Arriva nella serata di ieri la tanto attesa “bollinatura” della Ragioneria generale dello Stato al disegno di legge di stabilità varato dal Governo la scorsa settimana. Un lungo e articolato lavoro di verifica dei 47 articoli che compongono il Ddl e degli allegati che, mai come quest’anno, rappresentano la bussola per orientarsi soprattutto sulla portata della cura dimagrante cui saranno sottoposti ministeri, enti di rilevanza costituzionale (dalla Corte dei conti ai Tar), enti pubblici (dall’Istat al Commercio estero) e organismi internazionali (Onu in testa). Saltano le risorse per «Piano export» e investimenti esteri. Sulle pensioni l’Inps precisa: il pagamento slitta al 10 del mese solo per chi ha il doppio assegno. Bonus bebé solo ai redditi fino a 90mila euro. Un puzzle complesso che nel totale già annunciato dallo stesso premier, Matteo Renzi, dovrà portare a una riduzione complessiva delle spese dello Stato per almeno 6,1 miliardi di euro.
Una grossa parte arriverà dai ministeri, a partire dai 2,5 miliardi alle singole voci di spesa di diretta competenza dei dicasteri con portafoglio. Oltre ai tagli espressamente codificati nella Sezione III del Ddl sotto la voce “Misure di settore”, si va dalla riduzione del 5% dei trasferimenti alla Rai del canone Tv alla vendita degli alloggi della Difesa, e che nel loro complesso dovrebbero ridurre la spesa per oltre 1,4 miliardi (si veda Il Sole 24 Oredi sabato scorso, si dovranno sommare 1,017 miliardi che emergono dalle riduzioni delle dotazioni finanziarie a disposizione di vari ministri.
In questo caso i tagli, frutto del lavoro di scrematura delle proposte fatte pervenire nelle settimane scorse all’Economia dai singoli ministeri, vedono al primo posto la Difesa che con 504 milioni di riduzione contribuisce al 50% del taglio complessivo. Di questi 504 milioni ben 496 arriveranno dalla revisione delle spese per la pianificazione delle Forze armate e l’approvvigionamento militare. Altra sforbiciata pesante in arrivo anche per l’istruzione che subirà una stretta per altri 148,6 milioni. Con un taglio di circa 55 milioni all’Istruzione secondaria di primo grado, di 36 milioni per l’istruzione primaria e di altri 30 per la prescolastica. La Giustizia e l’Interno sono gli altri due ministeri che si vedono ridurre i fondi, rispettivamente, per 102 milioni e per 100 milioni. Il taglio del Guardasigilli si concentra sulla giustizia civile e penale (64,1 milioni) e il restante quasi tutto sull’amministrazione penitenziaria (36,1 milioni). Dal Viminale i risparmi colpiranno soprattutto l’ordine pubblico e la sicurezza con un taglio di circa 74 milioni sui 100 complessivi previsti dall’elenco 2. Di questi 42,7 riguarderanno le risorse destinate al contrasto e alla tutela dell’ordine pubblico e circa 30 quelle destinate per la pianificazione e il coordinamento delle Forze di polizia.
Nel mosaico dei tagli ai ministeri entrano di diritto anche i 38,7 milioni riportati nella tabella D allegata alla “stabilità” 2015 e che riporta il dettaglio delle riduzioni apportate alle autorizzazioni di legge di spesa corrente già disposte. Dieci pagine dettagliate in cui spiccano il taglio ai contributi per le emittenti televisive, quelli per lo sviluppo sostenibile e la tutela del territorio e dell’ambiente, il fondo per la formazione e l’aggiornamento della dirigenza scolastica o ancora i tirocini nella Pa.
Ma la spending review targata Renzi non si limita ai soli ministeri. Nel mirino sono finiti anche 43 enti e organismi pubblici. Questi contribuiranno alla riduzione delle spese per poco più di 22 milioni di euro. L’Istat, ad esempio, si vedrà ridurre i trasferimenti, a decorrere dal 2015, per 2 milioni. Mentre per l’Agea la riduzione di risorse sarà di 3 milioni. Stesso taglio per la valorizzazione dell’istituto di tecnologia. Penalizzata la promozione all’estero, l’internazionalizzazione delle imprese e l’attrazione degli investimenti esteri che si vedranno tagliare fondi per oltre 1,5 milioni. Lo stesso Cantone si vedrà tagliare subito 100mila euro dalla somma che deve ancora essere assegnata all’autorità anticorruzione. La spending made in italy non risparmierà neanche i contributi a organismi internazionali. Dei 25 milioni di risparmio ben 20 saranno sotto la voce Onu e altri 3 sotto la casella Osce.
Infine, 10 milioni arriveranno complessivamente dal taglio ai bilanci di organi a rilevanza costituzionale: circa 6 saranno dalla Corte dei conti e 3,2 da Consiglio di Stato e Tar.
Tra le voci di riduzione della spesa ci sono anche quelle in conto capitale (circa 864 milioni indicati nella Tabella E) che impattano su missioni e programmi dei ministeri: tra questi 463,7 milioni tagliati al fondo per lo sviluppo e la coesione, i 200 milioni di contributo in conto impianti per le Fs. Ma ci sono anche i 75 milioni tagliati per le Zone franche urbane e i 25 milioni per Tetra, la rete tecnologica di comunicazione tra le forze dell’ordine.
Dietrofront sulle pensioni pagate il 10. Nell’Isee entrano i depositi postali. Bonus bebè mensile: tetto a 90mila euro
Nel calcolo del nuovo Isee entrano anche le giacenze annue di depositi e conti correnti bancari e postali. In assenza di nuovi interventi di spending review scatta la “clausola di salvaguardia” con la previsione dell’aumento delle aliquote Iva del 10% e del 22% a partire dal 2016 e dal 2018, anche delle accise su carburanti e sigarette. È riconosciuto un bonus bebè di 960 euro annui, erogato con cadenza mensile, a decorrere dal mese di nascita (o di adozione) fino al compimento del terzo anno d’età (o d’ingresso nel nucleo familiare) a condizione che il reddito dei genitori non superi i 90mila euro: sarà un Dpcm a stabilire le modalità di erogazione.
La Ragioneria ha bollinato ieri sera il Ddl stabilità licenziato dal Consiglio dei ministri il 15 ottobre che conferma sostanzialmente le anticipazioni de Il Sole-24 Ore dei giorni scorsi. Il faccia a faccia esecutivo-Anci è rinviato al 30 ottobre. Nel testo figurano poche novità, dalla ridefinizione del nuovo Isee al chiarimento del Mef sullo slittamento del pagamento dell’assegno di pensione (il differimento al 10 di ogni mese riguarda gli 800mila titolari di due pensioni, Inps e Inpdap e non tutti i pensionati). Stop anche alle modifiche alle commissioni d’esame (restano 3 membri interni e 3 esterni, non più tutti interni, tranne il presidente), la norma potrebbe però essere reinserita nel decreto Buona Scuola di fine anno. Confermata la stabilizzazione del bonus degli 80 euro, così come il Tfr in busta paga su base volontaria, e le misure sul credito d’imposta su ricerca e sviluppo, con il regime di tassazione agevolata sui brevetti.
Nel pacchetto fisco, oltre al nuovo Isee che avrà come riferimento anche il valore medio di giacenza annuo di depositi e conti correnti bancari e postali, si conferma il taglio Irap con il ripristino retroattivo dell’aliquota al 3,9% (dal 3,5%) dal 1? gennaio 2014, mentre dal 2015 scatta la deduzione dall’imponibile Irap del costo del lavoro per i soli contratti a tempo indeterminato. Sul treno della stabilità sale anche la norma “Singapore”, in chiave anti paradisi fiscali, che in attesa di una normativa ad hoc, stabilisce che l’individuazione dei regimi fiscali privilegiati è effettuata con decreto del Mef, con esclusivo riferimento alla mancanza di un adeguato scambio di informazioni. Sui giochi, invece, arriva l’aumento del Preu (prelievo unico) sulle new slot, operazione che decolla dal 1?aprile 2015 (e non più il 1? gennaio). Per contrastare il gioco illegale trova spazio pure la sanzione di 1.500 euro al giorno per chi ha apparecchiature, new slot scollegate, e lo stesso vale per i cosiddetti totem per i giochi on line.
Passiamo al pacchetto lavoro. Si conferma lo sgravio dei contributi per una durata di tre anni sulle nuove assunzioni a tempo indeterminato effettuate nell’arco del 2015. I datori di lavoro sono esonerati dal pagamento di un importo massimo di 8.060 euro su base annua (i contributi saranno versati dallo Stato); la misura è finanziata con 1 miliardo l’anno per il 2015, 2016, 2017 e con 500 milioni per il 2018. Secondo i calcoli dei tecnici del governo, per effetto della cancellazione degli incentivi della legge 407 del 1990 sulle assunzioni dei disoccupati da almeno 24 mesi, la “dote “è destinata a salire (una prima stima parlava di 1,8 miliardi nel 2015, 3,5 miliardi nel 2016 e 3,7 miliardi nel 2017). Non figura più tra le fonti di finanziamento di questa misura, il taglio alle risorse destinate ad incentivare la stabilizzazione degli apprendisti. Si conferma invece il taglio per 200 milioni degli sgravi contributivi per la contrattazione di secondo livello. Due miliardi andranno al fondo per gli ammortizzatori sociali. Si conferma l’aumento dell’aliquota agevolata sui fondi pensione che passa dall’11,5 al 20%. Sulle ristrutturazioni, insieme alla proroga del bonus fiscale del 65% e 50%, è confermato l’aumento della ritenuta per il bonifico che serve per pagare i lavori (sale dal 4 all’8%).
Il Sole 24 Ore – 23 ottobre 2014