Il ministero dell’Economia conferma di aver ricevuto una lettera da Bruxelles sul decreto per capire “se contiene aiuti di Stato ad alcune banche”. Se così fosse il testo andrebbe riscritto
Il Tesoro conferma: Bruxelles ha chiesto chiarimenti sull’operazione di rivalutazione delle quote di Bankitalia e adesso – spiegano – “il ministero sta ora valutando”. La Commissione europea ha infatti chiesto alle autorità italiane “maggiori informazioni sul decreto legge del 30 novembre 2013 che introduce cambiamenti nel capitale e negli azionisti di Bankitalia, per valutare se contiene aiuti di Stato ad alcune banche”: lo fa sapere l’antitrust Ue, spiegando che per ora è solo una richiesta di chiarimenti.
Di certo c’è che la lettera è partita pochi giorni fa e, visto che l’impatto sarebbe stato dirompente, l’ha fatto in punta dei piedi. Ma è difficile che l’atterraggio sia altrettanto morbido: la Commissione Ue vuole capire dal Tesoro se, dietro la rivalutazione delle quote di Bankitalia, non ci siano aiuti di Stato agli istituti.
Fosse così, il decreto che rivaluta il capitale di Palazzo Koch andrebbe riscritto. E il premier Matteo Renzi avrebbe la certezza di aver ereditato dal suo predecessore un’eredità politicamente radioattiva. A maggior ragione se Beppe Grillo continuerà a usarla per accusare il governo e le authority di colludere con i grandi banchieri.
Per ora Bruxelles non salta alle conclusioni, perché l’esame del caso Bankitalia è appena agli inizi. Proprio
in questi mesi le grandi banche italiane sono sottoposte all’esame sulla qualità e la tenuta dei loro bilanci da parte della Banca centrale europea e dell’Eba, la European Banking Authority. In base all’esame di Bruxelles, i profili di aiuto di Stato potrebbero nascondersi a vari stadi dell’operazione.
L’esame della Commissione non sarà solo un atto dovuto, ma una verifica approfondita. E potrebbe tener conto anche della forte irritazione delle banche estere attive in Italia per il trattamento fiscale che il decreto riserva agli azionisti italiani di Bankitalia.
(28 febbraio 2014) – Repubblica