Passare dal Sia al Ria. E dunque dal “sostegno” al “reddito” di inclusione attiva. Non è un gioco di sigle, ma il nucleo fondante del piano per la lotta alla povertà che il governo vuole portare in legge di Stabilità. Nei desiderata del premier Renzi – ne ha parlato alla Camera due giorni fa, mettendo l’accento sulla «povertà infantile» – la misura prevederebbe uno stanziamento annuo da 1,5-1,6 miliardi per integrare il reddito delle famiglie fino al 50% della soglia di povertà assoluta.
E andrebbe a privilegiare nuclei con figli e redditi Isee molto bassi (si parla di 5 mila euro, dunque entrate mensili inferiori ai 400-500 euro). Il piano esiste, lo ha stilato il ministero del Lavoro che lo sta limando in coordinamento con Palazzo Chigi. E costituisce l’evoluzione meno selettiva del Sia, ideato dall’ex ministro Giovannini e sperimentato sin qui nelle grandi città con dotazione pari a 250 milioni in tutto. Risorse che ora confluirebbero nel nuovo progetto, sommate ai soldi del Fondo sociale europeo (1,7 miliardi fino al 2020) e appunto a fondi nazionali tutti da trovare. Il bonus sarebbe collegato alla presenza di figli minori in nuclei poveri da sostenere con 150-200 euro al mese per un dato periodo e la presa in carico da parte dei servizi sociali, garanti della scolarizzazione dei piccoli, dell’attivazione dei genitori alla ricerca di un’occupazione, dell’accesso alle cure sanitarie. E soprattutto sarebbe un bonus calante al crescere del reddito Isee.
Con il Ria non si sradica, ovvio, la povertà. Non si tratta nemmeno del reddito di cittadinanza. Ma di una prima misura per chi è in difficoltà. Con un occhio anche ai conti pubblici, alla domanda interna da stimolare. Il piano Ria si inquadra difatti nella più generale strategia del governo per trainare i deboli consumi. Gli 80 euro diventati strutturali (ma da rendere contabilmente uno sgravio fiscale, non una spesa, agli occhi di Bruxelles). L’eliminazione della Tasi sulla prima casa. Gli stimoli alle imprese per investire e assumere (probabile un anticipo del taglio Ires per le piccole e medie aziende del Sud dal 27,5 al 20%). Il rinnovo degli ecobonus per la ristrutturazione di appartamenti e, novità, anche di interi condomini (si discute se rendere strutturali gli sgravi, la proposta in tal senso della commissione Ambiente della Camera ha incassato ieri il parere positivo del governo). I dati Istat su potere d’acquisto e reddito disponibile entrambi in risalita (il primo al top dal 2007) sono letti dal governo come una leva da azionare al più presto.
Repubblica – 2 ottobre 2015