Il polline geneticamente modificato deve essere etichettato solo se la sua presenza é superiore allo 0,9% del miele in cui si trova, in quanto é da considerare una sua componente naturale e non un ingrediente. Lo ha deciso l’Assemblea europea con un voto definitivo sulla base di un progetto di regolamento già informalmente concordato con la Commissione e il Consiglio dei ministri Ue. Di fatto – precisa il Parlamento – si continua ad applicare l’attuale legislazione Ue in materia di etichettatura. La decisione é stata controversa in quanto approvata con 283 voti a favore, 248 contrari e 45 astensioni. Si trattava infatti di decidere se il polline andava considerato un ‘ingrediente’ o solo un ‘componente’ del miele. La scelta ha un impatto molto diverso per il consumatore: come ingrediente infatti, il polline dovrebbe apparire sull’etichetta se contiene Ogm in quantità superiore allo +0,9%.
Come ‘componente’ naturale invece, la presenza di polline Ogm dovrà essere etichettata solo se supera lo 0,9% del prodotto. Quest’ultima possibilità é più remota in quanto la presenza del polline nel miele e’ circa lo 0,5%. La posizione assunta dalle istituzioni Ue va contro quanto sostenuto dalla Corte di giustizia europea che in una sentenza pregiudiziale del 2011, definiva il polline come un “ingrediente” del miele, richiedendo ai produttori di integrare il termine “polline” nell’elenco degli ingredienti da porre sull’etichetta del prodotto. Il Parlamento invece, sulla base del rapporto del relatore britannico, il conservatore Julie Girling, ha deciso diversamente. Il Parlamento europeo decidendo di non etichettare la presenza di Ogm nel polline – solo nel caso in cui la contaminazione superi lo 0,9 del miele – “ha favorito gli interessi degli importatori a danno dei consumatori che invece hanno diritto di sapere cosa mangiano”.
Lo afferma Ilaria Passarani, responsabile dell’Ufficio europeo dei consumatori (Beuc) per l’alimentazione e la salute, secondo cui “non c’é nessun motivo valido per cui il miele deve essere esentato dalla regole in materia di etichettatura di Ogm, come qualsiasi altro alimento Ogm”.
Coldiretti lancia l’allarme: +29% per l’import dalla Cina, Paese a rischio contaminazione
Nel miele in vendita nell’Unione Europea non è necessario indicare in etichetta la presenza di polline contaminato Ogm nonostante il boom delle importazioni da Paesi a rischio contaminazione, come la Cina.
E’ la Coldiretti a lanciare l’allarme sugli effetti dell’ultima sessione plenaria di questa legislatura a Strasburgo, dove il Parlamento europeo ha adottato il testo consolidato di modifica della direttiva 2001/110/CE del Consiglio concernente il miele, frutto dei negoziati in sede di Trilogo tra le istituzioni dell’Ue.
“C’è ora il rischio concreto che venga venduto sul mercato miele con polline Ogm senza nessuna indicazione in etichetta – spiega la Coldiretti – perché secondo il testo approvato il polline, essendo una componente naturale specifica del miele, non va considerato un ingrediente e di conseguenza non sarà mai necessario indicare in etichetta la presenza di polline Ogm dal momento che rappresenta un valore inferiore alla soglia dello 0,9 per cento prevista dalla legislazione europea”.
“Una interpretazione che non rispecchia la sentenza della Corte di giustizia del 6 settembre 2011 – ricorda la Coldiretti – secondo la quale il polline è un ingrediente del miele e quindi la presenza di Ogm va indicata in etichetta”.
A preoccupare è il fatto che la coltivazione di un campo Ogm è in grado di determinare la contaminazione del miele attraverso il trasporto del polline da parte delle api. In Italia, dove è vietato coltivare Ogm, non c’èalcun rischio contaminazione per il miele nazionale, riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria. Un discorso diverso vale per il miele importato in ingenti quantità da paesi comunitari ed extracomunitari in cui sono diffuse le coltivazioni biotech come laCina, che nel 2013 ha aumentato di oltre il 20 per cento le spedizioni ed è diventata addirittura secondo fornitore dell’Italia, preceduta solo dall’Ungheria.
“L’Italia infatti – conclude la Coldiretti – ha importato nel 2013 un quantitativo di miele addirittura superiore alla produzione nazionale per un totale di circa 18 milioni di chili di miele, dei quali quasi la metà dall’Ungheria e oltre il 10 per cento dalla Cina ma anche da Romania, Argentina e Spagna dove sono permesse coltivazioni Ogm”.
Fonti: Ansa e Agronotizie – 18 aprile 2014