
Misure di prevenzione e controllo della rabbia per animali d’affezione provenienti dall’Ucraina. Le indicazioni del Ministero della Salute e del Centro di referenza
Cresce la preoccupazione per il rischio di importazione nell’Unione Europea del virus della rabbia, la cui circolazione in Ucraina è diffusa, e la Direzione Generale della sanità animale e dei farmaci veterinari, facendo seguito alla precedente nota in argomento (DGSAF n. protocollo 0005252 del 28/02/2022), ha emanato una nuova circolare con cui condivide il parere richiesto al Centro Nazionale di Referenza della Rabbia con l’obiettivo di prevenire e controllare eventuali rischi per la salute sia per gli stessi profughi che per gli animali al seguito e le altre persone presenti sul territorio nazionale. In Ucraina si riscontra “una circolazione diffusa dell’infezione nel serbatoio selvatico con frequenti episodi di spillover nei carnivori domestici”.
Di conseguenza viene raccomandato che tutti gli animali da compagnia al seguito di proprietari provenienti dall’Ucraina:
– qualora in possesso di microchip e certificato di vaccinazione antirabbica, vengano sottoposti a prelievo ematico per titolazione anticorpi rabbia e poi assoggettati ad un periodo di osservazione a destino di 3 mesi, in caso di esito positivo della titolazione, e di 6 mesi in caso di esito negativo della titolazione;
– qualora non in possesso di microchip e certificato di vaccinazione antirabbica: vengano sottoposti immediatamente a riconoscimento con microchip e vaccinazione antirabbica e poi assoggettati ad un periodo di osservazione a destino di almeno 3 mesi.
Il CNR raccomanda inoltre che, durante tutto il periodo di osservazione, i cani vengano tenuti sempre al guinzaglio e provvisti di museruola; i gatti vengano tenuti in ambiente confinato.
Sia ai servizi veterinari pubblici che ai veterinari liberi professionisti eventualmente coinvolti è rivolto l’invito “a porre in essere ogni azione utile o procedura semplificata atte a ridurre eventuali disagi derivanti dall’applicazione delle suddette misure ai profughi in ingresso in Italia ivi compresa la possibilità di attuare il periodo di osservazione presso il domicilio del proprietario”.
Il Ministero della Salute, al corrente che diverse associazioni si stanno attivando per far entrare sul territorio italiano cani/gatti provenienti da rifugi/canili posti sul territorio ucraino, sottolinea che in attesa di eventuali ulteriori indicazione da parte della Commissione europea, “l’introduzione di cani e gatti ospitati nei rifugi/canili e di cani e gatti randagi avente origine Ucraina non è al momento consentita sul territorio nazionale”. Approccio confermato dalla grande maggioranza degli Stati membri nelle fasi di interlocuzione con la Commissione Europea sull’emergenza ucraina.