Pronto il nuovo Titolo V della Costituzione per blindare tagli e riforme, oggi primo esame. Prima di avviare l’iter, sul testo ci sarà un consulto con Napolitano. I tempi per la doppia lettura delle Camere sono strettissimi. Il 35% dei risparmi sui costi della politica a rischio ricorso da parte degli enti a statuto speciale
È la fine del federalismo. Di certo, è la fine del federalismo così come l’Italia lo ha conosciuto fino a oggi. “Stiamo pensando a un intervento chirurgico sul titolo quinto della Costituzione per aggiustare alcune cose”, aveva annunciato mercoledì scorso il ministro Filippo Patroni Griffi alla commissione Affari Costituzionali, alla Camera. Versione poi confermata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà. A giudicare dalla relazione che accompagna il disegno di legge di modifica costituzionale di cui Repubblica è venuta in possesso, però, più che di un intervento chirurgico, si tratta di una rivoluzione. Che potrebbe cominciare già oggi, quando la legge sarà sul tavolo del Consiglio dei ministri. I tempi sono strettissimi: per cambiare la Carta serve un doppio passaggio in Parlamento, tra Camera e Senato. E serve la maggioranza qualificata dei due terzi, altrimenti scatta il referendum confermativo.
Il governo deve fare in fretta perché da questo dipende larga parte delle misure che ha in mente, o che ha già avviato. Ad esempio, i tagli alle regioni a Statuto speciale, che valgono il 35 per cento dei risparmi totali previsti dal provvedimento sui costi della politica, e che potrebbero essere impugnati da un momento all’altro davanti alla Consulta sulla base di una sentenza del 2011.
Repubblica – 9 ottobre 2012