Il sindaco contrattacca: vanno spostati, gli animalisti pensino anche ai bovini che sbranano. E adesso bisogna spiegarlo a Cappuccetto Rosso. Bisogna che qualcuno vada a casa delle nonna e le dica che il suo cacciatore-salvatore travestito da sindaco Tosi, è stato «azzoppato» da una sentenza del Tar e che il lupo è libero di scorazzare nei prati della Lessinia.
Perché da ieri l’ordinanza numero 41, avente ad oggetto «azioni verso gli animali selvatici allo stato brado che determinano pericoli per la sicurezza», quella che voleva autorizzare i cittadini a sparare ai lupi «per difendere la propria e l’altrui incolumità», è ufficialmente sospesa. A deciderlo è stata la prima sezione del Tar, il tribunale amministrativo regionale, a cui avevano presentato ricorso La Lega per l’Abolizione della Caccia (Lac) e la federazione Italia Pro Natura. Il presidente Giuseppe Di Nunzio ha stabilito che quell’ordinanza sarà nulla almeno fino al 5 novembre, data in cui è stata fissata la camera di consiglio che discuterà del caso. E ha accolto, praticamente in toto, le «riserve» presentate dalle due associazioni.
Il Tar ha valutato anche la nota dell’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. «Alcune generiche segnalazioni di danni ad animali da parte di lupi e a cose da parte di cinghiali – si legge nella motivazione allo stop della delibera – non bastano a motivare una situazione di necessità ed urgenza sia in quanto il danno derivante anche alle persone dall’uso di armi da fuoco vicino alle abitazioni, con i soli limiti predetti, è superiore ai danni che l’ordinanza intende prevenire». Quei «limiti predetti» che nel «bando di Tosi» erano solo quelli legati alla regolare detenzione di un’arma.
Ma mica si ferma qui, il Tar, nella sospensiva. «Non è provata – scrivono i giudici amministrativi – nell’area comunale e neppure nella zona della Lessinia una situazione contingibile ed urgente di pericolo derivante dalla presenza di lupi o cinghiali essendo, al contrario, assente la prova di aggressioni alle persone sin dall’anno 1825». Due secoli meno 11 anni. Mica bruscolini, in termini di tempo. Ma giusto per non lasciare spazio a dubbi, il Tar scrive anche che «si autorizza l’uso di armi da fuoco fuori dai limiti posti dalla normativa amministrativa e dai piani faunistico-venatori per abbattere specie protette, mentre il richiamo ai limiti del diritto di legittima difesa e dello stato di necessità è pleonastico ed inconferente». Tradotto in parole povere: inutile e incoerente. E la chiusa è ancora più dura. «Si vìola la legge n. 157&/92 che dispone che il controllo sulla fauna selvatica sia previamente esercitato con mezzi ecologici, su parere dell’Ispra, mentre è possibile autorizzare l’abbattimento della fauna solo in caso di loro inefficacia. La si vìola anche nell’articolo che dispone che gli eventuali danni prodotti dalla fauna selvatica devono essere risarciti da un fondo regionale e nell’articolo che vieta esplicitamente l’uso di armi nelle vicinanze di luoghi abitati».
Insomma, per Tosi una vera e propria «asfaltatura» legale, che fa già presagire quale sarà la decisione finale del tribunale amministrativo sull’annullamento dell’ordinanza. Lui, il sindaco-cacciatore, continua – o almeno ci prova – sulla sua strada. «Io ho fatto quel che ritenevo giusto per richiamare l’attenzione sul problema degli allevatori della Lessinia danneggiati dalla presenza dei lupi e l’obiettivo è stato raggiunto: l’impressione, leggendo il dispositivo della decisione del Tar, è che la mia ordinanza, forse, sia stata letta un po’ distrattamente. Il fine non è quello di sparare ai lupi, ma di costringere l’Ispra a capire che vanno spostati dalla Lessinia perché è un territorio troppo antropizzato, dove il lupo non può convivere con l’uomo. Inviterei comunque le associazioni animaliste a prendere in considerazione anche la vita dei bovini, degli asini e degli altri animali sbranati dai lupi».
Intanto la sua ordinanza ha incassato un altro ricorso al Tar, questa volta da parte di Enpa, Lav, Wwf e Lega per la Difesa del Cane. E alle denunce di Corpo Forestale dello Stato e del Partito Animalista Europeo se ne è aggiunta, due giorni fa, una del Wwf. Roba che farebbe ripensare anche i fratelli Grimm, sul finale che fanno fare al lupo di Cappuccetto Rosso…
Angiola Petronio – Il Corriere del Veneto – 9 ottobre 2014