Niente da fare. Mancava la firma del segretario regionale alla sanità in Veneto. C’era quella del dirigente del sociale, Mario Modolo. Ma non quella di Domenico Mantoan. E la delibera non poteva essere approvata. L’assessore al sociale, Remo Sernagiotto (Forza Italia), ha dovuto fare di necessità virtù, il 30 dicembre, e riporre nel cassetto la delibera. Mica una qualsiasi, ma il riparto dei fondi della non autosufficienza nel Veneto, una torta da 735 milioni di euro da distribuire fra le 22 Usl venete. Delibera pronta, in teoria, dallo scorso settembre. E adesso Sernagiotto, furente, ha giurato che non finirà qui. Ha incaricato due avvocati di sua fiducia, e assicura «ogni iniziativa legale» contro Mantoan. Cose mai viste, almeno in tempi recenti. Tornando così alla ribalta, a poche settimane dal caso della pistola portata in consiglio regionale.
«Agirò a tutti i livelli, il direttore può non firmare l’atto, se ritiene che ci siano carenze tecniche», dichiara l’assessore montebellunese, «Ma deve motivare questa sua scelta e Mantoan semplicemente non l’ha fatto, né per iscritto né a voce. Su altri piani, ad esempio quelli delle scelte nella distribuzione, un tecnico non può entrare, perché compirebbe un’ingerenza. Il confine fra piano tecnico-amministrativo e piano politico è preciso». E’ un caso senza precedenti, quello avvenuto il 30 dicembre. «Il botto di fine anno», hanno detto a palazzo Balbi. Dicono che il governatore Zaia stesso abbia provato a risolvere la questione, ma che Mantoan sia stato irremovibile: «Non firmo» avrebbe detto, inflessibile, a Zaia. Cosa c’è dietro la guerra?
Sernagiotto ribadisce: «Non lo so, proprio perché Mantoan non mi ha inviato alcuna motivazione. Mi attengo alla legge, lui ha tutte le prerogative per non dare il via libera a un atto che non sia congruo e legittimo dal punto di vista tecnico. Ma non può in alcun modo avere prerogative nel momento in cui ravvede elementi di altro tipo».
Mantoan non ha gradito alcune voci di spesa? Comprensibile che lo scontro abbia scatenato mille indiscrezioni, non solo a Venezia. C’è chi assicura che anche in questo caso Mantoan voglia farsi paladino del rigore e del contenimento della spesa, la linea che sta tenendo da tempo, pur di continuare il risanamento del debito, fra sanitario e sociale, a costo di entrare in collisione con gli assessori. Chi invece assicura che al centro del contenzioso ci sarebbe proprio la discrezionalità della giunta sul merito del riparto. Chi invece dice che il pomo della discordia starebbe nell’iter del provvedimento, e dunque nella procedura e non nel merito. Che Mantoan ritenga il riparto dei fondi della non autosufficienza un’operazione tecnica e non politica?
Dietro le quinte, spunta anche un retroscena, che risale all’estate scorsa: dicono che Sernagiotto, tornato dalla ferie, non abbia gradito una delibera con cui i 21 milioni assicurati dal governo sarebbero stati utilizzati per ripianare debiti. E che Sernagiotto, oltre a non gradire l’iniziativa «benedetta» da Mantoan, si sia subito fatto rendere i soldi da Roma, per riportarli nel grande riparto 2013, la delibera oggi ferma. Smentite invece, per ora, possibili implicazioni politiche, dentro e fuori la giunta all’interno del centrodestra. Sernagiotto, dal canto suo, guarda ora alle europee, dove sarà il candidato di punta di Forza Italia, in stretto collegamento con il Mir di Samorì.
Resta la cornice del provvedimento adesso congelato: il riparto dei 735 milioni nasce sulla base dei 721 milioni dell’anno precedente, cui andava sottratto l’1% previsto dalla spending review (e dunque poco più di 7 milioni), ma a cui Sernagiotto stesso aveva fatto aggiungere i 21 milioni stanziati dal govenro centrale. «Ho incrementato le voci di spesa per la disabilità, soprattutto per i Ceod, con uno stanziamento di ulteriori 5 milioni, e quelli per l’assistenza domiciliare». Come finirà, adesso, la guerra aperta fra l’assessore Sernagiotto e il superdirigente Mantoan?
Il Mattino di Padova – 2 gennaio 2014
Soldi per il sociale, il super tecnico blocca Sernagiotto. Mantoan «ferma» 735 milioni
E’ scontro a Palazzo Balbi tra l’assessore al Sociale Remo Sernagiotto ed il segretario della Sanità Domenico Mantoan. Una disfida al fulmicotone, non solo per il ruolo del protagonisti (di rado i dirigenti si mettono di traverso in modo così plateale bloccando le decisioni degli assessori, anche se Mantoan, manager fidatissimo del governatore Luca Zaia, ha già dimostrato in più occasioni di saper tenere testa ai suoi vertici «politici») ma anche per le cifre in ballo, ben 735 milioni, e per la destinazione di queste ultime: la disabilità.
Due sole cose si sanno per certo. L’inizio, ossia che la delibera sulla ripartizione dei fondi per la non autosufficienza con cui Sernagiotto si era presentato in giunta il 30 dicembre è stata respinta per la mancata firma di Mantoan, e la fine, ossia che lo stesso Sernagiotto ha dato mandato allo studio dell’avvocato Fabio Crea di Treviso di verificare se vi siano i profili legali per inguaiare il manager, costringendolo al timbro o viceversa a pagare cara la sua opposizione.
«La questione – dice l’assessore – è piuttosto semplice: io ho a disposizione 721 milioni di euro, che è la dotazione iniziale di quest’anno per la non autosufficienza cui va tolto l’1% per via della spending review, più altri 21 milioni arrivati dal fondo straordinario nazionale sempre per la non autosufficienza. Bene, in una delibera unica, quella del 30 dicembre appunto, ho stabilito come ripartire questi fondi. Una scelta politica che è prerogativa esclusiva dell’assessore, e cioè mia. Mantoan dovrebbe dare solo un via libera tecnico e se non lo dà, deve motivare, cosa che non ha fatto».
Il segretario della sanità non commenta («Per me parla il presidente Zaia» dice un attimo prima di chiudere la conversazione; Zaia però sulla vicenda non parla) ma da Palazzo Balbi fanno sapere che l’operazione pensata da Sernagiotto, che quest’anno intende candidarsi alle Europee, sarebbe impossibile sul piano contabile, perché prevede lo spostamento ad anno ormai chiuso di budget già impegnati ed in buona parte spesi dalle Usl nel corso di questi mesi, sulla base della ripartizione in dodicesimi calcolata sull’anno precedente (conseguenza dei ritardi nel trasferimento dei fondi da Roma e, a cascata, nel riparto effettivo). «Mettere mano ai conti adesso provocherebbe il caos» avvertono da Venezia.
Nell’attesa che i due si chiariscano, si spera senza dover passare per i banchi del tribunale, l’opposizione attacca: «L’incredibile conflitto tra assessore e dirigente sta penalizzando i cittadini più deboli e più fragili, in particolare i disabili gravi e gli utenti dei Ceod – dice Claudio Sinigaglia, vicepresidente Pd della commissione Sanità – Ho scritto al presidente della commissione Leonardo Padrin chiedendogli di dedicare la prossima seduta della commissione, prevista per il 9 gennaio, all’inaudita situazione di blocco dei 735 milioni del fondo regionale 2013 per la non autosufficienza, che mette a repentaglio servizi e assegni di cura garantiti dalle Usl a disabili e anziani: in ballo ci sono oltre mille disabili gravissimi, 40 mila assegni di domiciliarità per i non autosufficienti assistiti a casa, i contributi di quota minima per i non autosufficienti accolti in casa di riposo o residenze assistite e che sono ancora in attesa dell’impegnativa regionale, le rette di ragazzi e adulti disabili accolti nei Ceod». E Antonio De Poli dell’Udc rincara: «Lo stop al riparto dei fondi per la non autosufficienza è un’azione irresponsabile frutto di una giunta che naviga a vista». Ma il presidente della commissione Sanità, Leonardo Padrin, tranquillizza tutti: «Si tratta soltanto di un piccolo malinteso contabile, che si risolverà in poco tempo».
Corriere del Veneto – 3 gennaio 2014
Nella foto: L’assessore Remo Sernagiotto e e il segretario Domenico Mantoan in un momento di “tranquillità” durante una seduta della V commissione