Secondo le 21 sigle dell’intersindacale, il Governo potrebbe non emanare il provvedimento annunciato da Balduzzi e che riguarderebbe, tra le altre cose, l’intramoenia e la responsabilità medica. «Siamo di fronte ad un disinteresse che testimonia la volontà di trascurare la sanità pubblica, impoverirla, screditarla». Ventuno organizzazioni di professionisti della sanità pronte allo sciopero se il maxi provvedimento annunciato nei giorni scorsi dal ministro della Salute, Renato Balduzzi non sarà emanato. La sorte del provvedimento, secondo l’intersindacale, sarebbe infatti “incerta”. Ma se così fosse, denunciano i professionisti, «si tratterebbe di una gravissima omissione che getterebbe nel caos la Sanità Pubblica lasciando irrisolte materie importanti».
In particolare, le 21 sigle sindacali dei medici e della dirigenza del Ssn (Anaao Assomed – Cimo-Asmd – Aaroi-Emac –Fvm – Fassid – Cisl Medici – Fesmed – Anpo-Ascoti-Fials Medici – Sds Snabi – Aupi – Sinafo – Fedir Sanita’ – Sidirss – Fimmg – Sumai – Intesa Sindacale – Smi – Fimp – Cimop – Ugl Medici – Federspecializzandi) ricordano che non c’è più molto tempo per disciplinare la professione intramoenia allargata, la cui scadenza è prevista per il 30 giugno. Ma secondo i professionisti, oltre alla materia complessiva dell’intramoenia, ci sono numerose altre criticità che è urgente risolvere:
– le problematiche assicurative che “espongono medici ed aziende ad una crescita esponenziale del contenzioso”;
– il peggioramento delle condizioni di lavoro “con compromissione dei riposi, su cui la stessa UE aspetta risposte”;
– il “dilagare incontrollato di contratti atipici, unico antidoto messo in campo al perdurante blocco del turnover”;
– il contenzioso legale “che investe l’Onaosi minando la sopravvivenza dell’ente assistenziale dei sanitari italiani”.
“In tale contesto – affermano i professionisti – anche gli interventi in tema di assistenza primaria rimarrebbero una pura aspirazione”.
“Nel frattempo – denunciano ancora le 21 sigle sindacali – si preannunciano oscure manovre sulle retribuzione e gli organici del servizio pubblico, diventato ormai, più che un bancomat, una cavia privilegiata per le elaborazioni economicistiche del Governo dei professori, ignorando che già da ora negli ospedali medici e dirigenti effettuano milioni di ore di lavoro eccedente il debito contrattuale. Meno soldi e meno personale per la Sanità italiana significa meno servizi per i cittadini”.
Secondo i professionisti della sanità, si è “di fronte ad un disinteresse che testimonia la volontà di trascurare la sanità pubblica, impoverirla, screditarla, svuotarla di competenze professionali ed innovazioni tecnologiche, forte incentivo verso la ulteriore privatizzazione del sistema sanitario. Un sistema sanitario pubblico povero e per i poveri: questo è il disegno nemmeno tanto velato che guida l’attacco a tutto campo ai medici e dirigenti sanitari ed al futuro dei Lea”.
Una situazione che però le organizzazioni sindacali non hanno intenzione di subire oltre. Per questo annunciano che, in caso di mancata emanazione del Decreto, procederanno all’avvio di forme di protesta, “a cominciare dallo sciopero nazionale delle categorie nei primi giorni utili, attivando le procedure richieste a seguito dello stato di agitazione già dichiarato”.
“Il Governo – concludono le 21 sigle – non può ulteriormente umiliare il Ssn ed i suoi medici e dirigenti che meritano più rispetto ed una maggiore valorizzazione della fatica e della complessità del compito che essi ogni giorno si assumono a tutela del diritto alla salute che la Costituzione riconosce ai cittadini.”
25 giugno 2012