Parla il segretario nazionale del sindacato infermieristico che lunedì prossimo ha chiamato la categoria al primo sciopero nazionale contro la legge di stabilità. Tra le richieste lo sblocco del turn over nelle regioni in Piano di rientro e il nuovo contratto nazionale bloccato ormai da cinque anni. “La base è in estrema sofferenza, che il Governo ci ascolti come ha fatto con le forze dell’ordine”
“Verranno garantite soltanto le attività legate all’urgenza, mentre saranno a rischio numerosi interventi chirurgici già programmati, la radiologia e anche i prelievi del sangue”. Lunedì 3 novembre il Nursind ha proclamato lo sciopero generale degli infermieri pubblici e il segretario nazionale, Andrea Bottega, “prevede un’adesione massiccia in tutto il Paese”. Perché al centro della protesta ci sono questioni vitali, “come lo sblocco del turn over nelle Regioni sottoposte a Piano di Rientro”. La categoria infermieristica “viene puntualmente penalizzate e le ultime misure economiche varate dal governo confermano questa tendenza”.
Quali sono i principali motivi dello sciopero?
Il principio generale alla base della mobilitazione è la necessità di restituire valore al lavoro: in sanità significa migliorare i servizi e rimuovere gli sprechi. Per quanto riguarda il comparto infermieristico, bisogna innanzitutto sbloccare il turn over nelle Regioni sottoposte a Piano di rientro, assumendo più infermieri e magari meno medici: è questa la strada da percorrere per tenere in equilibrio il sistema. Chiediamo una maggiore presenza sul territorio, perché affidando agli infermieri le visite a domicilio e un ruolo centrale nei percorsi di prevenzione si otterrebbero consistenti risparmi.
Le misure economiche messe in campo dall’Esecutivo non vi soddisfano?
Purtroppo ho la sensazione che la nostra categoria venga puntualmente penalizzata. Alle forze dell’ordine è bastato minacciare uno sciopero per ottenere le risorse che chiedevano all’interno della legge di Stabilità. Loro vigilano sulla sicurezza dei cittadini, ma noi tuteliamo la salute: non sono due funzioni altrettanto importanti? Lo sciopero serve proprio per affermare questo concetto e per restituire il giusto valore alla salute e agli operatori che ogni giorno la garantiscono, correndo spesso enormi rischi. Ricordiamoci sempre che su oltre 500mila lavoratori del Ssn, almeno 220mila sono infermieri: l’attenzione nei nostri confronti non mi sembra però proporzionata a queste cifre. La nostra base è in grossa sofferenza, poiché interventi le politiche del governo ci hanno sistematicamente esclusi. Basti pensare agli 80 euro: il nostro reddito si aggira mediamente tra 28mila e 30mila euro e siamo quindi la prima fascia esclusa dal bonus.
Quale sarà l’impatto della mobilitazione? Prevede un blocco dei servizi su tutto il territorio?
Ritengo che la mobilitazione sarà massiccia, ho notizie di adesioni anche in realtà che sino a oggi non avevano mai scioperato. Il Nursind conta su oltre 25mila iscritti, di cui 21mila circa nel Ssn e il resto nel privato. Ma sono certo che si aggregheranno anche infermieri non iscritti: sulla base dei segnali che sto ricevendo da tutta Italia, le adesioni saranno numerosissime. Lunedì verranno garantiti i servizi d’urgenza, ma saranno a rischio tanti interventi chirurgici già programmati come anche i semplici prelievi del sangue, le attività ambulatoriali e la radiologia. Per quanto riguarda la manifestazione di Roma, prevedo che sotto Montecitorio saremo almeno 1500.
Come giudica la delibera dell’Autorità anticorruzione guidata da Cantone in materia di incompatibilità tra ruoli ordinistici e politici?
La delibera di Cantone dovrebbe porre fine alla vicenda, riconoscendo piena ragione alla nostra battaglia. Mi domando però se ci fosse bisogno addirittura di un intervento dell’Autorità anticorruzione per affermare elementari principi riguardanti la trasparenza e l’incompatibilità tra incarichi pubblici. Purtroppo, però, valutando le dichiarazioni dei soggetti coinvolti, ho il sentore che non sia un capitolo chiuso e che ci sarà una strenua resistenza per mantenere lo status quo. Terremo quindi alta l’attenzione e vigileremo finché la delibera non verrà effettivamente applicata.
Gennaro Barbieri – Qs – 31 ottobre 2014