A mille giorni dall’arrivo del Covid, calcola l’Iss, il tasso di letalità è sceso allo 0,2% dal 19,6% della prima ondata. Il dato indica i decessi in rapporto ai contagi ufficiali. È il doppio dell’influenza, ma da 10 settimane nel mondo i decessi scendono: meno 11% negli ultimi 7 giorni. «Anche in Italia siamo in calo» conferma Carlo La Vecchia, epidemiologo dell’università di Milano. «L’ultima ondata è stata rapida. L’aumento dei casi è partito il 14 settembre, con la ripresa di scuola e attività autunnali. La discesa è iniziata il 14 ottobre. Il picco ha raggiunto i 42mila casi al giorno di media settimanale (ora siamo a 32mila), con 82 decessi ». La zuppa invernale si preannuncia insomma tiepida. «Nel breve termine, e nonostante un possibile aumento di casi dovuto a BQ.1, ci aspettiamo un inverno tranquillo» prevede La Vecchia. Ma saremmo più tranquilli ancora se non ci fossero un paio di bandierine rosse. La prima riguarda la Germania, con un’ondata inaspettatamente alta che ha raggiunto i 136mila casi a metà ottobre, con una crescita dei decessi importante: mercoledì erano 196. Il sospetto è che il Paese abbia vissuto in anticipo l’ondata di BQ.1 (Cerberus) che, secondo l’Ecdc (European centre for disease control), diventerà predominante in Europa a fine novembre, ha una buona abilità nell’evadere gli anticorpi e porterà a una crescita dei contagi. Nel mondo, secondo Ihme, le varianti faranno salire i casi quotidiani dai 17 milioni odierni a 18,7 milioni a fine gennaio 2023.
Una seconda bandiera rossa viene segnalata da Fiaso, la Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere. I ricoveri dei pazienti positivi sono diminuiti del 5% dopo 4 settimane di crescita. Ma la Federazione — che distingue i ricoverati “con” Covid da quelli “per” Covid, nota una forbice tra la prima categoria (che cala del 14,4%) e la seconda, che aumenta del 4,7%. «I ricoverati con Covid — spiega il presidente di Fiaso Giovanni Migliore — si trovano in ospedale per i motivi più diversi e negli screening di routine vengono trovati positivi. I ricoverati per Covid hanno effettivamente i sintomi respiratori causati dal virus».
La terza bandierina rossa è che il coronavirus avrà anche le unghie meno affilate, ma sa benissimo come scegliere le sue vittime: «Il 33,3% dei ricoverati in terapia intensiva non è vaccinato. Gli altri, in maggioranza hanno una vaccinazione incompleta o datata» secondo Migliore. «Non abbiamo più casi gravi fra i 40 e 50enni — aggiunge La Vecchia — ma sempre fra anziani e fragili. Per proteggerli serve anche il vaccino contro l’influenza. Sono tre anni che non abbiamo una circolazione importante, e durante il suo inverno l’Australia ha visto un’epidemia sostenuta. È possibile che lo stesso accada anche da noi». E se nel breve periodo non sono attese sorprese, nel lungo periodo c’è l’incognita Cina, con 1,4 miliardi di persone suscettibili all’infezione. «La Cina aveva i mezzi per comprare i vaccini occidentali, ma ha scelto di non farlo» commenta La Vecchia. «Ora si ritrova una popolazione poco immunizzata. Con una variante contagiosa come Omicron, è costretta alle chiusure».