La crisi Russia-Ucraina aveva dato una prima scossa ai prezzi dei cereali. Ma è dagli Usa che è arrivato l’impulso decisivo per il rally, in particolare quello del mais che al Cbot si è spinto – insieme ai semi di soia – ai massimi dall’estate 2013, oltre la soglia non solo psicologica, ma anche tecnica di 5 $/bushel.
L’Usda nella serata italiana di lunedì ha diffuso stime che il mercato ha accolto con allarme: non solo le scorte Usa al 1? marzo erano inferiori alle attese, ma le semine si annunciano limitate a 91,7 milioni di acri (-4% rispetto all’anno scorso). Le scelte privilegeranno la soia, che vedrà un’estensione record dei terreni, ma che per ora resta scarsa nei silos, con scorte ai minimi da 10 anni.
Per il mais gli scenari sembrano essersi capovolti, quanto meno nella testa degli operatori: lo scorso novembre le quotazioni, schiacciate dalla prospettiva di raccolti da primato, languivano ai minimi triennali (412 USc/bu), mentre oggi minacciano di salire ben oltre 500 USc/bu e nei report degli analisti è un fiorire di commenti sullo straordinario risveglio dei consumi, sia per mangimi animali che per biocarburanti. Non a caso, visto che negli Usa il prezzo dell’etanolo è salito tanto da superare quello della benzina. In più ci si è messo l’allarme Ucraina, anche se l’export da Kiev non si è mai interrotto.
Il Sole 24 Ore – 2 aprile 2014