Il governo è moribondo, ma in questi giorni i ‘tecnici’ si danno molto da fare: con decisioni, nomine e decreti. Obiettivo? Farsi notare per non restare fuori dai giochi al prossimo giro
Meno male che il governo dovrebbe avere le scatole per il trasloco pronte: mentre il ministro degli esteri Terzi si rimangia la parola con l’India, quello dell’Ambiente Corrado Clini sforna per decreto la Strategia Energetica Nazionale fino al 2020, quello del welfare Elsa Fornero sta per firmare il terzo decreto per salvaguardare altri 10 mila esodati, il suo sottosegretario Michel Martone trova il modo di sbloccare quasi 5 miliardi di euro per il trasporto pubblico locale e il responsabile uscente dello Sviluppo economico Corrado Passera twitta felice l’inattesa approvazione dello Statuto della Agenzia per l’Italia digitale.
Una raffica di provvedimenti, decreti e decisioni, insomma, che stanno costringendo gabinetti e uffici legislativi a un super lavoro imprevisto.
Non senza polemiche. Il sospetto, avanzato da più di una parte, è che l’operosa ribalta di alcuni ministri uscenti potrebbe tornare utile per farsi recuperare in un nuovo governo ‘ad interim’ in vista di possibili elezioni. Una strategia, però, che non a tutti piace.
E’ il caso del piano energetico licenziato dal ministro dell’Ambiente, che Greenpeace, Legambiente e Wwf hanno subito bollato come un “colpo di mano illegittimo”, lontano da qualunque princìpio di ordinaria amministrazione e disbrigo d’affari correnti da parte di un governo dimissionario.
Per di più, investendo sulle risorse petrolifere nazionali che, a quanto pare, tra sfruttamento dei fondali marini e del sottosuolo basterebbero a coprire il fabbisogno per non più di un anno e ignorando del tutto la questione dell’inquinamento da energie fossili.
Identiche obiezioni d’opportunità, stavolta a latitudine Pd, sono state rivolte a Passera e a Patroni Griffi per la neonata Agenzia per il digitale, l’avatar sul quale graverà il compito di digitalizzare tutta l’attività della Pubblica Amministrazione e razionalizzare le scelte sugli investimenti sulla rete e sulle infrastrutture informatiche. Anche se poi, la battaglia s’è subito spostata sulle nomine, creando più di una frizione tra Catricalà, regista delle nomine di Palazzo Chigi, Passera e Profumo e finendo, alla fine di una lunga serie di veti incrociati, per convergere su Agostino Ragosa, 62 anni, campano, un passato in Telecom e poi a Poste italiane. Ragosa potrà contare su una succulenta dotazione di 16 dirigenti e 150 dipendenti, “alla faccia della spending review” sussurra un ex deputato democrat.
Mentre sull’Agenzia arriva il via libero, inatteso e per niente scontato, del M5S che con Alex Curti, responsabile connettività del pianeta grillino, parla di una “razionalizzazione attesa, all’insegna della trasparenza e dell’ascolto dei cittadini”.
E poi c’è Michel Martone, che di tornare in cattedra pare non abbia proprio voglia. Con mossa felina, incassa le simpatie della triplice sindacale, prendendosi in carico, in piena campagna elettorale, il bollente dossier per il rinnovo del contratto del trasporto pubblico locale, scaduto da oltre cinque anni, e per il quale è stato necessario reperire in fretta e furia 4,9 miliardi di euro per raggiungere un accordo che riguarda circa 116 mila lavoratori. Accordo trovato tra le parti, ultimi dettagli da definire, giusto giusto, nei prossimi giorni di fuoco.
Uno strano tempismo, almeno a sentire un ex deputato di Fli, si è pure rivelato essere quello di Giulio Terzi, la cui partita sul caso dei marò è finita a poche ore dalla scelta di cosa fare del suo futuro. Obiettivo: la poltrona di Segretario Generale della Farnesina, “il sogno di una vita”, dicono.
Intanto, a parte Mario Monti concentratissimo sulla partita da giocarsi al Senato per la Presidenza, altri un altro tecnico di peso sta lavorando per costruirsi un futuro. E’ Andrea Riccardi, eminenza grigia dell’ortodossia montiana, che avrebbe ricevuto l’incarico di organizzare la strategia a venire dei due gruppi parlamentari, compreso il lavoro di contrattualizzare e stabilizzare dipendenti e funzionari di partito.
L’Espresso – 14 marzo 2013