto giro il presidente dell’Eurogruppo, Jeoren Dijsselbloem: «Nessun rinvio nel rispetto dei vincoli di bilancio. L’Italia ha un alto debito e deve fare le riforme». Il messaggio che il numero uno dell’Eurogruppo recapita a Roma e Parigi è che si tratta di due «grandi Paesi, centrali per l’Eurozona. Quello che fanno è cruciale per il Patto di stabilità e mi aspetto che rispettino gli obblighi». Del resto – come rimarca lo stesso Dijsselbloem – la Francia ha già ottenuto più margini per rientrare entro il limite massimo del 3% nel rapporto deficit/pil. «Ora questo tempo sta finendo», e l’Italia – ribadisce – deve fare le riforme «che aspettiamo già da molto». Non è dunque in discussione il timing di rientro, anche per quel che riguarda la regola del debito, che impone di ridurre dal 2016 il nostro passivo di un ventesimo l’anno della differenza tra l’attuale livello (133% del Pil) e il 60%. «Il primo passo per la credibilità non è posporre il rispetto dei vincoli».
Approcci non coincidenti, ma che paiono per molti versi scontati. Con il Parlamento europeo che sta per essere rinnovato, con la Commissione che scadrà in novembre, questo avvio di dibattito sul tema della flessibilità dei vincoli europei serve a preparare il terreno per scelte che potranno maturare a fine anno. La guida italiana del semestre Ue potrà contribuire ad accelerare decisioni non più rinviabili, sul fronte del sostegno alla crescita e all’occupazione e su quello del possibile allentamento della disciplina di bilancio.
Padoan torna a Roma per preparare il Def e il Programma nazionale di riforma, che dovrebbero essere approvati dal Consiglio dei ministri l’8 o il 9 aprile. Incombe la scadenza del decreto che dovrà definire le modalità operative del taglio dell’Irpef. Pochi giorni a disposizione, ma Padoan è ottimista: «Stiamo lavorando duramente per rispettare l’impegno all’aumento di 80 euro in busta paga da maggio, il tempo è breve ma non c’è alcuna fibrillazione». Se ne deduce che il decreto sarà definito nei prossimi giorni e comunque in tempo per consentire ai datori di lavoro di calcolarne gli effetti a partire dalle buste paga di maggio, come promesso.
Gran parte del finanziamento dei 6,6 miliardi che serviranno alla manovra sull’Irpef verrà dalla spending review. Le pensioni nel mirino? Padoan risponde così: «Come ha detto chiaramente il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, le pensioni non si toccano». Sono esclusi anche interventi sulle pensioni d’oro? «Dobbiamo ancora discutere i dettagli», osserva.
Quanto alla discussione in sede Ecofin sulla tassa sulle transazioni finanziarie (Tobin Tax), l’istruttoria è in via di perfezionamento, ma non si annunciano tempi brevi. Si procede secondo la formula della cooperazione rafforzata, necessaria per superare la contrarietà in primis del Regno Unito. Padoan anticipa che nel corso del semestre italiano di presidenza Ue sarà centrale «il tema di un ulteriore rafforzamento dell’Unione bancaria». Se ne è discusso nel vertice dei ministri finanziari. I risultati ottenuti finora vengono giudicati «importanti», vanno «nella giusta direzione giusta. Le riforme del sistema finanziario europeo devono avere in mente sopratttutto la capacità di sostenere di più la crescita, e di dare più finanziamenti e più credito alle piccole e medie imprese».