Siamo in alto mare sul canone Rai in bolletta elettrica. «Le imprese non sanno come fare: il rischio è che si arrivi impreparati alla scadenza del prossimo luglio»: l’allarme lo ha lanciato ieri Assoelettrica, che riunisce le aziende del settore, nel giorno in cui scadevano i termini per il decreto del ministero dello Sviluppo economico (Mise) necessario per risolvere i tanti nodi ancora sul tavolo.
Intanto Urbano Cairo, editore e proprietario di La7, attacca la riforma e definisce uno «scandalo» che alla tv di Stato vengano dati «300 milioni in più, dopo 8 anni di vacche magre e 4 anni in cui la Rai ha fatto un dumping incredibile sui prezzi. Unico soggetto in Italia». «Se uno avesse pensato attentamente a una riforma per fare male a tutti gli altri, non l’avrebbe fatta così bene», aggiunge con sarcasmo Cairo, rincarando la dose: «Il servizio pubblico deve essere definito dal governo e non dalla Rai. Perché il Tg1 è servizio pubblico e il tg di Mentana no? Perché Ballarò è servizio pubblico e Dimartedì no? Perché Crozza non è servizio pubblico e Sanremo o Panariello lo sono? Qualcosa in più dal governo me lo sarei aspettato, ma l’esecutivo non ha fatto nulla».
Tornando al canone in bolletta, introdotto con la legge di Stabilità 2016, la manovra prevedeva due atti specifici che devono essere emanati dal Mise e dall’Agenzia delle entrate. Il primo documento è per l’appunto il decreto attuativo che deve definire i dettagli della misura da emanare entro 45 giorni dall’entrata in vigore della legge di bilancio, cioè ieri. Dal dicastero di Federica Guidi fanno sapere che il decreto dovrebbe essere emanato «in tempi brevi». Nei prossimi giorni Mise, ministero dell’Economia, Agenzia delle entrate, Autorità e Acquirente unico si incontreranno per sciogliere i tanti nodi.
Nel secondo provvedimento annunciato nella Stabilità l’Agenzia delle entrate doveva definire le modalità per la presentazione dell’autocertificazione di chi non possiede una tv e, quindi, è esentato dal pagamento del canone: dall’Agenzia ricordano comunque che il provvedimento potrà arrivare «solo dopo il decreto del Mise».
Intanto, però, di tempo a disposizione non ne rimane moltissimo: «Le imprese devono predisporre i necessari sistemi informatici per emettere le nuove fatture modificate — ricorda il presidente di Asso-elettrica, Chicco Testa — e bisogna incrociare le banche dati. Occorre chiarire, tra l’altro, la questione dei ritardati pagamenti, la morosità, l’eventualità di un cambio di fornitore ai pagamenti parziali e i reclami ai contratti per i non residenti». Il documento presentato al Mise offre una lunga serie di casi in cui l’incertezza regna sovrana: cosa succede, per esempio, se un utente cambia fornitore di energia? Che fare in caso di ritardi di fatturazione nella emissione e, quindi, nella riscossione? Una vera e propria giungla di incognite. E lo stesso discorso vale anche per le famiglie. «Siamo convinti — avverte il Codacons — che a luglio si scatenerà un vero e proprio caos, con gli utenti e le aziende elettriche impreparate ad affrontare la novità». «Le famiglie ancora non hanno capito come avverrà il pagamento del canone — aggiunge l’associazione —, chi è tenuto a versarlo e per quali case. E non vogliamo pensare a cosa avverrà in caso di morosità o ritardi nei pagamenti».
Francesco Di Frischia – Il Corriere della Sera – 16 febbraio 2016