Oltre alla revisione del ticket restano da affrontare la governance farmaceuticai; i rinnovi contrattuali per cui è stimata una spesa aggiuntiva di circa un miliardo, lo sblocco del turn-over; l’integrazione tra assistenza sociale e sanitaria; l’attuazione dei piani regionali delle criticità. Queste alcune delle principali criticità emerse dall’audizione in Commissione Bilancio del presidente Angelo Buscema. Nella sua relazione Buscema ha inoltre sottolineato come i maggiori finanziamenti del Ssn per i prossimi anni siano vincolati alla stipula entro il 31 gennaio 2019 del nuovo Patto per la salute. L’AUDIZIONE
“La legge di bilancio conferma a 114,4 miliardi il fabbisogno per il 2019 (1 miliardo in più rispetto al 2018) e prevede 2 miliardi aggiuntivi per il 2020 e altri 1,5 per il 2021. L’accesso ai fondi aggiuntivi è tuttavia condizionato alla stipula di un nuovo patto per la salute 2019-2021 entro il 31 gennaio 2019, che dovrebbe prevedere misure per la revisione del sistema dei ticket, la valutazione dei fabbisogni del personale, l’implementazione del raccordo tra sistemi informativi regionali e la struttura nazionale, la promozione della ricerca, l’efficientamento nell’utilizzo dei fattori di produzione soprattutto in relazione al ricorso a erogatori privati accreditati, la valutazione dei fabbisogni infrastrutturali e tecnologici”.
Così il presidente della Corte dei Conti, Angelo Buscema, intervenendo questa mattina presso le Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato per l’audizione sulla legge di Bilancio 2019.
Il presidente Buscema ha poi elencato le ulteriori novità per la sanità introdotte nella manovra: “Vengono disposti ulteriori fondi per attivare borse di studio per medici di medicina generale che partecipano a corsi di formazione (10 milioni a decorrere dal 2019) e per aumentare il numero dei contratti di formazione specialistica (22,5 milioni nel 2019 che crescono a 68,4 nel 2021, per raggiungere i 100 milioni a partire dal 2023). La legge di bilancio rivede, inoltre, in crescita di 2 miliardi la dotazione del programma pluriennale in materia di ristrutturazione e di ammodernamento tecnologico ex articolo 20 della legge 67/1988. La possibilità di sottoscrivere accordi di programma con le regioni e l’assegnazione delle risorse è determinata annualmente in base alle effettive disponibilità di bilancio e riguarderà prioritariamente le regioni che abbiano esaurito le disponibilità finanziarie pregresse. Per il 2021 e il 2022 sono previsti 50 milioni annui finanziati a valere sul fondo per gli investimenti enti territoriali”.
“Negli ultimi anni – si spiega dalla Corte dei Conti – si sono ottenuti risultati significativi nella gestione del sistema sanitario. La collaborazione tra lo Stato e le Regioni ha permesso di proseguire nel percorso di riassorbimento delle inefficienze liberando risorse per il settore. Nell’ultimo anno sono stati rivisti i Livelli essenziali delle prestazioni rese dal Servizio sanitario nazionale; è stato predisposto il programma per le liste d’attesa, il piano nazionale cronicità e quello nazionale per la prevenzione vaccinale; ha preso corpo l’attuazione del DM n. 70 del 2015 con il riordino del sistema di assistenza ospedaliera e i Piani di rientro per gli ospedali e aziende sanitarie; sono stati potenziati gli strumenti di gestione del sistema informativo sanitario; è stato approvato il provvedimento in tema di responsabilità professionale e la legge 3/2018 con rilevanti misure in tema di ordini professionali e sicurezza alimentare”.
Tuttavia, ha aggiunto Buscema, rimangono aperti diversi fronti, “rispetto ai quali il profilo previsto per la spesa sanitaria e il contributo al fabbisogno garantito dallo Stato sono senza dubbio molto stringenti“.
“Oltre alla revisione della compartecipazioni alla spesa, di cui occorre rivedere modalità di funzionamento e ragioni, rimane da affrontare la governance farmaceutica, per la quale si tratta di rivedere gli strumenti a disposizione per garantire la sostenibilità della spesa a partire dal payback ed dagli strumenti di negoziazione del prezzo dei farmaci; le risorse per i rinnovi contrattuali per cui è stimata una spesa aggiuntiva di circa un miliardo, lo sblocco del turn-over per accompagnare lo svecchiamento delle strutture e l’adeguamento alle nuove esigenze di cura; l’integrazione tra assistenza sociale e sanitaria, per poter affrontare al meglio la questione dell’invecchiamento della popolazione e dell’insufficienza dell’assistenza domiciliare; l’attuazione dei piani regionali delle cronicità. Le somme previste per investimenti infrastrutturali e tecnologici consentiranno di riattivare gli interventi nelle regioni del centro-nord”.
“Va considerato inoltre che la dinamica della spesa sanitaria complessiva continua a crescere e che tra il 2016 e il 2017 quella a carico delle famiglie è aumentata di oltre 1 miliardo. Tale dato, insieme alle previsioni relative alle dinamiche demografiche, impone quindi scelte importanti e richiede che, nel trattare le criticità del settore, si vada oltre i confini della sanità trovando coerenze stabili, responsabilità e margini di gestione per i diversi livelli di governo”, conclude il presidente della Corte dei Conti.
Da notare, inoltre, una curiosità evidenziata anche dal dossier del Servizio di bilancio dello Stato.Nonostante l’aumento del Fondo sanitario programmato per gli anni 2020- 2021, rispettivamente di 2 e 1,5 miliardi, sempre nell’arco dello stesso biennio 2020-2021 “la riduzione degli effetti attesi da definanziamenti e riprogrammazioni di spesa è in parte compensata dalla crescita dei risparmi da interventi settoriali e in particolare da quelli in campo sanitario, a cui si riconduce nell’ultimo anno 1 miliardo di minori esborsi rispetto al quadro tendenziale”.
In effetti, nel prospetto riepilogativo degli effetti finanziari della manovra, rispetto all’incremento del fabbisogno del Ssn, si registra una minore spesa corrente pari a 175 milioni per il 2020 e a 1 miliardo di euro per l’anno 2021. Questi effetti sui saldi di finanza pubblica sembrano discendere da una riduzione del finanziamento rispetto ai livelli annui inclusi nelle previsioni tendenziali.
In assenza dei dati riferiti alla spesa prevista a legislazione vigente per gli anni 2020-2021, da una ricostruzione che utilizza le sole informazioni contenute nelle note esplicative dei capitoli di bilancio dello stato di previsione del Ministero dell’economia per il 2019, il fabbisogno complessivo del Ssn sembra stimato ipotizzando una crescita su base annua dell’1,9% per l’anno 2020 e del 2% per il 2021. Sulla base di queste ipotesi, il fabbisogno a legislazione vigente risulterebbe pari a 116.609 mln nel 2020 e a 118.941 mln nel 2021, dando luogo ad un ‘risparmio’ (perlomeno sulla carta) corrispondente a quello indicato di 175 milioni per il 2020 e 1 miliardo per il 2021. In ogni caso, su questi dati sia la Corte dei Conti che il Servizio di Bilancio dello Stato hanno richiesto la valutazione del Governo.
Giovanni Rodriquez – QUOTIDIANO SANITA
12 novembre 2018