Le nomine dei nuovi direttori generali della sanità veneta saranno l’argomento di un punto stampa che il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia terrà oggi, sabato 29 dicembre, alle ore 13 a palazzo Balbi, sede della Giunta regionale a Venezia. Conclusa l’ultima seduta di giunta del 2012, licenziate duecento delibere di spesa (un po’ atti dovuti, un po’ strenne di fine anno) Luca Zaia ieri ha disertato il consueto punto stampa e si è barricato nel suo studio affacciato sul Canal Grande, al piano nobile di Palazzo Balbi. Tra le mani, la bozza di elenco dei nuovi direttori generali delle Ulss: una lista tormentata, perché l’assalto alla diligenza sanitaria dei partiti che lo sostengono, Lega e Pdl, non gli ha consentito di concludere le nomine in anticipo rispetto alla scadenza legale del 31 dicembre.
«Li sceglierò personalmente in base ai curricula e non accetterò interferenze esterne», il proclama del governatore del Veneto. Ma così non è stato. Illusorio attendersi che la politica si astenga dal metterci lo zampino.
La sanità regionale fattura 9 miliardi l’anno, impiega 60 mila persone, condiziona la qualità della vita di cinque milioni di cittadini: illusorio attendersi che la politica si astenga dal metterci lo zampino.
Ci ha provato, Zaia, affidando ai “cacciatori di teste” dell’agenzia Praxi l’opera di selezione dei candidati – 268 aspiranti a fronte di 21 poltrone disponibili – e ottenendo una rosa di potenziali manager dal profilo rispettabile. Poi, però, ha dovuto fare i conti con i caporioni del centrodestra, per nulla disposti a lasciargli mano libera. Così l’alleato pidiellino – per meglio dire, la costellazione di correnti e clan, talvolta personali, che compongono il partito berlusconiano – gli ha recapitato un elenco di “desiderata” tramite il vicepresidente Marino Zorzato. A seguire, la Lega, a sua volta divisa tra tosiani e post-bossiani, egualmente famelici
A complicare il rebus, le istanze dei territori, la pressione delle categorie, le sollecitazioni dei poteri forti, laici e religiosi. Qualche esempio? A Venezia il grande favorito è Giancarlo Ruscitti, già segretario generale alla sanità in Regione, sostenuto dalla Chiesa (amministra la Fondazione Opera San Camillo) da Cl e dall’assessore galaniano Renato Chisso. A Verona, nonostante i guai finanziari dell’azienda, Giusy Bonavina resterà al timone: dimenticati i trascorsi tricolori con An, è approdata alla corte di Flavio Tosi: blindatissima. A Padova arriverà Claudio Dario, pupillo dei leghisti trevigiani mentre nel capoluogo della Marca è lotta senza esclusione di colpi tra l’assessore regionale Remo Sernagiotto, sponsor di Francesco Benazzi, e il Carroccio che gli contrappone Giuseppe Dal Ben. Sommerso da schede, mail e puzzle difficili da comporre, Zaia prova a ritagliarsi un’autonomia, che peraltro la legge gli riserva. Ma la sua assomiglia a una fatica di Sisifo e allo staff non nasconde l’irritazione verso l’intrusività dei partiti che l’ha spinto (proprio lui, attento alla comunicazione al punto da farne un mantra quotidiano) a defilarsi per la prima volta dai riflettori, delegando a un drappello di volonterosi – gli assessori Ciambetti, Conte e Donazzan – il compito di rintuzzare i cronisti delusi. Non proprio un bel segnale. Stamani, convocato in fretta e furia, è previsto un faccia a faccia in giunta. Forse arriverà la fumata bianca. Forse.
Filippo Tosato – Il Mattino di Padova – 29 dicembre 2012