Lo stallo politico italiano e l’affermazione di forze ostili alle misure di austerity varate nell’ultimo anno mandano al tappeto Piazza Affari.
Una valanga di vendite si è abbattuta sui listini, con il Ftse All Share giù del 4% e il FTSE MIB del 4,3% dopo essere arrivato a -5%. A rotoli le azioni delle banche, che continuano a entrare e uscire dall’asta di volatilità, mentre lo spread Btp/bund, dopo aver aperto in rialzo a 300 punti base ed essere balzato subito dopo a 347 ha ritracciato intorno a quota 328 punti.
Pesanti i titoli bancari
Unicredit cede il 6,9%, Intesa Sanpaolo il 7,6% e Mediolanum anche, Banca Mps il 7% e Banco Popolare il 7,1%. Tutto negativo il paniere principale dei titoli milanesi: le performance migliore è quella di Impregilo Ord (-0,1%), inchiodata ai 4 euro dell’opa Salini. La Consob, in contatto con Borsa Italiana, sta valutando di adottare provvedimenti tecnici per raffreddare la volatilità dei mercati.
Male il resto d’Europa
Seduta pesante anche nel resto del Vecchio continente: il FT-SE 100 di Londra, il CAC 40 di Parigi e il DAX 30 di Francoforte sotto tutti in flessione di circa il 2%.
Euro sotto pressione
Euro in forte calo dopo i risultati delle elezioni (cambio euro/dollaro e convertitore di valute). La moneta unica tratta in netta flessione nei confronti dello yen a 119,47 (123,805 ieri), considerato come un valore rifugio in un momento in cui stanno aumentando le tensioni sui mercati, visti i rinnovati timori per la situazione della zona euro. L’euro ritraccia ancora e tratta a 1,30445 dollari, rispetto ai 1,32085 di ieri.
Focus Tokyo
Tonfo per la Borsa di Tokyo che ha terminato gli scambi con un netto calo del 2,26%, a ridosso dei minimi infraday. Il Nikkei cede 263,71 punti, a 11,398.81, con gli acquisti robusti di asset denominati in yen, tornati a essere un bene rifugio contro le ipotesi di contagio e turbolenze in arrivo dall’Eurozona (indici in tempo reale). I titoli di Stato nipponici sono sotto pressione, coi rendimenti ai minimi degli ultimi 10 anni circa.
Chiusura in forte calo nella notte per le Borse Usa. Dow Jones 13.784,17 punti (-1,55%), Nasdaq 3.116,25 (-1,44%).
Il test dell’asta Bot
Per il ministero del Tesoro arriva subito la prova del fuoco: un’asta di Bot semestrali per 8,75 miliardi. E domani sarà una giornata ancora più impegnativa, perché verranno collocati BTp a 5 e 10 anni per un importo complessivo di 4,75-6,5 miliardi di euro, con il quinquennale offerto per 1,75-2,5 miliardi, mentre il range del decennale sarà compreso tra 3 e 4 miliardi. Sarà quest’ultimo titolo a dare la misura della “febbre” italiana secondo i mercati. Una febbre che si prevede alta: via Nazionale arriva infatti al doppio appuntamento immersa in uno degli scenari peggiori, con una situazione di difficile governabilità per l’Italia.
L’asta di ieri, il balzo dello spread
Ieri mattina il Tesoro, a urne ancora aperte, ha collocato Ctz e BTp indicizzati per 4,07 miliardi, con tassi in rialzo che già segnalavano l’attenzione degli investitori per la situazione italiana. Quanto allo spread, ieri ha chiuso a 292 dopo aver toccato un minimo di 254: pericolosamente vicino ai 300 punti e sopra la soglia dei 287 punti che Monti aveva indicato come obiettivo, ossia la metà di quei 574 punti ereditati dal governo Berlusconi a novembre 2011. E ricordiamo che nel 2013 il Tesoro, come ha ripetuto la responsabile del debito pubblico al ministero dell’Economia Maria Cannata,«intende perseguire nuovamente l’allungamento della vita media e della duration del debito», strategia «temporaneamente e tatticamente sospesa nel 2012». Ci riuscirà?
Paura tra gli analisti finanziari
Timori tra analisti e banche d’affari dopo l’esito delle elezioni in Italia. Si tratta del “peggior risultato possibile” per i mercati finanziari e l’economia italiana, scrive Bank of America – Merrill Lynch in un report. Di “risultato negativo per la stabilità politica” parla anche Citigroup che prevede volatilità sugli spread ed effetti negativi per le banche italiane. Per Morgan Stanley lo spread del quinquennale rispetto ai titoli tedeschi potrebbe allargarsi a 350 punti base. Secondo Jp Morgan, l’attuale situazione “vale” un aumento di 40 punti dello spread, che toccherebbe quindi almeno quota 320-330. «Il fallimento da parte del centro-sinistra anche con il supporto del centro del raggiungimento di una maggioranza al Senato – spiegano gli analisti di Jp Morgan, che in origine attribuivano a questo scenario appena il 5% delle probabilità – costringerebbe a tortuosi negoziati per estendere la maggioranza ad altri soggetti e non sarebbe gradito dai mercati finanziari, spingendo i rendimenti, almeno inizialmente, di almeno 40 punti base». Previsioni fosche dagli analisti di Barclays che prevedono rendimenti superiori al 5% nel giro di poche settimane
Il sole 24 Ore – 26 febbraio 2013