Situazione catastrofica per le carni bovine: «Il settore si trova in una situazione molto difficile poiché le cattive condizioni climatiche (inverno tardivo, forti precipitazioni) in numerosi Stati membri hanno ridotto l’approvvigionamento di mangimi. La disponibilità di foraggi per l’inverno è molto bassa e gli stock sono quasi esauriti».
«I produttori europei di carni bovine sono strangolati da costi di produzione elevati e da margini ridotti in un settore in cui il reddito agricolo è tra i più bassi» segnala il presidente del gruppo di lavoro “Carni bovine” del Copa-Cogeca, Pierre Chevalier.
Il segretario generale del Copa-Cogeca, Pekka Pesonen, ribadisce: «La produzione europea di carni bovine si trova in una posizione molto fragile e non è più redditizia. Visti i bassi ricavi dal mercato si rischia un forte impatto economico e sociale che aggraverà ulteriormente la crisi. L’aumento dei costi di produzione, la riduzione dei margini dei produttori e la mancanza di redditività avranno gravi ripercussioni sull’intero settore. Molta pressione deriva inoltre da alcuni negoziati commerciali bilaterali. Tali negoziati preoccupano fortemente il settore delle carni bovine.
È fondamentale che siano prese decisioni politiche per salvaguardare la produzione europea e per preservare il futuro del settore. Nei negoziati commerciali bilaterali si deve prendere in considerazione l’impatto sociale ed economico sul settore delle carni bovine».
Alimentare i bovini costa troppo. Ma risparmiare sulle materie prime di qualità può risultare non conveniente.
Giorgio Setti, Terra e Vita. Solo gli aiuti Pac permettono all’allevatore di bovine da latte di coprire i costi di produzione: lo ha dimostrato alla fiera Agriumbria Paolo Guardiani, agronomo del Cap di Piacenza, discutendo i dati della tabella 1, riferiti alla zootecnia lombarda e relativi a una produzione media annua di 9mila kg di latte per vacca. E all’interno dei costi di produzione particolarmente pesanti risultano i costi dell’alimentazione delle bovine: 5,17 euro al giorno per capo solo per l’acquisto degli alimenti. Come dire ben 0,19 euro per litro di latte, nel caso di una produzione media per vacca di 27 litri di latte al giorno.
Ma non è sempre vero, continua Guardiani, che produrre al minimo costo sia sempre la scelta più efficiente. Infatti «eliminare dalla razione, per risparmiare, alimenti di alta qualità che apportano principi nutritivi essenziali per raggiungere e mantenere elevate produzioni di latte, può causare una riduzione della produzione e dei ricavi. Conviene ricordare che produrre più latte comporta un aumento di costi riguardante unicamente l’aggiunta di principi nutritivi necessari a sostenere la produzione, gli altri costi sono comunque coperti».
Piuttosto dunque si può pensare, ha concluso l’agronomo piacentino, di «investire nella razione; e questo allo scopo di massimizzare la produzione, mantenere gli animali in salute, ingravidare gli animali nei tempi adeguati».
Costi di alimentazione troppo alti anche nell’allevamento dei bovini da carne, ha denunciato al convegno della fiera di Bastia Umbra – incontro organizzato dalla rivista Informatore Zootecnico – Fabiano Barbisan, presidente del consorzio Italia Zootecnica. Un vitello Charolaise, ha spiegato, può essere alimentato mediante una razione come quella della tabella 2. Ponendo che si acquisti l’animale al peso di 400 kg e che questo debba arrivare alla macellazione al peso di 720-740 kg, con un ciclo 210 giorni, il costo di alimentazione sarà di 441 euro; e aggiungendo le ulteriori spese diverse da quelle alimentari per 253 euro/capo, si raggiungono livelli di costo elevatissimi, 694 euro/capo.
Ora, vendendo il vitellone a 720 kg a prezzi come quelli attuali, particolarmente bassi (2,6 euro/kg), e aggiungendo 40 euro di premio accoppiato, il ricavo sarà di 1.912 euro per capo. Ma dato il più elevato prezzo d’acquisto dei vitelli a 400 kg (3,2 euro/kg) il totale dei costi sarà pari a 1.974 euro/capo, sensibilmente superiore alle entrate.
Agricoltura24 – 22 aprile 2013