Chiamparino: «Violata la lealtà istituzionale ma piuttosto che alzare l’Irap mi dimetto». Maroni: «Tagliano i fondi concessi a luglio». Zaia: «Pronti alla ribellione»
«La manovra – varata mercoledì dal governo Renzi – è insostenibile per le Regioni a meno di non incidere sulla spesa sanitaria o compensare con nuove entrate». Lo ha affermato giovedì mattina il presidente della conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino, concretizzando in parte i timori espressi dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan a Radio24. Il fronte dei governatori è praticamente unanime.
Chiesto un incontro urgente
Secondo l’ex sindaco di Torino la legge di Stabilità «incrina il rapporto che dovrebbe essere di lealtà istituzionale e di pari dignità istituzionale tra enti dello Stato». Non tutto, però, sarebbe perduto: «Riteniamo che vi possano essere margini per cercare di rendere le cose sostenibili», ha aggiunto nel corso di una conferenza stampa nella sede di via Parigi, annunciando la richiesta al governo «di un incontro urgente per affrontare queste problematiche e per cercare una soluzione che consenta di rendere sostenibile a tutti una manovra che non può essere scaricata solo sulle Regioni». Questo non significa che vi possa essere la clamorosa restituzione delle deleghe: «Non siamo qui a fare talk show, abbiamo chiesto un incontro con il governo valuteremo gli esiti».
Il Governo: in corso tavoli di discussione. Chiamparino: «Quali?»
Il sottosegretario Graziano Delrio ha prontamente replicato che «sono in corso anche in questi giorni tavoli di lavoro del Governo con le Regioni» per «proseguire in un patto di autonomia e responsabilità, tra governo centrale e regioni, per i cittadini e la soluzione dei problemi dei territori», ma Chiamparino ha smentito: «Io non so quali sono questi tavoli, non sono un affezionato dei tavoli a Palazzo Chigi». Anche il governatore della Campania, Stefano Caldoro, commenta: «Noi siamo pronti ad aprire un confronto con il governo, con questa misura vengono meno due patti, si pone un tema di affidabilità istituzionale».
«Piuttosto che alzare l’Irap mi dimetto»
Di certo, almeno Chiamparino è assolutamente contrario all’aumento delle tasse: «Piuttosto che aumentare l’Irap lascio l’incarico: farlo significherebbe dare un colpo mortale all’economia. Nessuno di noi vuole» alzare le imposte, «siamo consapevoli che il sistema paese ha bisogna del contrario». Di quale entità sarebbero, però, i problemi di bilancio delle Regioni? «Non abbiamo fatto dei calcoli, mi sono permesso di lanciare un allarme su sanità e trasporto pubblico. Crediamo che in una logica di collaborazione sono possibili correzioni per evitare aumenti».
Maroni (Lombardia): «Tagliano i fondi concessi a luglio»
Praticamente unanime il coro degli altri governatori, a partire da quello della Lombardia, Roberto Maroni, che si è espresso con una nota: «Ci sono quattro miliardi di tagli alle Regioni, due dei quali sono i nuovi fondi alla sanità datici a luglio, che adesso sarebbero inopinatamente tagliati». «Non è che il governo può prima fare un accordo – ha proseguito il presidente della Regione – e poi togliere di mezzo questo accordo senza coinvolgere chi ha firmato».
Zingaretti (Lazio): «Facile abbassare le tasse coi soldi degli altri»
Anche Nicola Zingaretti ha commentato amareggiato: «È semplice abbassare le tasse con i soldi degli altri. Le Regioni sono chiamate ora a finanziare scelte che non abbiamo preso noi ma il governo, al raggiungimento di obiettivi di finanza pubblica dettati dall’Unione europea». In Lazio entro il 2016 dovrebbe essere completata la fase della riduzione dell’Irpef e dell’Irap ma «se passassero questi tagli i cittadini vedrebbero vanificata l’ipotesi di abbassare le tasse perché i soldi finanziano altre scelte di politica economica».
Rossi (Toscana): «O la Sanità o l’emergenza idrogeologica»
Dalla Toscana arriva anche la replica di Enrico Rossi: «Se si va avanti con questa politica – ha concluso – il Patto per la sanità viene meno tre volte. Non tornano i conti: nella mia regione si tratta di 400 milioni di tagli: o la sanità o bisogna azzerare gli altri servizi ed io i soldi per l’emergenza idrogeologica, per fare solo un esempio, non vorrei tagliarli…».
Zaia (Veneto): «Pinocchio ha il naso lungo, pronti alla ribellione»
Pesante anche il commento di Luca Zaia: «Per le Regioni, quelle virtuose per prime, questa manovra passerà alla storia come la legge del massacro. Tagli insostenibili, che stiamo subendo sin dal 2011, ma che stavolta avranno pesantissime conseguenze, perché alla gente con una mano si dà ma con l’altra si toglie e le Regioni sono stremate. A Pinocchio stavolta il naso si è allungato a dismisura: Cottarelli – Commissario straordinario per la Revisione della spesa pubblica, ndr- è stato letteralmente delegittimato e nulla si ritrova di una spending review seria, che dovrebbe imporre di tagliare dove si spreca, non dove si produce e si amministra con oculatezza». Zaia, poi, minaccia: «Siamo pronti alla ribellione in tutte le forme possibili purché legittime».
Marini (Umbria): «Incide al 70% sulla sanità»
A fare eco a Chiamparino è anche Catiuscia Marini, governatrice dell’Umbria: «È tecnicamente impossibile prevedere questi tagli senza incidere per il 70% sulla sanità: dei 4 miliardi di tagli, 3 saranno sulla sanità. Il resto ricade sul trasporto pubblico, che si basa sulle entrate delle Regioni: non si regge tecnicamente. Con la rettifica fatta in Finanziaria non si vuole dire la verità: questi tagli sono su sanità e trasporti».
corriere.it – 16 ottobre 2014