Giuseppe Bottero. «La situazione non si è ancora stabilizzata». Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti non si nasconde: dopo i dati di aprile, che facevano intravvedere un cambio di marcia, il mercato del lavoro è tornato a viaggiare in folle. A maggio, infatti, il tasso di disoccupazione è rimasto fermo al 12,4%, una percentuale ben superiore alla media degli ultimi dieci anni (8,9%) ma comunque in calo rispetto al record triste (13%) toccato lo scorso novembre.
Nel mese, spiega la fotografia dell’Istat, ci sono stati 63 mila occupati in meno rispetto a quello precedente e, di conseguenza, il tasso di occupazione è tornato a scendere al 55,9%, in calo (-0,1%) su aprile ma in aumento (+0,3%) sul 2014. Secondo l’istituto di statistica le politiche del governo, e in particolare il Jobs Act, «sembrano aver avuto effetto su aprile ma non su maggio». Se il tasso di disoccupazione non ha ripreso a salire, ragionano i ricercatori, è perché a compensarlo c’è stata una contrazione simile della forza lavoro. A sfilarsi dal mercato sono soprattutto giovani e donne, che sono andati ad ingrossare l’esercito degli inattivi: sono 36 mila, e il tasso è salito dello 0,3 per cento.
I segnali positivi
Un minuscolo segnale positivo arriva dagli under 25: il tasso di disoccupazione è calato di un decimo, al 41,5 per cento. Corrono però i contratti interinali, che spesso anticipano le tendenze: il balzo è del 12%, spiega Assosomm, l’Associazione di categoria che riunisce le agenzie per il Lavoro. «Il peggio è alle spalle, tuttavia crediamo che la discesa della disoccupazione sarà lenta e irregolare, visto che la ripresa resta debole e che non è escluso che nei prossimi mesi possa riprendere la tendenza al calo degli inattivi – sintetizza Paolo Mameli, economista di Intesa Sanpaolo -. Riteniamo che il tasso dei senza lavoro possa rimanere superiore al 12% anche nel resto dell’anno».
I timori dei sindacati
Uno scenario che preoccupa i sindacati: «Senza investimenti e creazione di posti di lavoro le norme introdotte produrranno ulteriore instabilità», dice il segretario confederale Cgil, Serena Sorrentino. Mentre Gigi Petteni della Cisl parla di «un quadro di incertezza» e di «ripresa troppo lieve». Per la Uil infine «la fotografia scattata dall’Istat non fa essere ottimisti».
I prezzi
Sul fronte dei prezzi, invece, giugno ha confermato la mini-inflazione di maggio, lo 0,1 per cento. Per l’Italia è il terzo mese fuori dalla deflazione, ma ancora il tasso non è tornato su livelli di sicurezza, nonostante gli sforzi della Bce per portarlo verso il 2 per cento.
L’inflazione di fondo, al netto degli alimentari non lavorati e dei beni energetici, è ferma allo 0,6% e sono stabili anche i prezzi del cosiddetto «carrello della spesa». Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, vede il bicchiere mezzo pieno e osserva come sia «positivo» il dato sui prezzi perché «conferma il proseguimento del percorso di uscita dalla deflazione». Più pessimista, il presidente di Confesercenti, Massimo Vivoli, ritiene l’inflazione «sostenuta principalmente da fattori stagionali: segno di una domanda interna ancora troppo debole, seppure in miglioramento». Mentre il presidente di Federdistribuzione, Giovanni Cobolli Gigli, parla di un Paese «in stallo» e chiede provvedimenti per rilanciare i consumi.
La Stampa – 1 luglio 2015