Con il sì del Senato alla riforma delle PA passano anche i nuovi criteri per la scelta dei manager di Asl e ospedali. I Dg avranno un loro albo nazionale e le Regioni dovranno sceglierli esclusivamente da lì. Ma non basta: se non raggiungeranno e non rispetteranno i target di qualità decadranno automaticamente e lo deciderà la commissione nazionale, non la Regione. La selezione avverrà per titoli di studio, scientifici e di carriera, dinanzi ad una commissione nazionale di esperti. I soggetti selezionati, se in possesso dei necessari titoli di onorabilità, potranno iscriversi ad un elenco tenuto presso il ministero della Salute, aggiornato con cadenza biennale e previa nuova selezione. Potrà essere nominato direttore generale soltanto chi, avendo superato la selezione, è iscritto in tale elenco. Nel caso in cui il direttore generale non raggiunga gli obiettivi prefissati sia economico finanziari, sia con riferimento ai Livelli essenziali di assistenza e al programma valutazione esiti, o incorra in fatti di mala gestio, sarà soggetto alla decadenza automatica dall’incarico. La scheda
E il suo nominativo verrà cancellato dall’elenco nazionale. Non sarà pertanto più nominabile presso alcuna azienda sanitaria, fatto salvo il superamento di un nuovo concorso.
La rivoluzione arriva anche per direttori sanitari e amministrativi. Anche per questi la nomina sarà possibile soltanto all’esito di un una selezione per titoli di studio, scientifici e di carriera su base regionale e previa iscrizione in un apposito albo. Se il direttore sanitario o amministrativo non raggiungerà gli obiettivi contrattuali prefissati ovvero incorrerà in fatti di mala gestio anche per lui scatterà la decadenza automatica dall’incarico e la cancellazione dall’albo.
“Ce l’ho fatta”. Il ministro Lorenzin che abbiamo raggiunto oggi al telefono è raggiante: “Quando ho scritto le nuove norme per la scelta dei manager di Asl e ospedali del Servizio sanitario nazionale all’interno della riforma della Pubblica Amministrazione della collega Marianna Madia, lo scetticismo di molti era evidente. Non passeranno mai, vedrai…mi dicevano”. “E invece ce l’abbiamo fatta. La politica e il particolarismo escono dalle nomine di direttori generali, sanitari e amministrativi e il ministero, quale garante dei Lea e della qualità delle prestazioni sanitarie, si riprende il suo ruolo in modo chiaro e trasparente”.
L’entusiasmo del ministro della Salute è del resto motivato. Dopo anni di tira e molla in Parlamento – con numerosi tentativi portati avanti da governi di diverso colore per cambiare i criteri di scelta e di selezione della classe dirigente del Ssn, sui quali la politica ha sempre fatto la parte del leone con scelte non sempre basate esclusivamente sul merito – stavolta il traguardo pare realmente prossimo. “Con il sì del Senato il cammino della riforma è ormai consolidato. Non ci aspettiamo sorprese alla Camera, soprattutto sulla parte che ci riguarda più da vicino, tant’è che stiamo già lavorando ai decreti attuativi per essere pronti a luglio”.
“E a quel punto tutto cambierà. Ci sarà un Albo nazionale dei direttori generali di Asl e ospedali presso il ministero della Salute, dove si accederà, previo avviso pubblico, sulla base del possesso di determinati titoli formativi e professionali e la selezione dei candidati sarà affidata ad una Commissione nazionale formata da esperti nazionale e regionali. L’Albo non sarà un elenco statico, ma si rinnoverà ogni due anni con un nuovo concorso”.
“Le regioni quindi manterranno ovviamente il potere di nomina ma dovranno scegliere esclusivamente dall’Albo nazionale, senza scorciatoie o eccezioni. Ma non basta. Abbiamo modificato e reso realmente stringente la verifica dell’operato dei manager sanitari. E la verifica la farà la Commissione nazionale. E non più, come di fatto avviene oggi, solo sul rispetto delle indicazioni economiche e di budget, ma in riferimento al raggiungimento di chiari obiettivi di qualità e di rispetto dei Lea e degli indicatori di esito delle strutture da loro gestite. Se il manager non risponderà appieno a questi target, e quindi non migliorerà le performance sanitarie e assistenziali della sua azienda, sarà rimosso e a rimuoverlo sarà la Commissione nazionale non la Regione. Perché la garanzia della qualità delle prestazioni sanitarie è, e deve essere, una responsabilità nazionale”.
“Ma non ci siamo fermati al vertice delle Asl. Con questa riforma anche i direttori sanitari e amministrativi saranno soggetti a una diversa selezione e la loro nomina non sarà più una prerogativa esclusiva e ‘personale’ del direttore generale. Egli dovrà infatti sceglierli nell’ambito di un elenco pubblico regionale, dove si accede per titoli e colloqui, con selezione affidata ad una commissione regionale composta da esperti qualificati. Come per l’albo dei DG anche l’elenco dei direttori sanitari e amministrativi sarà rinnovato ogni due anni e anche per loro saranno applicati precisi criteri di valutazione sulla base di obiettivi precisi che, se non verranno rispettati, comporteranno la decadenza automatica dai loro incarichi”.
“Insomma questa riforma è un vero cambiamento e risponde a quella richiesta di competenza e merito della classe dirigente alla quale finalmente diamo una risposta concreta. Una riforma che si inserisce nel lavoro che abbiamo portato avanti con il Patto per la Salute, la sanità digitale e la revisione dei Lea per una sanità più moderna, efficiente e soprattutto di qualità”.
Cesare Fassari – Quotidiano sanità – 2 maggio 2015