Jenner Meletti. Asiago (Vicenza) . I camion sono già pronti. Via tutti dalle malghe: vacche e manze, pecore, asini e uomini. Via anche i cani, che tanto non servono a nulla. Da quando su queste montagne è arrivato l’orso, stanno sempre accanto alla casa, tremano e non seguono più le vacche al pascolo. Malga di Campo Mandriolo, altezza metri 1.709, al confine con il Trentino. «Andiamo via subito — dicono Fabio e Modesto Spiller dell’azienda agricola La Ferrata — anche se dovremmo restare fino al 30 settembre. L’orso mi ha distrutto la mandria. Dal 21 giugno ad oggi ha ucciso 8 vacche e un vitello. Ne ha ferite altre due, che poi ho dovuto abbattere. Mi restano altre 58 vacche e una ventina di vitelli, ma non so dove siano. L’orso non fa male solo alle mucche che colpisce. Crea il panico e le bestie terrorizzate scappano nei boschi, cadono nei dirupi».
In qualche malga accendono i fuochi, quando scende il buio. Sperano di tenere lontano M4, dove M sta per maschio e 4 è il numero della provetta con il suo Dna. M4 ha anche un nome, Genè, e un soprannome: il Biondo, perché accanto alle bestie ammazzate sono stati trovati peli del collo di questo colore. Due quintali di peso, sei anni di vita. È l’orso più predatore d’Italia. L’anno scorso ha ucciso 15 bovini sul monte Baldo (8 sul versante trentino, 7 su quello veneto) e da metà giugno ad oggi 23 fra vacche, manze e vitelli, 2 asini e una capra nell’altopiano di Asiago. «Quanti siano i bovini dispersi — dice Fabio Spiller — lo scoprirò se e quando potrò radunare gli animali scappati. Ho già trovato anche vitelli morti che non sapevo nemmeno fossero nati. In malga le vacche sono sempre all’aperto e quando partoriscono nascondono il piccolo per proteggerlo dai predatori. Lo prendono con sé tre o quattro giorni dopo, quando cammina bene. Ho visto uno di questi vitellini morti accanto alla madre che era stata sventrata dall’orso e non poteva dargli il latte. Viene da piangere, quando trovi la vacca con gli occhi sbarrati dal terrore, con la schiedifficile, na spezzata dalla zampata dell’orso, la pancia aperta e ancora viva. Quelli che parlano della libertà dell’orso, della sua natura di predatore e del suo benessere, dovrebbero venire qui e osservare le mie bestie massacrate».
Da parte delle istituzioni — Regione, Forestale e guardie provinciali — tanti consigli e nessuna decisione. «Ci dicono — racconta Giacomo Rigon, malga Galmarara, 1.611 metri, due vacche uccise e 8 ferite — che dobbiamo fare i re- cinti, di legno ed elettrici. Non servono a nulla, anzi. Le vacche chiuse in un recinto — quando arriva l’orso che comunque riesce a superare o abbattere pali di legno o fili elettrificati — si butterebbero l’una sull’altra, ammazzandosi o ferendosi. Noi allevatori non ce l’abbiamo con l’orso. Ce l’abbiamo con questo M4, che è un killer. Se non viene eliminato lui, nessuno l’anno prossimo tornerà in malga».
Ormai da anni c’è un equilibrio fra i predatori reinseriti nel territorio (soprattutto orsi e lupi) e l’uomo. Qui sull’altipiano — 76 malghe alte, 5.500 bovini a pascolo libero, 5.000 pecore e 250 fra malgari e pastori) — si è arrivati al punto di rottura. In prima fila, a chiedere che «questo » orso sia messo in condizioni di non nuocere, ci sono i contadini e gli allevatori della Coldiretti.
«Noi vogliamo — dicono Giovanni Pasquali, direttore dell’associazione nel vicentino e Dino Panozzo, presidente sull’altipiano — che questo animale sia catturato, provvisto di radio collare e spostato in una zona non popolata come la nostra. I malgari scendono tutti dalla montagna perché hanno paura di perdere il loro capitale. Una vacca limousine costa 2.400 euro, una frisona fra 1.900 e 2.000 euro. Non hanno ricevuto rimborsi, nemmeno per le spese di smaltimento delle vacche uccise, più di 200 euro per ogni capo. Senza malghe la nostra montagna sarebbe un disastro. Non solo per gli allevatori, per tutto il turismo ».
Per «l’orso che stermina l’altopiano » la Coldiretti chiede anche di «abbandonare i protocolli standard per applicarne uno alternativo ». Traduzione: usare i fucili. Posizione non certo isolata. I sindaci dell’altipiano si sono incontrati per valutare una norma che permetterebbe l’abbattimento di animali che rappresentino un pericolo, anche solo potenziale, per persone e cose. «Questo — ha dichiarato Valentino Frigo, sindaco di Roana — è un animale malato. Uccide per il gusto di uccidere. A che serve mettergli il radio collare? Sapere dov’è non impedirà certo che uccida ancora». Del resto M4 è ricercato dall’anno scorso in Trentino, da giugno sull’altipiano e non è mai stato rintracciato.
«Anche stanotte — dice Marina Bizzotto, commissario capo della Forestale di Vicenza — il nostro appostamento è andato a vuoto, per la dodicesima volta. Usiamo il “laccio di Aldrich”, una trappola che viene messa attorno a uno degli animali già uccisi. Ma M4 è un “over killing”, ammazza e non consuma le sue prede e quindi quasi mai torna sul luogo dove ha ucciso. Vorremmo sedarlo e mettergli il radio collare, secondo il protocollo Pacobace (Piano d’azione per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro orientali). M4 è stato definito orso “dannoso” ma non “pericoloso” per l’uomo. L’abbattimento non è dunque ammesso. C’è anche una richiesta di messa in cattività ma il ministero non ha dato ancora una risposta precisa». A Campo Mandriolo Modesto Spiller, 77 anni, esce con un secchio pieno di sale e mangime. «Una volta bastava picchiare sul secchio e le vacche arrivavano. Adesso stanno nascoste, forse ferite. Qui l’orso ha ucciso. Loro ne sentono ancora l’odore ».
Repubblica – 30 agosto 2014