Nel 2021 i medici che andranno in pensione tra obblighi e scelte legate alle misure previdenziali contenute nelle ultime manovre saranno oltre 30mila. Ma quel che è più grave per la gestione dell’assistenza nel Ssn è che una serie di specialità perderà almeno il 25% di professionisti con serie ripercussioni sull’assistenza.
A delineare lo scenario è uno studio dell’Anaao Assomed – pubblicato in esclusiva su Il Sole-24 Ore Sanità n. 36/2011 – che basandosi sui dati della Cassa sanitari dell’Inpdap ha calcolato gli effetti della gobba pensionistica i cui effetti partono proprio da quest’anno.
La specialità più a rischio è la pediatria – come conferma anche uno studio della Fimp – ma tra quelle che perderanno di più ci sono anche medicina interna e chirurgia generale. Deficit minori ma comunque significativi per le altre specialità: cardiologia, ginecologia, ortopedia, anestesiologia.
Per i pediatri può essere quantificata una opzione del 100% di scelta del pensionamento di chi raggiunge i requisiti – spiega lo studio curato da Carlo Palermo, coordinatore della Conferenza dei segretari Anaao-Assomed di Regioni e Pa ed Enrico Reginato, Vice-presidente Fems (Federazione europea medici salariati) che fanno anche alcune proposte per arginare l’esodo – perché nel calcolo è inclusa la pediatria di libera scelta che rappresenta la scelta più importante dopo quella di specialista dipendente del Ssn. Per gli anestesisti il dato arriva all’85%. Per gli internisti il dato è del 75 per cento. Per le specialità generaliste (medicina interna e chirurgia generale) una parte minore del deficit potrebbe essere coperta con il sistema delle specialità equipollenti.
Anche ammettendo che tutti i contratti di formazione si trasformino in rapporti di lavoro con il Ssn («ma sappiamo in partenza che non sarà così», commentano gli autori), i deficit, anche se sottostimati, appaiono importanti e tali da determinare problemi nell’erogazione dei servizi sanitari. Quelli maggiori (in media il 25% della forza lavoro per singola specialità) si avranno nelle specialità generaliste e cioè Medicina interna (-1.950), Chirurgia generale (-950) e Pediatria (-3.400 includendo oltre agli ospedalieri anche la pediatria di libera scelta). Deficit minori ma comunque significativi per le altre specialità (Cardiologia, Ginecologia, Ortopedia, Anestesiologia).
Tra le ragioni dell’esodo la bassa probabilità di raggiungere posizioni elevate di autonomia professionale (solo l’8% diventa primario), la mancata applicazione delle previsioni secondo cui ai medici con più di 55 anni di età si sarebbero dovuti evitare i turni di guardia notturna, le difficoltà di godere di ferie e turni di riposo giornaliero e settimanale.
Sanita.ilsole24ore.com – 27 settembre 2011