Quotazioni impazzite che fanno squillare campanelli d’allarme a causa della forte dipendenza dall’estero. Dalle piazze mondiali per di più non arrivano segnali positivi. «Le politiche interne dei principali produttori mondiali sono volte a ridurre l’offerta e ad aumentare le proprie scorte interne – continua il presidente Assalzoo – sia per il forte aumento della domanda proveniente dalla Cina e altri paesi che nelle ultime settimane hanno incrementato fortemente la domanda di cereali e sia per soddisfare le esigenze produttive interne o per ripristinare le scorte strategiche».
Una difficile fase congiunturale le cui conseguenze si scaricano su una filiera zootecnica già in crisi a causa delle ripercussioni scatenate dal calo dei consumi della clientela Ho.re.ca. e ristorazione. «Si registra una contrazione dei consumi di carne di oltre il 30% sia sul mercato interno sia su quello estero – aggiunge Veronesi -. Inoltre aumenti così forti delle materie prime non possono essere mediati dall’industria mangimistica che di solito agisce da cuscinetto cercando di non ribaltare gli aumenti a ogni fluttuazione delle quotazioni perché in questa situazione i rincari devono essere per forza trasferiti sugli allevatori». Questi ultimi invece stanno soffrendo una forte crisi causata dal calo della domanda. Gli allevatori non sono in grado di sostenere l’aumento dei costi di produzione, di cui quello per alimentare gli animali rappresenta circa il 70%, e l’impennata delle materie prime corre il rischio di andare a incidere in modo importante su un settore già in crisi.
«Le previsioni non sono per una riduzione a breve dei costi delle materie prime e pesa l’incertezza portata dalla pandemia» continua il presidente. Inoltre molti paesi produttori aumentano le scorte riducendo le esportazioni. A questo si deve aggiungere il forte incremento della domanda cinese che sta dragando materie prime sul mercato mondiale per soddisfare le esigenze dei propri allevamenti, soprattutto di suini, dopo che l’epidemia di peste suina dello scorso anno ne aveva decimato i capi allevati mentre ora le stalle si stanno ripopolando in modo massiccio.
«Per queste ragioni stiamo chiedendo un tavolo di filiera per affrontare la questione insieme agli altri attori – continua Veronesi -. Chiediamo un aumento della produzione italiana di materie prime agricole per evitare una dipendenza dall’estero così eccessiva che ci espone in modo pericoloso agli umori del mercato mondiale». In chiave di rilancio un ruolo chiave lo potrebbe avere il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), una leva eccezionale per mettere in atto le riforme e gli interventi strutturali per recuperare produttività e competitività in chiave sostenibile. «Nel perimetro del piano il settore agro-zootecnico-alimentare deve ritrovare centralità perché da esso dipendono i bisogni primari del nostro Paese e la stessa tenuta socio-economica e ambientale dei nostri territori recuperati alla massima produttività – conclude il presidente -. Occorrono misure e strumenti mirati e specifici per favorire ricerca e sviluppo e per garantire l’adozione di tecnologie innovative e la digitalizzazione del settore con l’obiettivo di accrescere la sostenibilità e la competitività delle produzioni italiane, allo scopo di aumentarne la capacità produttiva e tendere all’autosufficienza alimentare».
enrico.netti@ilsole24ore.com