«Ridurre il cuneo fiscale, l’alta tassazione sul lavoro è essenziale per incentivare le persone a lavorare sia in termini di partecipazione al lavoro che in termini di domanda di lavoro». È quanto ha ribadito ieri l’Ocse all’intera Eurozona, ma che alla luce delle prime anticipazioni sul programma del nuovo esecutivo che Matteo Renzi si appresta a guidare, rappresenta la priorità per ridurre la pressione fiscale in Italia e riformare il fisco, a partire da maggio come ha indicato lo stesso “premier incaricato” al termine dell’incontro con Napolitano.
Una taglio del cuneo a due vie. Per imprese e professionisti si punta a una riduzione (nei fatti e non solo a parole) dell’ingombrante peso dell’Irap che oggi grava sul costo lavoro, sugli interessi passivi anche per chi è in perdita e sul valore della produzione. Tagliare del 10% il tributo regionale potrebbe ridurre la tassazione di circa 2,5 miliardi. Per le imprese il taglio del cuneo fiscale passa anche per il “jobs act” ovvero per la defiscalizzazione delle nuove assunzioni.
Mentre per i lavoratori si guarda alle detrazioni o alle aliquote Irpef, a far la differenza saranno le risorse disponibili. Con una riscrittura della curva dell’Irpef sulle detrazioni da lavoro dipendente si cercherà di potenziare l’intervento dell’ultima legge di stabilità soprattutto sui redditi più bassi così da amplificare l’effetto redistributivo delle risorse. L’altra strada è il taglio di un punto dell’aliquota Irpef fino a 15.000 euro (oggi fissata al 23%), ipotesi questa già studiata all’Economia durante il Governo Monti nel dicembre 2013, ma certamente dai costi più elevati (circa sei miliardi).
Una parte delle risorse potrebbe arrivare anche da una revisione, verso l’alto, della tassazione delle rendite finanziarie. Da più parti ritenuto un intervento necessario soprattutto per ridurre le distanze tra l’attuale tassazione sulle rendite al 20% e quella su lavoro e imprese, ma che in termini di incassi potrebbero deludere le aspettive (l’aumento di due punti percentuali ipotizzato nell’ultima legge di stabilità avrebbe fruttato non più di 500 milioni).
La riforma del fisco «a maggio» non può che passare per un rapida attuazione della delega fiscale e per un serio colpo di accelerazione alle semplificazioni degli obblighi tributari. In questo senso nel programma di Renzi un capitolo a parte potrebbe riguardare il taglio degli oneri da adempimento: la defiIl peso del fisco in alcuni Paesi del mondo (tasse + contributi)
Il Sole 24 Ore – 18 febbraio 2014