Duecento uomini della guardia di finanza impegnati all’alba nel blitz coordinato dalla Procura di Milano.Arrestato anche l’ex parlamentare pdl Grillo. “Cene da Berlusconi ad Arcore e contatti con Previti”
Milano torna ai tempi di Tangentopoli. Angelo Paris, direttore pianificazione acquisti della Expo 2015, e Primo Greganti, storico esponente del Pci coinvolto in Mani Pulite, sono stati arrestati con altre cinque persone per un’ inchiesta della Procura milanese su presunti episodi di turbativa d’asta e corruzione legati a Expo. Ordinanze in carcere anche per l’ex parlamentare dc Gianstefano Frigerio, l’ex parlamentare pdl Luigi Grillo, per l’intermediario Sergio Catozzo e l’imprenditore Enrico Maltauro. Ai domiciliari Antonio Rognoni, ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde. Nelle carte dell’inchiesta compaiono anche i nomi di Silvio Berlusconi, Cesare Previti e Gianni Letta, che non risultano comunque indagati. Le intercettazioni, che vengono definite «clamorose», dagli inquirenti. arrivano fino alle ultime settimane del 2014.
Il top manager Expo. Paris, 48 anni, è il top manager di Expo raggiunto da uno dei sette ordini di custodia cautelare con l’accusa di associazione per delinquere e turbativa d’asta. Uno degli appalti pilotati riguarda le case per le delegazioni straniere in arrivo all’Esposizione universale che Milano ospiterà nel 2015. Un altro è il famoso e discusso progetto sulle ‘Vie d’acqua’. Si parla anche del progetto sulla ‘Città della salute’. Il blitz ha coinvolto 200 agenti della guardia di finanza. L’inchiesta è condotta dai pubblici ministeri Claudio Gittardi (pool antimafia) e Antonio D’Alessio (anticorruzione) e coordinata da Ilda Boccassini e dallo stesso procuratore capo Edmondo Bruti Liberati. Che ha spiegato: “Abbiamo reciso nel più breve tempo
possibile i rami malati, proprio per consentire a Expo di ripartire al più presto”. E l’amministratore delegato di Expo 2015, Giuseppe Sala, non è coinvolto in alcun modo nell’inchiesta, ha rimarcato il pm Claudio Gittardi, il quale ha aggiunto che non sono stati sequestrati “atti dei procedimenti amministrativi in corso e quindi Expo può tranquillamente procedere e operare”.
I faccendieri di Tangentopoli. La grande sorpresa è nel nome dei due faccendieri principali, che risalgono all’epoca di Tangentopoli. Greganti è il ‘Compagno G’, l’ex cassiere di Pci e Pds che rifiutò ogni collaborazione con i magistrati ai tempi di Mani Pulite. E Gianstefano Frigerio, ex segretario regionale della Democrazia cristiana, finito in carcere, poi fatto eleggere in Forza Italia e poi cacciato dal parlamento quando le condanne sono passate in giudicato. Era lui ad avere contatti anche con Berlusconi: spesso non per telefono, bensì con messaggi scritti e recapitati a mano. Ed è Berlusconi, in una cena collettiva su Expo, ad avere al tavolo lo stesso Paris, che si era «messo a disposizione» dei faccendieri.
La ‘tangente ridotta’. Cosa ci facevano assieme l’ex comunista, ormai settantenne, e l’ex dc di 75 anni? Di certo trafficavano sul fronte degli appalti e si dividevano una parcentuale di tangenti. I due hanno a che fare con appalti su ospedali lombardi e sul nucleare, ma arrivano anche dentro Expo e le tangenti venivano pagate sotto forma di contratti di consulenza (a Greganti) e in contanti (a Frigerio, il quale non vuole lasciare tracce scritte del denaro che prende). Pare che la tangente sia stata ridotta rispetto ai tempi di Tangentopoli: allora era il 5 per cento, adesso lo 0,80.
I contatti con Previti. Il costruttore di riferimento è Enrico Maltauro, che ha in effetti vinto una gara d’appalto: i faccendieri, avvertiti per tempo da Paris, ne rivendicano i meriti e quindi gli introiti illeciti. Insieme con questi quattro finiscono nei guai Sergio Cattozzo, una sorta di longa manus di Frigerio, e Luigi Grillo, ex parlamentare pdl, il cui nome è comparso anche in altre inchieste. E’ Grillo che porta un altro manager (che non è finito in carcere) a casa di Cesare Previti: c’è anche l’avvocato romano, condannato per corruzione dei giudici a favore di Berlusconi, nelle oltre 600 pagine dell’ordinanza di custodia. Non risulta comunque indagato, così come Gianni Letta (anche il suo nome compare nelle carte dell’inchiesta).
Rognoni e infrastrutture Lombarde. Il settimo arresto riguarda Antonio Rognoni, di Infrastrutture Lombarde (la stazione appaltante voluta da Roberto Formigoni): è agli arresti domiciliari per un’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo. Il monitoraggio degli affari loschi da parte della Procura essere stato capillare anche su Expo. Bisogna ricordare che a dar vita al blitz sono stati i rapporti occulti tra uomini della ‘ndrangheta e la sanità lombarda. Da lì un troncone d’indagine aveva portato all’arresto di Massimo Guarischi, molto vicino all’ex governatore Formigoni. E un altro a questa retata. L’inchiesta è una di quelle citate dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo nel suo esposto al Csm, il Consiglio superiore della magistratura, contro il procuratore Edmondo Bruti Liberati per lamentare una serie di irregolarità nell’assegnazione dei fascicoli.
Repubblica.it – 8 maggio 2014