Un’eventualità che si è rapidamente tramutata in certezza. La scossa pandemica che investe il sistema sanitario sconsiglia alla Regione un cambio affrettato ai vertici di Ulss e Aziende, viceversa il contratto dei direttori generali sarà prorogato rispetto alla scadenza naturale del 31 dicembre. Contemplato da un decreto ministeriale, il prolungamento del mandato coinvolgerà tredici figure apicali e avrà, presumibilmente, una durata trimestrale, salvo manifesta indisponibilità degli interessati. Sullo sfondo, procede la ricerca dell’erede di Domenico Mantoan, “zar” dell’Area sanità e sociale per un decennio, migrato infine a Roma, dove abbina il timone di Agenas (il braccio operativo del ministero della salute) alla presidenza dell’Agenzia del farmaco. A Venezia ne ha assunto l’interim Gianluigi Masullo, apprezzato capo del dipartimento bilancio, ma una decisione definitiva al riguardo si impone.
Il Mattino di Padova. La prudenza di Luca Zaia, par di capire, è dettata da due circostanze essenziali. Anzitutto, il grado di inclusione, mai così elevato, dei dg nella gestione materiale della crisi, con videoconferenze giornaliere che consentono al governatore del Veneto – e agli assessori “guardie del corpo” Manuela Lanzarin e Giampaolo Bottacin – di monitorare nel dettaglio l’attività, i bisogni e le criticità del circuito ospedaliero (“Il censimento di personale, materiali L’emergenza Covid sconsiglia cambi ai vertici di Ulss e Aziende entro il 31 dicembre, allargando l’esame ai versanti “sensibili”, dalle cure domiciliari alla profilassi territoriale, con frequenti correzioni in corsa. Problematico, allora, rinunciare al patrimonio di esperienze cumulate, ancor più riavviare il rapporto di sintonia nell’emergenza in atto.
UN PUZZLE COMPLICATO Né, ecco l’altra considerazione, l’opzione di un rinnovo potrebbe limitarsi a qualche riaggiustamento pilotato. Concluso il concorso nazionale, mancano i tempi tecnici affinché la commissione completi l’esame delle candidature entro San Silvestro. Nel frattempo alcune professionialità di rilievo – Luciano Flor (Azienda) e Domenico Scibetta (Ulss) a Padova, Adriano Rasi Caldogno (Belluno), Antonio Compostella (Rovigo) – sono avviate alla quiescenza; altri uscenti, è il caso di Giuseppe Dal Ben (Venezia) e Francesco Benazzi (Treviso), concorrono a traguardi di prestigio; e a scalpitare sono anche l’emergente Mauro Bonin, Carlo Bramezza (Veneto Orientale), il “cavallo di ritorno” Gino Gumirato nonché l’attiva Patrizia Simionato (Azienda Zero). Un caso a parte è quello rappresentato da Francesco Cobello, investito dal ciclone batterico che ha seminato la morte tra i neonati di Verona: salvo sorprese, cederà il passo a Giovanni Pavesi, oggi in forza a Vicenza.
CACCIATORI DI TESTE ALL’OPERA Un puzzle complicato, insomma, che vieta mosse improvvisate. Né va escluso in partenza il ricorso ad un professionista estraneo alla sanità veneta quale successore di Mantoan. Certo, al riguardo era circolato il nome del veterano Dal Ben (senza conferme né smentite da parte di Palazzo Balbi) ma una scelta “interna”, avverte uno stretto collaboratore di Zaia, rischierebbe di innescare risentimenti e tensioni tra gli esclusi. L’ostacolo maggiore – secondo i “cacciatori di teste” – è di natura finanziaria, perché i compensi erogati dalla Regione non reggono gli standard privati. Di qui la mossa del governatore che, in avvio di legislatura, ha firmato una proposta di legge che eleva da 140 a 266 mila euro lo stipendio annuale del top manager innalzando a 65 anni l’età utile alla nomina. Basterà?
Manager della sanità regionale e stipendi: tetto portato da 166 a 240 mila euro
Il Corriere Veneto. Consiglio regionale «volante» in cui le tappe sono stata bruciate per approvare due provvedimenti urgenti caldeggiati da Palazzo Balbi: il bonus Covid anche ai medici e ricercatori universitari e l’app Zero Covid Veneto. Fra i progetti di legge che il presidente della Regione Luca Zaia vuole su una corsia veloce a Palazzo Ferro Fini c’è, però, anche l’aumento dei tetti agli stipendi dei manager della sanità regionale. parliamo dello stipendio dei direttori generali delle aziende sanitarie regionali perché non mancano solo medici, infermieri e operatori sanitari. Anche il lento ma continuo esodo delle figure apicali, snodo nevralgico per la macchina della sanità, pesa in tempi di emergenza pandemica.
Ed è fatale che l’esodo sia verso luoghi in cui il trattamento economico è migliore. Ne ha parlato ieri lo stesso Zaia: «I cacciatori di teste hanno poca fortuna nella ricerca dei nuovi direttori generali, perché l’attuale retribuzione è più bassa rispetto al mercato. Abbiamo dunque deciso di aumentare loro lo stipendio dagli attuali 166mila euro a un tetto massimo di 240mila». La modifica deve ancora passare al vaglio di due commissioni regionali, quella dedicata alla Sanità, la Quinta, e quella che si occupa del bilancio, la Prima. Se ne parlerà nelle prossime settimane anche se il prossimo consiglio potrebbe tenersi non prima di due settimane, venerdì 27, proprio per dar modo alle commissioni di procedere con le valutazioni. In via d’approvazione anche la gara chiusa da Azienda Zero per l’acquisto di 100mila saturimetri, che potranno essere consegnati ai pazienti in cura domiciliare.
Nel frattempo, ieri, l’assemblea regionale ha approvato all’unanimità la legge che estende il riconoscimento economico per i sanitari impegnati nel fronteggiare l’emergenza Covid anche ai professori e ricercatori universitari impegnati nell’assistenza e agli specializzandi del quarto e quinto anno. Si parla di una cifra fra i 600 e i 2.000 euro che saranno finanziati con la dotazione regionale per i Lea (Livelli essenziali di assistenza ndr ) e le donazioni di privati. «Un segno di gratitudine – ha detto il relatore e capogruppo della Lista Zaia Alberto Villanova – per lo straordinario impegno e l’abnegazione di tutto il personale sanitario». Sì anche dalle opposizioni (Pd, Europa Verde, Veneto che vogliamo). Degli emendamenti proposti dall’opposizione è passato il principio che le premialità siano proporzionali al rischio di esposizione al contagio e non allo stipendio. Via libera ma a maggioranza (40 sì e 10 astenuti) e con puntigliosa opposizione della minoranza, invece, per l’app di biosorveglianza Zero Covid Veneto. Il relatore della legge Luciano Sandonà (Zaia Presidente), presidente della prima commissione, ha specificato che «l’app è uno strumento per semplificare il lavoro dei medici di medicina generale e del Sisp» e che «l’app veneta sarà integrativa e non sostitutiva a Immuni». Costo dell’operazione: 200 mila euro quest’anno e 30 mila euro per il prossimo. Critico per il percorso non condiviso, il capogruppo Pd Giacomo Possamai. Più dura Vanessa Camani (Pd) che parla di provvedimento «contradditorio e confuso, al netto della questione privacy, scritto con il copia-incolla rispetto al decreto Immuni». L’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, si è detta pronta a presentarla nei prossimi giorni in commissione. A margine del consiglio, infine, si è chiusa l’ultima casella delle commissioni con l’elezione a presidente della Sesta (Cultura) sarà Francesca Scatto (lista Zaia), vice Elena Ostanel (Vcv) e segretario Enoch Soranzo (Fdi).