Un bollo del due per mille sulle comunicazioni per le polizze vita. Di fatto una mini patrimoniale che dal primo gennaio dell’anno prossimo si applicherà alle comunicazioni inviate dalle compagnie assicurative ai clienti del cosiddetto Ramo I, quello delle polizze rivalutabili e a capitale garantito. Dalla base del prelievo sarà esclusa la componente per la copertura del rischio di morte o di invalidità permanente. È una delle novità — anticipata ieri dal Sole 24 Ore — che spuntano dalla bozza del disegno di legge di Bilancio, approvato lunedì scorso dal consiglio dei ministri ma non ancora arrivato in Parlamento. Non è l’unica.
La più importante, anche se in bilico come vedremo dopo, riguarda la messa all’asta dei crediti in pancia alla nuova Agenzia delle entrate. La bozza prevede la possibilità di cedere, con una procedura di evidenza pubblica da adottare entro marzo, i crediti relativi al periodo 2000-2010, per i quali la stessa Agenzia ha attivato finora senza successo le procedure di incasso. Una montagna, più teorica che pratica, da 85 miliardi di euro. Dall’asta, alla quale potrebbero essere interessati fondi italiani e stranieri, il governo conta di incassare non meno di 4 miliardi e 86 milioni di euro. Una cifra che, se effettivamente realizzata, potrebbe aiutare non questa ma la prossima manovra. Perché in bilico? Perché la misura è presente nella bozza della manovra ma fonti del governo fanno sapere che la decisione finale non è stata ancora presa e che dunque potrebbe non essere contenuta nel testo da inviare al Parlamento. Altre novità, invece, sono certe.
Una riguarda l’ecobonus, lo sconto fiscale per gli interventi che migliorano l’efficienza energetica delle case. La misura è confermata anche per il 2018. Ma sono previsti controlli a campione «sia documentali sia in situ », cioè nelle case oggetto di ristrutturazione, per verificare che l’intervento sia stato effettivamente svolto e che rispetti i requisiti fissati per avere diritto allo sconto. Non è stato prorogato, invece, il bonus mobili, la detrazione del 50% delle spese fino a 10 mila euro per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici destinati a un immobile ristrutturato. L’incentivo potrebbe rientrare nella manovra sotto forma di un emendamento parlamentare, viste anche le proteste del settore con Emanuele Orsini, presidente di FederlegnoArredo, che parla di misura che finora ha «salvato 10 mila posti di lavoro» ed è in realtà a costo zero perché ha creato un «gettito fiscale aggiuntivo». Sempre in Parlamento — secondo il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda — potrebbe arrivare anche lo stop alla fatturazione ogni 28 giorni delle bollette telefoniche e delle tv a pagamento. Saltata, almeno per ora, anche l’estensione ai negozi dati in affitto della cedolare secca, la tassazione agevolata al 10%, che pure era prevista nella mozione della maggioranza sulla legge di Bilancio. Anche se è stata resa stabile quella per le case date in affitto a canone concordato.
C’è, invece, la clausola per evitare che il nuovo sconto sui contributi per le assunzioni dei giovani spinga le aziende a licenziare le persone assunte con il vecchio sconto, quello del Jobs act. Il nuovo bonus non potrà essere concesso alle aziende che negli ultimi sei mesi hanno licenziato. O che nei sei mesi successivi all’assunzione con lo sconto di un nuovo lavoratore ne mandino via uno con la stessa qualifica. La manovra si occupa anche della vendita delle opere d’arte. Nella bozza sono previste al momento due ipotesi alternative: un aumento dell’aliquote Iva, anche se non definita, oppure una tassazione diretta sul reddito percepito dalla vendita. Sulla scia di quella per l’Irpef, la dichiarazione pre compilata arriva anche per le partite Iva, basata sui dati della fatturazione elettronica. Dopo anni di tagli e relative polemiche, alle Regioni viene attribuito un contributo per la riduzione del debito pari a 2,2 miliardi di euro.
Lorenzo Salvia – Il Corriere della Sera – 19 ottobre 2017