Sorridono sornioni di fronte al diktat del ministro Balduzzi. «Medici di famiglia a disposizione sette giorni su sette? Noi stavamo gettando le basi per la rivoluzione quando l’attuale titolare del dicastero della Salute faceva ancora un altro mestiere».
Numeri alla mano, la Fimmg, Federazione italiana medici di medicina generale, getta a mare la «scatola vuota proposta da Roma» e squaderna la propria ricetta per «fare squadra nell’interesse del paziente». Dopo l’approvazione del decreto Balduzzi, il presidente della Regione, Luca Zaia, ha affermato: «Medicina territoriale h24? Noi veneti ce l’abbiamo già». In realtà le cose stanno un po’ diversamente: le Utap (Unità territoriale di assistenza primaria, i cosiddetti poliambulatori) coprono già un arco di almeno 12 ore al giorno e le future Aft (Aggregazioni funzionali territoriali) faranno lo stesso. Soltanto in caso di riuscito coordinamento con le Guardie mediche si potrebbe arrivare alla copertura totale. La “rivoluzione” dovrebbe partire tra pochi mesi: medici di famiglia in sinergia (le Aft, appunto) per offrire un’assistenza continuativa. In Veneto si discute di medicina di gruppo da almeno un lustro (pioniere l’Usl 16 nel 2004) e di esperimenti ne sono fioriti in tutto il Veneto: le Utap sono ben 36, sparse per tutta la Regione (vedi la mappa nella tabella qui a destra, ndr). Anche il presidente Zaia ha ringraziato il ministro della Sanità Balduzzi per l’impegno profuso dal governo, ricordando però che la Regione Veneto a breve staccherà un assegno da quasi sette milioni di euro per dare avvio alla rivoluzione della sanità più vicina al cittadino. Modello Utap. «Aggregazioni funzionali territoriali, medicina di gruppo. In Veneto si lavora da almeno due anni per raccordare circa quattromila medici. Balduzzi crede che basti la bacchetta magica per rivoluzionare la medicina di famiglia?», attacca Domenico Crisarà, vicepresidente regionale della Fimmg. «Noi autonomamente, in collaborazione con le Usl, stiamo firmando accordi su accordi per far partire un progetto sostenibile che rivoluzionerà la medicina di famiglia. Arriveremo entro il 2013 a garantire il servizio per otto ore consecutive, con il progetto di estenderlo fino alle dodici ore. Entro fine settembre verranno firmati i piani aziendali, ma a Padova, per esempio, stiamo lavorando da febbraio 2011 per dar vita a quello che prima di tutto è uno stravolgimento culturale”. I medici di famiglia si riuniranno: prima con la medicina in rete, poi in gruppi, poi con le macroaggregazioni Aft e quindi in insiemi più piccoli. Padova e Verona fanno da traino: cinque Aft solo all’Usl 16, tre nella 17 (Bassa padovana), due nella 15 (Alta padovana). Sanità in rete. «Coordinamento degli orari di apertura, storia clinica dei pazienti del gruppo di medici che viaggia sul web, strutture uniche che accoglieranno più professionisti: è questo il nostro progetto. Ma non possiamo essere soli. Stiamo collaborando con le Usl perché al nostro sforzo corrisponda una riorganizzazione dei servizi. Che senso ha che faccia ambulatorio il sabato pomeriggio se poi, quando c’è bisogno di un esame specialistico, mi rimandano al lunedì mattina?», spiega Crisarà. Secondo il rappresentante regionale della Fimmg non sarà così semplice avviare la rivoluzione culturale: «Da un lato l’utente dovrà rinunciare al medico sotto casa, dall’altro però dobbiamo convincere i medici che lavorare in gruppo è più proficuo. Poi ci sono problemi oggettivi: le aggregazioni sono fattibili nei centri densamente popolati, ma in montagna o nelle aree di campagna la faccenda è se possibile ancor più complessa». Critiche a Balduzzi. «Documenti alla mano abbiamo dimostrato che l’ambulatorio h24 è una follia. Le chiamate notturne nel 90 per cento dei casi o possono aspettare o devono essere trattate in ospedale. È facile fare proclami – continua Crisarà – , ma pochi sanno che costerebbe due miliardi di euro rendere la sanità territoriale attiva sulle ventiquattro ore su scala nazionale. Deve evolvere l’intero sistema. Noi in Veneto abbiamo raggiunto risultati importanti, ma non è facile. Un esempio? Tra febbraio e marzo, per raccordare solo una piccola percentuale di medici, abbiamo dovuto riunirci quattordici volte. Le chiacchiere sono una cosa, il lavoro un’altra. C’è poi la questione direttori generali: nella Bassa padovana i vertici dell’Usl 17 vorrebbero far chiudere le Utap. Basta un intoppo per mandare a monte anni di progetti. Balduzzi lo sa?».
Utap e Aft: ecco cosa sono i nuovi ambulatori
Il decreto Balduzzi, varato nei giorni scorsi dal governo Monti, prevede fra l’altro la riorganizzazione della medicina territoriale di base nella consapevolezza che la de-ospedalizzazione, se non e’ accompagnata da un rafforzamento dell’assistenza sanitaria sul territorio, determina di fatto l’ impossibilità per i cittadini di beneficiare delle cure. I punti qualificanti del riordino delle cure primarie sono: integrazione professionale per favorire il coordinamento operativo tra i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta, gli specialisti ambulatoriali, secondo modelli individuati dalle Regioni anche al fine di decongestionare gli ospedali e ruolo unico ed accesso unico per tutti i professionisti territoriali e ospedalieri. La Regione Veneto, con la delibera 1666/2011 e con uno stanziamento di 21 milioni il mese scorso, ha avviato le procedure per favorire le aggregazioni fra medici e garantire un servizio più continuato. Utap e Aft i nomi in codice delle nuove aggregazioni di medici di base.
Il Mattino di Padova – 11 settembre 2012