
L’Ue fissa le due tappe per la Brexit, Gentiloni a caccia di voti per l’Ema. Al Consiglio europeo tensioni con Malta e un imbarazzo con il premier spagnolo Rajoy
Sulla Brexit si gioca tutto entro dicembre. I leader dell’Ue ieri a Bruxelles per il Consiglio europeo hanno immaginato una via d’uscita allo stallo negoziale con Londra, anche se la luce in fondo al tunnel è flebile. «Spero potremo chiudere a dicembre, ma dipende dalle decisioni britanniche sul piano finanziario», ha spiegato Angela Merkel. Certo è che se entro Natale non ci sarà intesa «ci saranno conseguenze», ha sottolineato Paolo Gentiloni. Un disastroso divorzio senza regole si avvicinerebbe.
Gli europei qualcosa a Theresa May l’hanno concesso. Se non transigono sul fatto che prima si regola il divorzio e poi si negoziano i rapporti futuri, almeno hanno riconosciuto che qualche progresso è stato fatto e hanno annunciato che inizieranno a discutere internamente sulla seconda fase delle trattative. Il nodo resta quello dei soldi. Per chiudere la prima fase, oltre a diritti dei cittadini Ue nel Regno e Irlanda, gli europei chiedono a Londra di onorare gli impegni finanziari presi in Europa per i prossimi anni, un assegno da 60-80 miliardi. Ma May non ha mai accettato nessuna cifra. La via per trovare a dicembre una soluzione sostenibile per la premier britannica sarebbe di accordarsi sui criteri con cui calcolare il saldo finale senza indicarne l’ammontare. Se i britannici accetteranno e gli europei sapranno toccare le corde giuste sui futuri rapporti, entro Natale si potrà chiudere la prima metà del negoziato e aprire la seconda mantenendo la speranza di chiudere tutto entro il 29 marzo 2019.
I leader a margine del summit hanno discusso anche delle due agenzie Ue che lasceranno Londra dopo la Brexit. Milano punta a quella del farmaco e a Bruxelles Gentiloni e il sottosegretario Gozi sono andati a caccia di alleati, specialmente tra baltici, balcanici e mediterranei. Al momento l’Italia sembra contare su Grecia, Malta, Slovenia, Cipro e Bulgaria ma l’Ema con i suoi 4 miliardi di giro d’affari all’anno fa gola a tutti e Amsterdam, Copenaghen e Bratislava combattono aspramente. Si voterà il 20 novembre e il dossier è destinato a intrecciarsi con le altre partite Ue come quella per la guida dell’Eurogruppo, posto per il quale dietro le quinte Gentiloni continua a spendersi per Padoan.
Nel chiuso del vertice ci sono stati anche passaggi ruvidi, come quando Merkel e Tajani hanno condannato l’omicidio di Dahpne Caruana Galizia di fronte al maltese Muscat, che così sembra essersi giocato la corsa alla presidenza del Consiglio europeo nel 2019 (settimana prossima tra l’altro Strasburgo solleciterà un’indagine internazionale sull’assassinio). Oppure quando più leader hanno chiesto a Mariano Rajoy se volesse parlare di Catalogna: lo spagnolo è rimasto impassibile, senza nemmeno pronunciare un “no”.
La Repubblica – 21 ottobre 2017