Si moltiplicano i ricoveri di bambini non vaccinati e colpiti dalle malattie contro le quali i genitori hanno rifiutato di immunizzarli. Dopo gli ultimi casi dei tre fratellini di Vicenza con il morbillo e dei due di Mestre con la pertosse, sabato è finito all’ospedale di Camposampiero un bimbo di 14 mesi. Aveva la febbre alta, era irrequieto, così la sera del 15 ottobre i genitori si sono rivolti alla Guardia medica pediatrica, che ha disposto l’immediato trasferimento del piccolo in Pediatria, salvandogli la vita. La diagnosi è seria: Haemophilus influenzae, una forma di meningite molto grave, che in Veneto era sparita da 15 anni. Questo è il primo «ritorno».
«Il bambino è stato trattato subito con terapia antibiotica endovena e ora è fuori pericolo — spiega la dottoressa Anna Pupo, responsabile del Servizio d’Igiene dell’Usl 15 Alta Padovana —. La degenza durerà ancora qualche giorno, ma la fase acuta è superata, le sue condizioni sono stabili. L’intuizione del pediatra di disporne il ricovero e la rapidità di intervento dei medici ospedalieri, bravi a controllare subito l’Anagrafe vaccinale e a scoprire che non è stato sottoposto a nessuna prevenzione, sono risultate decisive. Preoccupa constatare il ritorno di una malattia così grave contro la quale il Veneto, nel 1996, è stato il primo a introdurre il vaccino, prima singolo e ora inserito nell’esavalente obbligatorio nel resto d’Italia. E somministrato al terzo, al quinto e al tredicesimo mese di vita, per raggiungere una protezione totale che dura per sempre».
L’Usl 15, dopo aver sottoposto i genitori del bimbo a profilassi, ha segnalato il caso al Dipartimento regionale di Prevenzione e ha inviato una nota informativa a tutti i pediatri di libera scelta del territorio, per avvertirli del ritorno dell’Haemophilus influenzae e consentire il rapido riconoscimento di eventuali primi sintomi in altri piccoli. Ma anche per esortarli a sollecitare i genitori a vaccinare i figli. «Il caso appare come evidenza degli effetti della bassa copertura vaccinale nella nostra popolazione infantile — avverte Domenico Scibetta, commissario dell’Usl 15 Alta Padovana — ciò comporta per i bambini non immunizzati il rischio concreto di incorrere in malattie gravi che credevamo sconfitte. L’effetto di protezione sociale dei piccoli vaccinati verso i coetanei che non lo sono sta scomparendo, poiché questi ultimi sono troppi. Ecco l’importanza di convincere la popolazione della necessità delle vaccinazioni, senza le quali aumenta esponenzialmente il pericolo per la salute del singolo e della collettività. Senza un’adeguata copertura stiamo assistendo alla ricomparsa di malattie infettive che credevamo debellate». «La copertura si è abbassata troppo (nel Veneto è passata dal 97,7% del 2008 all’attuale 91,3%, ndr )— conferma la dottoressa Pupo —. I neonati dai 6 ai 18 mesi che non hanno assunto i sieri di protezione sono ad alto rischio. Spero che quest’ultimo brutto caso faccia tornare la ragione ai genitori contrari».
E’ successo ai papà e alle mamme dei due bambini di 1 anno lo scorso inverno ricoverati a Camposampiero con la pertosse e ai genitori del piccolo che ha rischiato grosso con la meningite da pneumococco. Dopo il grande spavento, tutti hanno fatto somministrare ai figli sia l’esavalente (anti-poliomelite, difterite, tetano, Epatite B, Haemophilius e pertosse) sia il trivalente (morbillo, parotite e rosolia), non obbligatorio ma «raccomandato».
Intanto continua il dibattito sulla sospensione dell’obbligo vaccinale introdotto solo dal Veneto dal primo gennaio 2008. Dopo l’interrogazione parlamentare firmata dalla deputata vicentina Daniela Sbrollini (Pd), che chiede al ministro della Salute Beatrice Lorenzin «di intervenire sulla situazione drammatica in Veneto», ieri il senatore trevigiano Franco Conte (AP) ha presentato una mozione. Il documento esorta «l’estensione dell’obbligatorietà dei vaccini a tutti, indistintamente». «A ciò andrà abbinata un’importante campagna di informazione — scrive Conte — posto che negli ultimi mesi si stanno diffondendo notizie allarmistiche e prive di fondamento scientifico, che fanno da deterrente alla vaccinazione generalizzata». Il senatore ha chiesto la calendarizzazione urgente e il voto in aula.
La Federazione veneta degli Ordini degli Medici (due gli iscritti sotto procedimento disciplinare a Treviso e a Venezia per aver sconsigliato i vaccini) ieri a Roma ha invece discusso, nell’assemblea nazionale, la possibilità di redigere un documento unitario che esorti la Regione a reintrodurre l’obbligo. E stamattina una delegazione andrà in udienza dal Papa.
Michela Nicolussi Moro – Il Corriere del Veneto – 22 ottobre 2016