Sono stati i festeggiamenti per gli Europei a far salire la curva del contagio, che adesso rallenta. Ma la prospettiva, ora, è che l’Rt cali o si mantenga sui valori attuali, di 1,2. Poi a settembre si vedrà l’impatto della riapertura delle scuole. Stefano Merler della fondazione Kessler di Trento è l’uomo dei numeri, che calcola l’indice di trasmissibilità per l’Istituto superiore di sanità.
L’epidemia sta crescendo meno, la situazione si sta stabilizzando?
«Bisogna partire da a giugno. Allora avevamo un Rt di 0,6. È sempre stato sotto la soglia di 1 dalle riaperture, organizzate per tenere sotto controllo la pandemia. Praticamente quel valore ci dice la trasmissibilità della variante Alfa (l’ex inglese, ndr ) ».
Poi cosa è successo?
«Da fine giugno l’Rt è schizzato in alto, certi giorni è stato di 1,8. Un dato più alto di quelli visti dalla Cabina di regia con cadenza settimanale».
Perché c’è stato questo aumento, colpa della variante Delta?
«Non solo. Con Istituto e ministero abbiamo stimato la trasmissibilità della Delta. È compresa tra il 30 e il 110% in più rispetto alla Alfa. In base a questi dati, una volta diventata prevalente avrebbe dovuto quindi portare l’Rt tra 0,9 e 1,3»
E perché invece è salito a 1,8?
«Hanno pesato i comportamenti dei singoli cittadini».
Quindi i festeggiamenti dopo le partite degli Europei?
«Non ci sono studi sulle cause di quello che è successo ma non vedo altre ipotesi. Del resto in quel periodo non sono cambiate le regole. E il fatto che l’ultima rilevazione dell’Rt, il 27 luglio, abbia osservato un nuovo calo, a 1,2, dice che quella crescita è collegata a un comportamento limitato nel tempo, legato forse ai festeggiamenti. Che abbiano avuto un peso del resto lo dicono i cluster in alcune Regioni dopo le partite».
Quindi adesso le cose sono destinate a migliorare?
«Non lo so. Adesso si possono solo fare analisi di scenario per valutare il rischio. La prima possibilità è che l’Rt scenda sotto la soglia di 1. Sarebbe una cosa estremamente positiva. E significherebbe che con i comportamenti di oggi e con il piano vaccinale possiamo tenere sotto controllo la Delta. Altra possibilità è che resti intorno a 1,2. Vorrebbe dire che l’epidemia cresce ancora, anche se meno rispetto al passato. In questo caso l’impatto dal punto di vista sanitario dovrebbe comunque essere contenuto. C’è poi una terza ipotesi, più remota, di un nuovo aumento dell’Rt, legato a comportamenti sbagliati dei cittadini».
Perché in altri Paesi la Delta ha avuto un impatto più forte che qui?
«È difficile fare confronti. Il Regno Unito ha avuto la Delta prima e può aver scontato il fatto di aver puntato su una grande estensione delle prime dosi, che da sole sono poco efficaci contro la variante. La Spagna, come altri, probabilmente ha ecceduto nelle riaperture».
A proposito di comportamenti, quanto inciderà il rtitorno a scuola?
«La scuola è stata riorganizzata con protocolli attenti ma l’impatto non si può prevedere. Molto dipende da come ci arriviamo, in base ai tre scenari appena citati. Se la situazione sarà sotto controllo, con un numero basso di contagi, si potrà tornare a lezione con relativa tranquillità.
Altrimenti qualche problema ci sarà.
Rispetto a un anno fa però abbiamo una grande arma: il vaccino».
L’Rt è stato molto criticato. Oggi si può dire se ha funzionato o no?
«L’Rt in ogni epidemia è uno dei tre indicatori fondamentali, con incidenza e gravità della malattia. È stato associato ai colori delle Regioni, e anche per questo ha subito critiche, ma dal punto di vista scientifico è l’indicatore principe».
Avete fatto previsioni sul numero di contagi e ricoveri che a volte non sono state confermate. Perché?
«Non erano previsioni, quelle non si possono fare, tanto più con questa epidemia. Abbiamo fatto analisi di scenario, costruendo possibili andamenti sulla base di ipotesi, .
Servono a fare stime di rischio, per capire cosa può succedere a seconda di quanto si riapre».