Una riunione di maggioranza restituisce i gradi all’assessore alla Sanità, Luca Coletto, e accelera il processo di definizione delle schede ospedaliere, che dovranno disegnare la nuova programmazione e superare così l’attuale dotazione di letti, reparti e presidi sancita dalla delibera 3223 del 2002. Ieri a Padova, nella sede del Pdl, gli stati maggiori del centrodestra (il governatore Zaia, il vice Zorzato, il segretario regionale della Lega Tosi, il coordinatore regionale del Pdl Giorgetti, il capogruppo e il vice Bond e Cortelazzo, il capogruppo leghista Caner e il vice Tosato, il presidente della commissione Sanità Padrin, gli assessori Chisso e Coppola) hanno affidato a Coletto il compito di formulare una proposta di schede ospedaliere da ripresentare allo stesso tavolo politico nel giro di 15 giorni.
Poi passerà in giunta, quindi in V commissione. La base di partenza è la bozza elaborata dal segretario della Sanità, Domenico Mantoan, nel rispetto di piano sociosanitario e spending review. Il primo paletto è il taglio di mille posti letto entro l’anno, soprattutto su Rovigo, Venezia e Verona, come impone il governo Monti. In realtà i 19.127 letti ufficialmente censiti dalla 3223 sono già scesi a circa 16 mila, quindi si ricorrerà alla trasformazione di posti per acuti in letti per post acuti. Altrettanto cruciale la riduzione delle 21 Usl, con l’accorpamento di Feltre a Belluno, di Adria a Rovigo, di Chioggia a Venezia, di Arzignano a Vicenza e di Legnago a Bussolengo. Una rivoluzione della quale si comincerà però a parlare dal primo gennaio 2013, perciò la nuova tornata di nomine dei direttori generali prevista per il 31 dicembre continuerà a basarsi sul sistema esistente, che alle Usl affianca le Aziende ospedaliere di Padova e Verona e l’Istituto oncologico veneto. Bisogna invece eliminare subito i reparti doppione e riconvertire i piccoli ospedali in centri di riabilitazione, country hospital e ambulatori funzionanti h12 o h24. Le alte specialità (malattie infettive, chirurgia maxillo-facciale, chirurgia vascolare, neurochirurgia) saranno concentrate negli ospedali di riferimento provinciale. Poi, nel dettaglio: Pieve di Cadore diverrà punto di primo soccorso, Noventa Vicentina avrà Riabilitazione e primo intervento, le strutture di Portogruaro e San Donà e di Dolo e Mirano saranno maggiormente integrate, mentre sono previsti come poli a due gambe (uno con determinati reparti, il secondo con altri) Camposampiero e Cittadella. Nel Veronese la partita più impegnativa: Villafranca si sta organizzando per tornare a regime prima del 2015 in qualità di plesso a due gambe con Bussolengo, così come sopravviveranno San Bonifacio, Legnago (ma come ospedale di rete), le convenzioni con la «Pederzoli» di Peschiera e il «Sacro Cuore« di Negrar. Già riconvertiti Nogara (poliambulatorio da trasformare in hospice comprensivo delle case di riposo locale e di Gazzo), Marzana (Riabilitazione) e Caprino (ospedale di comunità destinato a hospice), resta in piedi Malcesine, per la vittoria al Tar del Comune ma anche perchè riferimento nazionale per la poliomelite. A Bovolone restano Day-Surgery e ambulatori, ma Medicina cederà il posto alla Riabilitazione, prevista pure a Zevio, a meno che non venga dismesso. A Verona, Borgo Roma scenderà nel 2017 a 1300 letti (ora sono 1500), terrà alcuni reparti, i malati cronici, le lungodegenze e accoglierà le aule universitarie. Le altre équipe traslocheranno al Confortini. Un piano complesso, le cui prime
simulazioni sono contenute nella bozza di Mantoan, che però Coletto ora rivedrà sentendo i vari territori. Un energico «chiarimento» tra Zaia, Giorgetti e Tosi sulla cabina di regia per la sanità, che aveva fatto sentire l’assessore depotenziato, ha infatti sancito che delle schede ospedaliere si occuperà lui, affiancato dal coordinamento tecnico di Mantoan e Padrin. La cabina di regia, istituita lo scorso 11 settembre con una delibera portata fuorisacco in giunta dal governatore in assenza di Coletto, servirà invece a ottemperare alle indicazioni della spending review. Prima fra tutte il taglio del 5% del budget delle Usl, che arriva però a bilanci chiusi.
«Ormai quei soldi sono già spesi — dice Coletto — perciò chiederemo che tale misura sia applicata agli ultimi sei mesi del 2012 e non a tutto l’anno, per essere ricontrattata. Quanto alle schede, si va avanti, eliminando doppioni e potenziando il territorio».
Corriere del Veneto – 25 settembre 2012