Dai Pirenei ai Sudeti, dalle Alpi al nord della Germania: in tutta Europa centinaia di agricoltori hanno dato fuoco ai loro falò per chiedere uno stop alle politiche di protezione del lupo. La protesta delle associazioni di contadini tedesche, grazie al passaparola e ai social, si è diffusa in tutto il vecchio continente. In Italia, l’epicentro è in Alto Adige dove, nella notte tra venerdì e sabato, sono stati accesi almeno una cinquantina di roghi, provocando la reazione di ambientalisti e animalisti. «Agli allevatori fa comodo prendere i contributi provinciali per il bestiame perso e per fare le protezioni che poi non fanno. È chiaro che se le pecore vengono lasciate all’aperto, il lupo le attacca», ha detto al Corriere dell’Alto Adige Alessia Politi, presidente di Legambiente Alto Adige.
«Siamo stufi di questa situazione» aveva spiegato il presidente dell’associazione dei contadini Leo Tiefenthaler. Solo nel 2018, assicurano, i tre branchi di lupi in Alto Adige hanno ucciso più di quaranta agnelli. Quest’anno gli attacchi si sono intensificati e i contadini hanno iniziato a mettere gli animali sbranati ai bordi delle strade accanto a cartelli di protesta.
Tuttavia, nonostante l’insistenza della Suedtiroler Volkspartei, il partito della minoranza tedesca, il ministero dell’Ambiente non ha mai dato l’autorizzazione ad abbattere i lupi. Anzi il governo ha impugnato la legge con cui la Provincia di Bolzano e quella di Trento autorizzavano l’abbattimento degli esemplari pericolosi. «Il lupo non è più una specie a rischio estinzione, non può più essere protetto in questo modo» sentenzia l’assessore altoatesino all’agricoltura Arnold Schuler ricordando che in pochi anni la popolazione di lupi in Italia è passata da poche decine a diverse migliaia.
I due schieramenti
Da una parte ci sono gli ambientalisti, dall’altra gruppi di agricoltori di molti Paesi dell’Ue
«Il vero problema — chiarisce Luigi Spagnolli, direttore dell’ufficio caccia della Provincia di Bolzano — è la confidenza che questi animali hanno con l’uomo. È un secolo che non si spara più ai lupi, ora non hanno più paura dell’uomo e si avvicinano alle zone abitate senza remore». Dalla Spagna alla Germania, dalla Polonia alla Svizzera, passando per Repubblica Ceca, Austria, Francia e Slovenia, sono migliaia gli agricoltori che hanno aderito alla protesta contro «quell’ambientalismo da salotto» che, per il governatore altoatesino Arno Kompatscher, «la natura la vede solo in televisione e non tiene in considerazione le esigenze di chi, come i contadini, vive a stretto contatto con l’ambiente e sa che la convivenza con i grandi predatori può essere anche molto spiacevole». Ma l’iniziativa dei contadini è stata oggetto di molte critiche: «Il lupo — dice ancora Politi — si muove di notte e quindi fa sorridere chi parla di attacchi ai frequentatori della montagna». E dal Wwf interviene Marco Galaverni, responsabile specie e habitat: «Invece di prendere in giro gli agricoltori invocando abbattimenti che sono illegali, la politica dovrebbe convincere i contadini ad adottare quelle misure che possono proteggere il bestiame».
Il Corriere della Sera