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Mail, conti, social: chi ci penserà quando non cisaremo più?

Viviamo disperatemene digitali, ma moriamo ancora tremendamente analogici. Che ne sarà della nostra vita elettronica quando quella fisica sarà alfine estinta? Chi aprirà la nostra casella email? Chi accederà al nostro conto on line? Chi disporrà delle foto caricate sulla nostra pagina Facebook?

All’origine di questi interrogativi, degni di un Amleto 2.0, c’è Justin Ellsworth, un Marine americano, morto ventenne in Afghanistan nel 2005. Su richiesta della famiglia del soldato la Probate Court della Oakland County del Michigan, ordinò al provider statunitense Yahoo di consegnare ai genitori tutta la corrispondenza giacente nella casella di posta elettronica dello sfortunato giovane militare. Una circostanza contribuì a rendere il caso particolarmente interessante sul piano giuridico: secondo le condizioni generali d’uso di Yahoo (così come quelle di molti altri gestori di posta e servizi on line), in caso di morte del titolare la casella deve essere soppressa insieme all’intero suo contenuto.

Ed è così che, da quel momento, giuristi ed esperti stanno lavorando per incasellare nel giusto contenitore legale i rapporti e le tracce sempre più immateriali, ma non meno decisive, della nostra esistenza. Negli Usa solo 5 Stati su 50 hanno regole in materia e in Italia non esiste una legislazione su questi temi. Ma il nostro Paese affida da sempre il delicato passaggio tra l’aldiqua e l’aldilà ad una figura ben precisa: il notaio.

Sono i notai italiani, infatti, ad aver stilato un decalogo di suggerimenti per rendere più semplice e gestibile la nostra «eredità digitale». La regola principale è quella di affidare tutte le credenziali d’accesso (password e username di caselle email, social network, memorie cloud, ecc.) ad una persona di fiducia che, naturalmente, può essere anche un notaio. «Attenzione – spiega Ugo Bechini, membro della commissione informatica del Consiglio Nazionale del Notariato – meglio non affidare tutto al proprio partner… In caso di separazione, tutte quelle informazioni si possono trasformare in un’arma a doppio taglio». Notai, secoli di carte bollate, esperienza e consigli cinici ma giusti… Dunque, individuata la nostra persona di fiducia dobbiamo anche lasciare istruzioni chiare sul da farsi in caso di decesso. Come gestire la corrispondenza, quale salvare, quale distruggere, quale consegnare agli eredi.

«Si chiama mandato post mortem ed è ammesso dal nostro diritto – spiegano ancora i notai -. Poi ci possono essere anche adempimenti da assolvere verso terze persone. Come il caso di un fotografo che doveva consegnare i suoi scatti digitali ad un cliente, o chi ha la disponibilità di dati che appartengono al datore di lavoro: di regola questi devono essere restituiti». Un consiglio sensato, che però appare di difficile applicazione, è quello che i notai danno a proposito della sede dei nostri dati digitali. «Se social network, gestori di posta elettronica e servizi cloud sono all’estero, c’è il rischio di lunghe e costose controversie internazionali – suggerisce ancora Bechini – anche perché, al netto del caso del soldato Ellsworth, molti di quei fornitori adottano ancora la regola della cancellazione di tutti i dati alla morte dell’utente. Solo Facebook “congela” temporaneamente la pagina dando agli eredi la possibilità di accedere alle informazioni caricate. Qui in Italia, invece, ci siamo confrontati con Telecom che ha deciso di consegnare la posta elettronica agli eredi del defunto». Resta il dubbio di come faccia, ad esempio Google, a sapere della nostra dipartita… ma forse avrà inventato un algoritmo che legge i necrologi di tutto l’universo.

Fino a qui la questione dei dati, sensibili, certo, ma senza valore patrimoniale. Ma cosa succede con i conti on line, le disposizioni testamentarie e le altre vicende di rilevanza economica? «Affidare la password del conto a qualcuno non significa lasciargli la risorsa in caso di morte: un conto online non è altro che l’estensione virtuale di un conto reale. Quindi, per esempio, in una coppia non sposata e senza figli, saranno comunque fratelli e genitori ad ereditare la giacenza sul conto on line, in assenza di un testamento. Gli eredi potranno quindi reclamare quanto loro spetta attraverso i canali tradizionali» spiegano ancora i notai.

Ma se il caro estinto ha scritto una email in cui stabilisce chiaro e tondo che la collezione di francobolli di valore deve andare al compagno di scoperte numismatiche? Non vale nulla come ogni disposizione testamentaria non olografa (cioè non scritta a mano). Spetterà al buon cuore degli eredi accontentare la volontà digitale del de cuius…

L’Unità – 16 luglio 2012

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