Stavolta è andato a cercarsela. Nella sua foga di mettere a nudo gli sprechi che, a suo modo di vedere, si annidano nel sistema periferico delle Regioni, il premier Matteo Renzi ha puntato il dito accusatore proprio in direzione di Venezia (senza peraltro dirlo in modo esplicito): «Ma vi sembrano normali – si è chiesto retoricamente il capo del governo centrale, illustrando il Documento di economia e finanza (Def) – Regioni che hanno 7 province e 22 Usl? Per me no: questa è un’esagerazione». Per chi abbia un minimo di conoscenza della geografia politica e sanitaria dell’Italia, è evidente che Renzi non poteva che parlare del Veneto.
E’ andato a cercarsela, il premier, perché il governatore Luca Zaia non poteva restarsene zitto di fronte a cotanto attacco frontale. Pur essendo dichiaratamente favorevole alla riduzione del numero delle Unità sanitarie locali («Su questo Renzi stia sereno, perché ci stiamo lavorando da tempo – ha fatto sapere il governatore – e sono imminenti grosse sorprese»), Zaia ha risposto a muso duro ai rilievi del capo del governo, controaccusandolo di essere, come minino, «sfrontato e disinformato dai suoi informatori sul territorio», al punto da collezionare «un record mondiale nel rapporto tra parole dette e stupidaggini».
Con puntiglio ragionieristico, Zaia si è presto la briga di elencarle, queste stupidaggini contenute nel discorso del premier, arrivando a mettere in fila dieci capi d’accusa. Il primo dei quali evidenzia l’approssimazione dei numeri citati dal premier: «Sappia che le Usl in Veneto non sono 22 ma 21 (Renzi, o chi l’ha informato, probabilmente è stato tratto in inganno dal fatto che, effettivamente, la numerazione delle Usl venete arriva fino alla 22, ma la vecchia Usl 11 è stata soppressa da tempo, ndr)». Per la cronaca, oltre alle 21 Unità sanitarie locali, in Veneto ci sono anche due Aziende ospedaliere (Padova e Verona) e l’Istituto Oncologico Veneto, giusto per essere precisi. Ma non è questo l’errore renziano che più ha scandalizzato il governatore Zaia: «Offro al premier alcuni spunti per imparare come stanno le cose, giusto l’Abc del settore». Spunto uno: «Il Veneto ha i conti della sanità in regola da 5 anni, senza introdurre l’addizionale Irpef regionale e senza mettere ticket se non quelli imposti da leggi nazionali». Spunto due: «I direttori delle 21 Usl venete tanto criticate da Renzi sono quelli che hanno prodotto la minor spesa sanitaria pro capite in Italia, secondo i dati Istat». Spunto tre: «Il Veneto è la Regione con il minor tasso di ospedalizzazione d’Italia (7 giorni contro 30 in altre Regioni), il che vuol dire che, mentre altrove si cura un solo paziente, in Veneto se ne curano, e bene, quattro». Spunto quattro: «E’ stato il suo governo (suo di Renzi, ndr) a definire ufficialmente il Veneto come Regione benchmark di riferimento per l’applicazione dei costi standard in sanità». Spunto cinque: «Il suo (sempre di Renzi, ndr) straordinario programma economico senza tagli e senza tasse, prevede per il 2020 di dedicare alla sanità il 6,6% del Pil, quando nel 2008 eravamo a un già basso 7,1% e di fronte all’Organizzazione Mondiale della Sanità che indica come, al di sotto del 6,5%, cali l’aspettativa di vita della popolazione (e quindi ci siamo quasi)».
Alessandra Moretti, renziana e prima sfidante di Zaia per la presidenza della Regione, mette alcuni punti fermi nella diatriba: «Nessuno discute le punte di eccellenza del sistema sanitario veneto. E’ indiscutibile però che oggi ci sia uno scadimento della qualità e dell’accessibilità per le persone più fragili, basti pensare alle lunghe liste d’attesa. Quanto al numero delle Usl – chiarisce Moretti – la mia proposta è di ridurle da 21 a 8, rafforzando la medicina del territorio e realizzando ospedali di comunità. Ma tutto questo si fa aumentando il personale sanitario».
Alessandro Zuin – 12 aprile 2015 – Il Corriere del Veneto